Spagna, dove la devozione è cultura
Nella penisola iberica, le processioni nei giorni che precedono la Pasqua occupano un posto fondamentale nella vita religiosa e culturale del Paese.
Settimana Santa in Spagna è sinonimo di processioni. L’hanno colto molto bene Goscinny e Uderzo, molto acuti nel mostrare le peculiarità nazionali, nel loro Asterix in Hispania, quando i protagonisti attraversano la penisola da nord a sud ed in ogni città trovano la “processione dei druidi”, un’estrapolazione, certo, di un fenomeno che non era ancora nato ai tempi dei romani.
Ma sì, non c’è città né paese, per quanto piccolo sia, che in questi giorni non faccia uscire per le sue strade le immagini della Passione di Cristo. Talvolta con poco rigore storico, e nemmeno evangelico, a seconda della tradizione del posto, ma il più delle volte con un criterio catechetico certamente da ammirare. Mi vengono ora in mente le processioni di Cuenca, piccola città della sobria Castiglia, che fanno vedere gli episodi della Passione in perfetta sequenza cronologica.
Fenomeno tanto discusso da chi intende che la religione non è folklore, eppure difeso da milioni di persone che in questi giorni contempleranno per le strade un vero spettacolo d’arte, musica, colore, luce… e commovente devozione. Quando da piccoli si vive immersi in una data realtà culturale, e le manifestazioni esterne della religiosità fanno cultura, da grandi si fa fatica a capire che ci possa essere un altro modo di apprendere lo stesso sentimento. Come si fa a spiegare ad un “costalero” di Siviglia, dopo aver portato alle spalle per ore l’immagine della sua amatissima Vergine, che forse la religione e qualcosa di diverso?
Qui la morte e risurrezione di Gesù sono state presentate da secoli con una apparenza estetica così pregnante che perfino ci sono dei non credenti, e quindi non praticanti, contrari al pensiero della Chiesa su questioni di etica e morale, ma devotissimi della Settimana Santa. Immaginate delle “cofradías” (associazioni di fedeli che partecipano nelle processioni con un’immagine di Gesù o della Madonna) laiche? Ce ne sono. Cioè, persone che, emigrate nelle grandi città, si sono portate le loro tradizioni religiose: basta un “santo” e una strada per far la processione.
La Chiesa è un’altra cosa. Eppure, la vigilia di Pasqua, milioni di fedeli assisteranno alla celebrazione della risurrezione di Gesù. Chi sa quanti sono stati attirati lì dall’estetica delle processioni. Resta poi il fatto che, in tanti posti, gruppi di persone più o meno numerosi si raduneranno per andare in profondità sul significato della Settimana Santa, come faranno un centinaio di Giovani per un Mondo Unito a Madrid.
Javier Rubio