Sport e aggressività
Mio figlio Alberto di quasi otto anni vorrebbe tanto giocare a calcio, ma ritengo che non sia ancora il momento. Soprattutto, mi sembra che questo sport oggigiorno sia troppo competitivo e violento. Lei cosa ne pensa?. Francesca – Lucca Prendo spunto dalla domanda per parlare un po’ dello sport e della sua enorme funzione educativa per il bambino e per l’adolescente. L’attività sportiva infatti è per sua natura caratterizzata da una situazione di competitività che si sviluppa nell’ambito di un gioco con le regole. L’esercizio delle funzioni e delle abilità motorie è finalizzato alla acquisizione di un obiettivo determinato e stabile che deve essere perseguito rispettando regole ben precise. E proprio grazie alle caratteristiche intrinseche della attività sportiva, i bambini e i ragazzi non solo hanno modo di valutare le loro prestazioni individuali o della squadra, operando spesso confronti e attivando competizioni. Hanno anche la possibilità di confrontarsi con le regole del gioco, abituandosi così a canalizzare l’aggressività e ad educare una certa disciplina e a rispettare i tempi di esecuzione propri e degli altri. Il mondo dello sport è ricchissimo di sfaccettature positive in quanto facilita il coinvolgimento personale, stimola la passione e la motivazione a raggiungere un risultato, facilita lo spirito di gruppo, di sofferenza, di agonismo. Eppure, oggigiorno, proprio come dice la signora Francesca, talvolta sembra che questi aspetti positivi siano messi in secondo piano, per dare spazio purtroppo alla violenza, alla aggressività, alla competitività frenetica e spesso egocentrica. E allora, cosa fare? Come in tutte le attività umane, occorre tenere presente che tutto dipende da chi le svolge e da come si svolgono. Soprattutto, in questo campo è di primaria importanza l’attività educativa degli allenatori e dei responsabili, oltre che del modo di pensare dei genitori. Suggerirei alla signora Francesca di inserire il figlio nella squadra dopo aver parlato con l’allenatore, in modo da accertarsi del suo modo di intendere lo sport, ma anche per comunicare le proprie intenzioni come genitore. Per quanto riguarda l’aggressività, direi di stare tranquilla in quanto bisogna tener presente che lo sport costituisce anche un’attività ludica che prevede una relazione positiva tra i partecipanti. Tutto ciò favorisce la neutralizzazione degli atteggiamenti aggressivi suscitati dalla competizione. Ed è a questo proposito che entra in gioco la figura dell’educatore e dell’allenatore sportivo, in quanto sta a lui ed in genere al mondo dei grandi, favorire gli aspetti più sani e positivi dello sport, canalizzando e orientando l’aggressività e la competitività verso esperienze positive di solidarietà e di dialogo. acetiezio@iol.it