Spes contra spem

Ha preso vita il 4 e 5 ottobre il primo incontro nazionale, organizzato dalla Fondazione Giorgio La Pira di Firenze, per favorire l’incontro e la condivisione con i gruppi e i circoli intitolati al Sindaco Santo
Giorgio La Pira

Protagonisti dell'incontro"Spes contra spem", le associazioni e gli amici che in questi anni hanno portato avanti iniziative e testimonianze ispirate al Sindaco Santo o finalizzate a trasmetterne testimonianza.

Di fatto, si è trattato di un'occasione finalizzata a riflettere sull’attualità del messaggio e della testimonianza del “Professore”, che si è avvalsa anche dei preziosi contributi forniti da padre Marcello Badalamenti e dalla professoressa Bruna Bagnato, che nelle loro relazioni hanno marcato “la spiritualità francescana di Giorgio La Pira” e “l'azione di La Pira per la pace (a 50 anni dalla Pacem in Terris)”.

Non casuale la scelta della festa di san Francesco per il primo giorno d’incontro, data la «vocazione francescana di una persona variegata, estemporanea ma misteriosamente temprata dallo Spirito», per citare le parole con cui padre Badalamenti ha introdotto la sua relazione. «L’esperienza profonda della comunione con Dio è l’unica a dare un senso di eternità alla nostra esistenza umana», afferma Badalamenti citando La Pira: «La libertà nell’amore», che contraddistingue la vita di La Pira, trova la sua essenza in quella «dolce e divina anarchia dello spirito umano già perfettamente unito sulla terra allo Spirito di Dio», come peraltro affermava La Pira stesso.

«Un’azione poliedrica – ha affermato Badalamenti –, che senza la lunga preghiera solitaria dei primi anni di formazione non si sarebbe avvicinata al centro dell’ispirazione cristiana, la stessa che lo ha portato ad agire nelle periferie. Così in La Pira la vocazione francescana si fa fedele specchio di un’esistenza che in semplicità affida tutto a Dio ed in questi vede tutto: poesia e mistica, semplicità e profezia, per un pragmatismo finemente incarnato.

Figura profetica, come risalta grazie alla relazione della prof.ssa Bruna Bagnato: «Il “professore” enunciò le sue tesi parlando di crinale apocalittico della storia nel ’61, in una celebre lettera a Krusciov, motivo per cui la Pacem in Terris sancisce di fatto quell’attenzione alla pace che fu alla base del suo tormento spirituale. E se La Pira non poteva dire “io lo avevo detto” – afferma la prof.ssa Bagnato –, noi possiamo affermarlo», conclude, ricordando che peraltro la Pacem in Terris può essere interpretata da molti punti di vista perché in un certo senso muta politica interna ed estera dell’Italia. Ironicamente ribattezzata da qualcuno “Falcem in Terris” per l’apertura del Vaticano al dialogo con i comunisti, dato che l’enciclica si rivolse «a tutti gli uomini di buona volontà», l’enciclica presenta evidente assonanza con l’operato di La Pira e dunque di incoraggiamento conseguente. Non a caso lo stesso La Pira commentò che essa fosse «non come altre ma manifesto del mondo nuovo».

Dopo il pranzo del sabato, la discussione introdotta da Mario Primicerio, presidente della Fondazione La Pira, ha offerto diversi spunti: dalla testimonianza di Giorgio Giovannoni, “spalla essenziale” di La Pira, al ricordo dello stesso Primicerio, giovane accompagnatore del professore in uno storico viaggio in Vietnam che preannunciò i punti del successivo trattato di pace. Non solo testimonianze, ma anche prospettive e domande, in un primo ritrovo di carattere nazionale che ha riportato con evidenza all’attualità i passi di un siciliano divenuto sindaco di Firenze, cittadino del mondo, ma soprattutto fervente testimone della fede.

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