Spoleto in rinascita

Bilancio positivo per il nuovo Festival dei due mondi diretto da Giorgio Ferrara. Dovrà però affinare progettualità e qualità per potersi riaffermare sulla scena internazionale con una sua formula specifica. Che non potrà più essere quella del suo fondatore Menotti. Per rilanciare alla grande la rinnovata edizione si è puntato sulla presenza di Bob Wilson, ritornato nella cittadina umbra dopo 34 anni. Maestro indiscusso della scena mondiale per i suoi eclettici attraversamenti dalla danza al design, dal teatro alla lirica, Wilson ha avuto un’accoglienza trionfale con L’opera da tre soldi, la storia del bandito Makie Messer e della fidanzata Polly Peachum, figlia di Gionata Geremia, cinico organizzatore e sfruttatore della mendicità. Privandola di quella carica eversiva che ne fece un manifesto del teatro politico di Brecht, questa versione – con gli attori del Berliner Ensemble – è un magnifico catalogo d’arte dei linguaggi del Novecento: una drammaturgia del colore, secondo la cifra di Wilson, che esprime soprattutto stati d’animo. Tubi al neon in abbondanza – in verticale e in orizzontale – a creare luoghi e spazi (casa, garage, prigione) su fondali dai colori accesi; una girandola di cerchi luminosi ad apertura di sipario con i personaggi che sfilano lentamente; e, inoltre, il volto di biacca e le movenze degli interpreti, più caricature da cinema espressionista che uomini. A evidenziare la deformazione degli egoismi che accomuna tutti. Luca Ronconi, altro maestro indiscusso, invece di allestire uno spettacolo, ci ha introdotto nello studio del sottotesto di alcune opere di Ibsen, facendoci assistere alla sua lezione a tavolino con i giovani attori del Centro Santa Cristina. Di imbarazzante povertà espressiva e attorale la messinscena di Cristo del Teatro de Chile, che vede un gruppo di attori e tecnici illustrarci la difficoltà del processo creativo prendendo a pretesto il tentativo di rappresentare la figura storica di Cristo. Partono dall’indagine di una croce di cartone miracolosa scoperta da alcuni anziani in un paesino cileno, per perdersi sempre più in noiosissimi filmati di interviste, fasi di lavoro e azioni, fra cartoni scomponibili e pose stucchevoli. Ricco di immagini e di musica è invece Alica, versione in sloveno di Alice nel paese delle meraviglie, con la regia del polacco Janusz Kica. Una parete che avanza, s’apre su porte e armadi, tra fumi e apparizioni, ci immerge nel sogno e nella favola di Carroll stimolando la nostra fantasia. Fra le molte altre proposte, per la prima volta in Italia il ballerino statunitense Savion Glover. Bambino prodigio oggi ventisettenne, Glover è un autentico fenomeno del tip-tap, insignito di numerosi premi per le sue performance e coreografie. Balla sulle melodie di Vivaldi, Bach e Dvorák; e dialoga a suon di tacchi con le note jazz della sua orchestra. Capelli rasta e sempre sorridente, è instancabile nel roteare sulla pedana amplificata che rimbalza il ritmo coinvolgente di una performance che ha però il difetto di essere troppo ripetitiva.

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