Spegniamo la tv , accendiamo la telecamera

Come educare i ragazzi all'uso dei media, con semplicità e fantasia.

La grotta in riva al lago è suggestiva e carica di magia. Il sole del tramonto filtra nel bosco in un gioco di luci ed ombre. Il set è pronto e fra i ragazzi scorre un brivido di emozione. Le riprese del film stanno per iniziare. Sono passati tredici anni dalla prima volta, quando girarono Più forte della magia: poi altri tre film, prodotti sempre dal Centro Culturale TrentUno, uno ogni tre anni. Molti dei ragazzi che oggi debuttano sul set non sono più gli stessi, ma il fascino è immutato. Il nuovo film, come i precedenti, non ha particolari ambizioni e non punta a vincere premi. L’obiettivo, quello di sempre, è un altro: fare con i bambini e i ragazzi un’esperienza nuova e positiva riguardo all’uso dei mass-media.

 

«Certe volte – spiega Piero Acler, il regista – noi genitori, siamo un po’ preoccupati nel vedere i nostri figli passivi davanti al teleschermo, pronti ad accogliere qualsiasi messaggio. “Alzati”, “esci”, “vai a giocare con gli amici” sono parole che spesso escono dalla nostra bocca, in cerca di alternative a quell’eccessiva invasione mediatica. È a quel punto che viene spontaneo rilanciare, periodicamente, una proposta che risulta subito affascinante: “Spegniamo la tv e accendiamo la telecamera”. Mettiamoci, in poche parole, dall’altra parte e cerchiamo di capire come si realizza un film».

 

Mettere assieme trenta ragazzi, dagli otto ai diciotto anni, più otto adulti, risulta essere la cosa più facile: tutti ci stanno, tutti vogliono provare. A qualcuno piace venire in evidenza e non rifiuta ruoli da protagonista; qualcun altro si accontenta di poco, di qualche battuta; per altri si tratta soltanto di una piccola comparsa in scena di pochi secondi. L’importante è partecipare, ciascuno secondo le proprie possibilità e capacità. Ed intanto ci si conosce. Si prova, si riprova, si aspetta tutti pazientemente quando, forse per l’emozione, la battuta “non viene”: due telecamere, un fonico, un fotografo e tanta gente che ti guarda non aiutano a sentirsi facilmente a proprio agio. E il lavoro non è facile: l’espressione del viso, il tono della voce, quel movimento da fare con la mano prima di dire la propria frase… Si allena la pazienza nel cimentarsi in un’esperienza del genere e tante volte occorre vincere la stanchezza.

 

Li accoglie per due giorni di riprese il Castello del Buonconsiglio con le sue sale decorate da quadri di valore inestimabile. Di fronte alla vivacità dei ragazzi, la sorveglianza viene quadruplicata: i ragazzi non possono tradire la fiducia di chi ha offerto loro gratuitamente, proprio nel giorno di chiusura, un castello, e che castello, tutto per loro dove potersi esprimere al meglio in un ambiente che aiuta tutti ad immedesimarsi con al storia. Giorno dopo giorno è tutta un’avventura: testi a memoria, telefonate, incontri, passaggi in macchina, fare la spesa, ricordarsi il cappello, rammendare il costume: tutta materia prima per consolidare profondi rapporti fra i ragazzi, le famiglie e tutta l’èquipe.

 

È interessante notare come molti dei ragazzi rifiutino la presenza dei genitori sul set: non rimane che accompagnare gli “adulti indesiderati” un centinaio di metri più il là. Ma l’attore o l’attrice in erba preferisce sincerarsene, chiedendo continuamente al regista: «Ma la mamma sta sentendo?». «No, tranquilla!». Ragazzi che hanno sempre recitato scenette, piccole commedie, davanti a genitori e parenti, a scuola o all’oratorio, avvertono che questa volta è diverso: per dare il meglio di sé preferiscono sentirsi liberi, da soli con i loro “colleghi”.

 

Sei giorni di riprese passano in fretta e alla fine, al termine dell’ultimo pomeriggio, dopo aver girato una delle scene tecnicamente più difficili, in grado di mettere alla prova la pazienza di operatori e tecnici, è ora di lasciare il set per tornare a casa, ma… i ragazzi non si vedono! Già, non si vedono, ma si sentono: sono scappati nel bosco e cantano felici a squarciagola, saltando e giocando tutti insieme. Nessuno ha voglia di andar via: c’è l’aria dell’“ultima volta” e si trovano tutte le scuse per ritardare ancora un po’. Ormai ci si conosce e si è diventati tutti amici!

L’entusiasmo non lascia dubbi: l’esperimento è riuscito di nuovo e ancora una volta la sfida di rapportarsi in modo diverso ai mezzi di comunicazione, senza subirli, è vinta. Fra qualche anno Piero ed i suoi amici saranno di nuovo sul set, con altri ragazzi, magari i fratelli più piccoli degli attori di oggi, che già sbirciavano curiosi.

 

 

La trama del film

 

Nel regno di Talatos

 

Da tanto tempo Talatos non conosce la pace. Il piccolo regno è minacciato dalla cattiveria del perfido mago Arsenio, che usa i suoi poteri per portare l’odio fra la popolazione. Bande rivali di ragazzi scatenati si danno battaglia senza esclusione di colpi, sotto lo sguardo impotente degli adulti. Ma l’incontro con Brando, il misterioso ragazzo uscito per caso un giorno dal bosco, cambierà le cose e Talatos tornerà a sperare.

 

Chi desidera acquistare il film prodotto dal Centro Culturale TrentUno può rivolgersi a aclerfam@fastwebnet.it

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons