Spagna, sesta serata consecutiva di proteste per l’arresto del rapper Pablo Hasél
Sono sei le notti insonni nella capitale catalana, Barcellona, dopo l’ingresso in carcere del cantante Pablo Hasél, condannato a nove mesi di prigione, sei anni di squalifica e quasi 30 mila euro di multa per reati di glorificazione del terrorismo e insulti alla Corona attraverso le sue canzoni e i suoi messaggi su Twitter. Il rapper è entrato nel carcere di Ponent de Lleida (Catalogna) martedì scorso, dopo che i Mossos d’Esquadra, il corpo di polizia catalano, lo avevano arrestato presso il rettorato dell’Università di Lleida, dove si era rinchiuso per evitare l’arresto.
Da allora, ci sono state una serie di proteste in più di dieci città spagnole per quello che i manifestanti considerano un “attacco alla libertà di espressione“. La più accesa di queste è stata a Barcellona. Più di 100 persone sono state arrestate negli ultimi sei giorni per furto e condotta disordinata, e oltre 80 agenti di polizia sono stati feriti. Lo schema che si ripete è sempre lo stesso: inizia una marcia pacifica e, dopo la lettura del manifesto, scoppiano il caos e la violenza. Le proteste sfociano in atti di vandalismo, scontri con la polizia e distruzione della città.
Il ministro degli interni della Generalitat de Catalunya, Miquel Sàmper, ha catalogato come “puro vandalismo” gli atti avvenuti durante l’ultima settimana, che hanno visto alcuni giovani, cellule impazzite della manifestazione, lanciare contro i Mossos d’Esquadra e la polizia nazionale oggetti di ogni genere –pietre, elementi strappati dall’arredo urbano, bidoni, sacchi della spazzatura e bottiglie di vetro. Diverse persone incappucciate hanno formato barricate bruciando container, motociclette e arredi urbani, hanno distrutto le vetrine di alcuni negozi e ne hanno approfittato per rubare prodotti dai negozi. I danni si sono verificati principalmente lungo il Paseo de Gracia e la Rambla di Barcellona. Inoltre, altre persone hanno appiccato il fuoco davanti al palazzo della Borsa di Barcellona e hanno lanciato pietre contro le finestre del Palau de la Música. Tutto questo davanti allo sguardo perplesso e al dissenso di molti vicini, che hanno cercato di spegnere il fuoco dalle loro finestre e di dissuadere gli autori senza successo. Gli atti di violenza e le proteste sono stati replicati in altre città come Lleida, Tarragona, Valencia, Bilbao, Madrid, Granada e Pamplona.
Alle dieci di sera, ora del coprifuoco, i manifestanti si sono dispersi e la situazione è tornata gradualmente alla normalità, anche se tutto indica che le manifestazioni continueranno questo lunedì.
Le proteste hanno portato a un dibattito politico con grandi polemiche. Da un lato, il movimento indipendentista legge l’arresto del rapper come un atto di “repressione” da parte dello Stato, e Unidas Podemos chiede l’indulto e denuncia gli “attuali deficit democratici”. Pablo Echenique, membro del Congresso dei Deputati, ha dichiarato in un tweet il suo sostegno “ai giovani antifascisti che chiedono giustizia e libertà di espressione nelle strade”, cosa che ha generato indignazione tra i membri di altri partiti politici. Il partito JuntsxCat ha definito come “inaccettabile” la risposta della polizia e ha chiesto di non lasciare “impuniti” i presunti eccessi di alcuni agenti.
D’altro canto, i Mossos d’Esquadra chiedono di non essere usati come elemento per fare politica. In una riunione con la Conselleria dell’Interno, i sindacati hanno avvertito sulla “grande tensione” che soffre il corpo di polizia dopo le critiche, e sulla sensazione di abbandono da parte del settore politico.
L’organizzazione dei datori di lavoro Foment del Treball, insieme alle associazioni imprenditoriali della Catalogna, hanno lamentato che la Generalitat non abbia condannato la violenza e hanno chiesto al Governo e al Comune di Barcellona di abbandonare il loro atteggiamento “irresponsabile” ed esprimere il loro sostegno alle forze di sicurezza. Il presidente in carico, Pere Aragonès, ha sottolineato che “un eventuale cattivo atteggiamento individuale non può macchiare il compito di un organismo i cui 17.000 agenti lavorano per proteggere la sicurezza, i diritti e le libertà di tutti i cittadini”, nonostante il suo partito, l’ERC (Sinistra Repubblicana di Catalogna) difende la necessità di modificare il modello di sicurezza.
L’arresto di Pablo Hasél si inquadra in un contesto politico molto teso in Catalogna in vista della formazione di un nuovo governo, il PSC (Partito dei Socialisti di Catalogna) guidato da Salvador Illa come prima forza, e l’incertezza dei negoziati di coalizione tra ERC e JuntsxCat, oltre alle tragiche conseguenze sociali ed economiche della grave emergenza sanitaria.