Speranza dal Sinodo

Serviva convocare per un mese vescovi da tutto il mondo per affrontare un tema vecchio di trent'anni? La risposta sorprende
Sinodo Nuova Evangelizzazione

Durante il Sinodo più di un vescovo si è riferito al sacramento della riconciliazione come elemento per la Nuova evangelizzazione. Sembra strano, ma esiste un fondamento: il perdono di Dio è fondamentale per la riscoperta del Suo volto misericordioso nella conversione di chi evangelizza e di chi riceve l'annuncio della Buona notizia dell'amore del Padre. L'idea è stata ripresentata nella conferenza stampa della Santa sede il 18 ottobre e ho sentito che, da giornalista, potevo approfittarne. Il mio "peccato" si traduceva in un dubbio: serve a qualcosa questo Sinodo sulla Nuova evangelizzazione? Da 30 anni se ne parla, dopo che è stata lanciata da Giovanni Paolo II, e si rischia di ripetere sempre le stesse idee. Valeva la pena spostare per quasi un mese i vescovi dalle loro diocesi con una spesa non indifferente?

Avevo preparato una domanda in questo senso, ma l'incaricato a dare la parola non ha visto il mio braccio alzato. E a un certo punto ho desistito. Ma non perché sono stato ignorato. La ragione è che i vescovi al tavolo della conferenza, man mano che parlavano, hanno smontato le mie argomentazioni. L'arcivescovo di Los Angeles, José Horacio Gómez, ha detto con slancio che è stata un'esperienza meravigliosa, per vari motivi: la presenza costante del papa, vescovo fra i vescovi; il toccare l'universalità della Chiesa, ascoltando le diverse realtà vissute nei quattro angoli della terra, con la presentazione dei passi concreti con cui è realizzata l'evangelizzazione come risposta alle problematiche che sfidano l'annuncio del Vangelo. E questo è avvenuto non solo nell'aula, ma la condivisione è continuata anche nei colloqui personali.

La celebrazione del 50° del Vaticano II ha ravvivato la speranza accesa in quel momento, aiutando a valutare quanto la Chiesa ha fatto finora e a riflettere su cosa si può prospettare per il futuro. «Si avverte nel Sinodo un grande entusiasmo – ha esclamato Petro Herkulan Malchuk, arcivescovo di Kiev –. La Chiesa sta nelle fiamme dello Spirito Santo. Si sente l'entusiasmo per annunciare la Buona notizia».

L'Oriente cristiano è un grande testimone della risurrezione della Chiesa, e non solo la Slovacchia (era presente anche Jan Babjak, arcivescovo di Presov) e l'Ucraina, ma anche il Medio Oriente e addirittura la Siria, dove i cristiani resistono in forza della loro fede. «C'è libertà di parola», ha affermato Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa: i prelati parlano della situazione delle loro Chiese e pongono i diversi problemi che vivono. Il Sinodo abbraccia il mondo intero e questo porta ognuno a relativizzare i suoi problemi.

Infine John Tong Hon, cardinale di Hong Kong ha riassunto la sua esperienza al Sinodo in tre parole: «Meraviglioso, difficile, possibile». Meraviglioso perché è un consesso incredibile in cui si possono ascoltare e incontrare fratelli di tutto il mondo. Difficile perché l'edonismo e il secolarismo attaccano il messaggio del vangelo. E si vede che anche altre comunità stanno nella stessa situazione. Occorre quindi unire le forze per dare l'esempio vissuto che Cristo è felicità, dà gioia. Possibile perché c'è speranza per il futuro dell'evangelizzazione. Davanti a tutto questo, che senso aveva ancora la mia domanda?

 

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