Souvenir di Roma

Una studentessa svizzera nella Città eterna. Nove mesi per ritrovare sé stessa e ripartire diversa.
Souvenir di Roma

Uscivo, con molte difficoltà, da un lungo periodo scuro, e avevo un immenso bisogno di conoscere nuovi volti, nuovi panorami, per ritrovare la gioia di vivere. Proprio allora, per motivi di studio (mi dicevo), sono partita per la Città eterna: una scelta fatta mesi prima con poco entusiasmo, senza aspettative particolari, ma che si è rivelata provvidenziale.

Cosa mi ha spinto a lasciare la Svizzera? Forse il desiderio di scappare da una situazione problematica? No, tutt’altro. Provengo infatti da una famiglia unita: due fratelli e due sorelle di cui vado ugualmente orgogliosa, e genitori ai quali devo tutto. Anche all’università, dopo anni di rodaggio, stavo finalmente cominciando a godere di amicizie vere con colleghe e colleghi. Per non parlare delle varie possibilità che mi si stavano aprendo nel mondo del lavoro, come insegnante supplente o come collaboratrice in facoltà.

Proprio perché tutto procedeva a gonfie vele, però, sentivo il bisogno di staccarmi per un po’ da queste persone e da situazioni consolidate, per trovare ciò che, nella mia vita, resta come fondamento al di là dei mutamenti di luogo e di tempo.

La cosa più difficile, partendo per Roma, è stata allontanarmi dal mio fidanzato, insieme al quale percorro da più di due anni un cammino affascinante, che proprio nell’ultimo periodo era diventato ancora più bello. Vivere la nostra relazione a distanza ha significato fidarmi ancora di più di lui, di me, soprattutto di Dio, che ama questa sua creatura più di quanto possa amarla io.

 

Forse è davvero stato lui a farmi trovare casa, insieme a un’altra giovane dei Focolari, proprio nei pressi della basilica di San Paolo fuori le Mura, in festa per l’Anno paolino. Questo mi ha permesso di partecipare alle varie celebrazioni e iniziative, attingendo continuamente alle fonti del cristianesimo per sentirmi sempre più parte viva della Chiesa.

Durante la mia permanenza a Roma sono venute allo scoperto capacità che non sospettavo di avere: ho fatto da cicerone in una città che prima non conoscevo; ho superato la mia timidezza nel condividere le esperienze e il sapere acquisito attraverso lo studio; ho partecipato a incontri interreligiosi con giovani ebrei, buddhisti e musulmani; ho parlato di temi religiosi molto apertamente con amici non credenti e con persone più esperte di me in questo campo. Inoltre ho imparato a dare il giusto valore allo studio, cui in precedenza dedicavo la maggior parte del mio tempo.

Ho portato con me, al rientro, tutta questa ricchezza e una nuova percezione di me stessa. Sì, il contatto con persone nuove ha fatto scaturire dal mio profondo un po’ di quella che realmente sono.

Accanto alle prospettive che mi si sono aperte, nei mesi trascorsi lontano da casa ho trovato una maggiore serenità e un nuovo equilibrio nel rapporto con gli altri, ma anche un’accresciuta intimità con Dio. Posso spiegarmelo soltanto pensando che, dopo essermi sradicata da una realtà conosciuta e prevedibile, quindi, per certi versi, rassicurante, ho scoperto lui come il principale punto fermo della mia vita.

 

Cosa significa fare la sua volontà? Cos’è una vocazione? Sono interrogativi che mi hanno tormentata a lungo. Sono passata attraverso il dubbio doloroso di non sapere, e anche attraverso un rifiuto, poco meditato, dell’amore di Dio, fino a capire che l’onestà verso me stessa è il presupposto essenziale per un dialogo aperto anche con lui. Ora sono serena e il futuro non mi fa più così tanta paura, perché il suo amore, volta per volta, scioglie ogni preoccupazione.

 

Se penso che, oltre a essere svizzera, sono anche perfezionista, e molte volte ho dovuto combattere contro la sensazione di fare le cose in modo sbagliato, mi accorgo di quale trasformazione abbia operato il mio soggiorno romano, insegnandomi il valore dell’indulgenza verso gli altri e verso di me. L’incontro con persone molto diverse tra loro, alle volte assai originali e fuori degli schemi, ha modificato la mia mentalità chiusa e giudicante.

Dopo anni trascorsi tra Zurigo e un paesino della Svizzera italiana, ho imparato ad apprezzare una nazione e un popolo che mi sono vicini di casa, ma che ho sempre percepito come lontani. Adesso spero di riuscire a vedere con altri occhi anche coloro che conosco già. Non è un’impresa impossibile, dal momento che io stessa mi sento cambiata.

Quasi senza cercarli, ho trovato numerosi amici con i quali costruire in breve tempo rapporti non superficiali; ho assimilato tante informazioni relative alla nostra storia comune, alle mie radici romane e cristiane; passeggiando per la città da sola o con altri, sono entrata in chiese la cui ricchezza artistica mi ha lasciato senza fiato.

Ho riservato agli ultimi giorni prima del rientro la visita ai Musei Vaticani, e non dimenticherò mai la fortissima impressione provata nella Cappella Sistina, durante un colloquio silenzioso con i poderosi affreschi di Michelangelo: la profonda gioia interiore per essere una persona, una di quelle effigiate sulle volte e sulle pareti della cappella; una donna viva, con un corpo e uno spirito, con la facoltà di entrare in relazione con il divino.

Nel lasciare Roma, la stretta al cuore era mitigata dalla gioia di aver ricevuto, a sorpresa, un grande regalo di cui gradualmente sono diventata consapevole; e di scorgere, negli avvenimenti speciali o quotidiani, una presenza amorosa, che fa sentire sfiorati dall’Eterno. Sono certezze che non mancheranno di segnare anche la mia vita futura.

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