Sotto la Madonnina
Si rievocano le bombe cadute sui precari rifugi antiaerei di Trento dove le ragazze che avrebbero dato il via all’avventura dei Focolari si rifugiavano per leggere al lume di candela le pagine rivoluzionarie del Vangelo. Vengono ricordate anche quelle di Milano, quelle cadute proprio sulla Sala Alessi di Palazzo Marino che oggi ospita la cerimonia, lasciandola scoperchiata. D’altronde, non si può non evocare il rimbombo ancora inquietante delle bombe sui treni della periferia di Madrid, e quelle che non cessano di seminare morte in modo schizofrenico a Baghdad, Falluja e Ramadi. A parte queste rievocazioni che associano la storia della città della Madonnina e quella di Chiara e del suo movimento – tra l’altro, la festa di Sant’Ambrogio cade il 7 dicembre, data di inizio dei Focolari -, l’atmosfera che si respira al comune di Milano è di quelle che più gioiose è difficile immaginare. Gioiose e dignitose, come si conviene alla città. I politici presenti – c’è anche il ministro della Sanità, Girolamo Sirchia – quasi non credono di trovare un momento di serenità in cui riposarsi dalle diatribe quotidiane. Dice Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia: Le parole che Chiara ci rivolge devono farci riflettere. Apparentemente sembrano molto lontane dalla vita politica, che certamente non è caratterizzata da uno spirito di fraternità. Ma dobbiamo cercare di fare ciascuno la propria parte, per avvicinarci a questo modello. E Patrizia Toia, senatrice della Margherita: La forza di una convinzione è la forza di chi capisce che il miracolo può compiersi. Proprio perché paradossale può essere la soluzione vera, la più difficile, ma in realtà l’unica indispensabile: trovare una volontà di fraternità e di amore. Chiosa il sindaco: C’è qualcosa nel messaggio di Chiara che può parlare alla politica. Il silenzio della sterile diatriba politica, dunque; ma anche le parole della concretezza. Nella città che più di ogni altra nel nostro paese, dice Gianni Verga – assessore allo sviluppo del territorio del comune di Milano, colui che ha dato concretezza all’idea di cittadinanza onoraria partita dall’on. Emanuela Bajo -: Quello di Chiara Lubich è un messaggio universale che, al di la della fede, del tempo e del contesto, richiama ancora una volta il tema della necessità del realizzare, del fare e dell’agire. Un messaggio che Milano non solo sta cercando, ma che ha il dovere di fare suo se vuole passare dal semplice apparire all’essere davvero una città operosa. La concretezza della città meneghina traspare tutta nelle parole asciutte ma eloquenti dei due grandi intellettuali chiamati a presentare la nuova cittadina: il rettore della Cattolica, Lorenzo Ornaghi, e il prof. Stefano Zamagni, che insegna alla Bocconi. Il primo, dopo aver notato, anche osservando l’uditorio, che il movimento è riuscito a sfuggire alla presa di questa o quella parte politica , sottolinea la rara e preziosa capacità di coniugare contemplazione e azione di Chiara e dei suoi, per un amore cristiano che può essere incarnato in tutti gli aspetti dell’esistenza . Evidenzia la solida, talora dirompente forza spirituale che è il fondamento di quell’uomo nuovo la cui fisionomia è spesso evocata da Chiara Lubich nei suoi scritti. È dando visibilità, spazi d’azione, soprattutto libertà d’iniziativa a quest’uomo nuovo, che la prospettiva di rinnovamento a cui sembra aspirare, a cui deve aspirare ogni forma di convivenza civile, non svilisce in un desiderio velleitario, vagamente autoconsolatorio, in una possibilità lungamente perseguita e mai conseguita. Zamagni, da parte sua, evidenzia come il grande contributo di Chiara al progresso morale e civile delle nostre società è quello di declinare il principio di fraternità in due sfere importanti e per nulla scontate dei rapporti umani: la sfera del politico e quella dell’economico (…), due ambiti che nell’immaginario collettivo e nelle prassi quotidiane vengono visti come condensatori di conflitto. Il docente introduce poi un’analisi approfondita dell’Economia di Comunione come concretezza di tale intuizione. E conclude: Assumere la logica della gratuità a criterio caratterizzante di ogni rapporto interpersonale che si ponga la prospettiva del bene comune è anche la via più breve per la felicità. A nome del card. Tettamanzi, l’abate di Sant’Ambrogio e vicario episcopale, mons. Erminio De Scalzi, rincara la dose: Quale significato può avere considerare Chiara cittadina di Milano? La nostra è una città dinamica, dalle mille risorse, dotata di intelligenze creative che la rendono industriosa e aperta al nuovo, generosa e solidale. Eppure, chi vive in una metropoli così ricca e complessa avverte un diffuso disagio causato per lo più da una estesa frammentazione che impedisce di trovare nella città una dimora confortevole. Che cosa manca? È necessaria una spiri- tualità che diventi anima, che armonizza ogni iniziativa e la orienta al vero bene comune. E conclude: Dare oggi a Chiara Lubich la cittadinanza di Milano vuole significare accogliere nel vissuto della città il suo carisma, dono dello Spirito. Naturalmente, la giornata ha vissuta soprattutto del rapporto tra il sindaco e la sua nuova concittadina. Che fosse durante il lungo colloquio nello studio del primo cittadino, nella consegna della pergamena nella Sala Alessi, nei loro discorsi (vedi box), al balcone che dava su piazza san Fedele, dove duemila persone avevano assistito alla cerimonia trasmessa su un maxischermo… Ovunque la loro sintonia è apparsa evidente a tutti. E fattiva. Al punto che, proprio dal balcone di Palazzo Marino, col sindaco accanto, Chiara ha voluto prendere un impegno: Facciamo la nostra parte. Il nostro segreto è l’amore disinteressato, universale, che comincia per primo, concreto, reciproco: può darsi che anche Milano ne abbia un po’ bisogno. Perciò, per contraccambiare, vorremmo portare, in qualsiasi punto di Milano noi siamo, questo amore, a tutti, a chiunque, senza distinzione, senza discriminazione. Prima di lasciare la città, con i responsabili locali del movimento, Chiara Lubich ha tracciato le linee operative del progetto. Per concretezza. GABRIELE ALBERTINI MILANESITÀ E SOLIDARIETÀ Il Movimento dei foco1ari è diffuso in 182 paesi. I valori di pace e di comunione, la spiritualità che lo anima e l’impegno dei suoi aderenti hanno permesso loro di fondare, sparsi per il mondo, delle vere e proprie piccole città. Ho letto questa definizione: Città-bozzetto di società nuova, con case, scuole, aziende, la cui legge è l’amore reciproco. Tutto ciò mi ha molto colpito. Anche come sindaco – perché no? -, anche come persona responsabile di una comunità civile. Fondare una città, tenere insieme ciò che spontaneamente è diviso, è uno dei compiti più ardui che si possano immaginare. Una delle sfide che deve affrontare chi guida realtà multiformi e costantemente in divenire come le metropoli è proprio questa: come governare la complessità. Da Chiara Lubich apprendiamo una lezione importante (…). Milano è capitale dell’economia, delle imprese. È sinonimo di benessere. Ma è anche una città piena di contraddizioni, di bisogni urgenti e drammatici a cui dobbiamo dare una risposta (…).Tutto ciò deve porci nei confronti della realtà in un modo più equilibrato, più tollerante, più generoso. La nostra città si è sempre impegnata con entusiasmo nelle opere di solidarietà. La grande anima di Milano,metropoli aperta e ospitale, caritatevole non solo a parole ma con i fatti, si manifesta nell’enorme diffusione di un volontariato attivo e ben organizzato (…). La nostra felicità non ha senso se non è unita allo sforzo di dividerla con gli altri. E l’aiuto che doniamo agli altri deve rappresentare il meglio del nostro operare. La persona, il modello di Chiara Lubich, la sua partecipazione a questa giornata ci esortano a fare sempre meglio, mostrano come le tradizionali caratteristiche della milanesità abbraccino l’idea della riconciliazione, della solidarietà.Vorrei richiamare in particolare l’impegno all’educazione alla pace, all’ecumenismo e al dialogo interreligioso delle giovani generazioni. CHIARA LUBICH AMBROSIANITÀ E FRATERNITÀ La storia di Milano è gloriosa. Desta meraviglia, infatti, osservare come, lungo i secoli, Milano sia sempre rinata dalle molteplici distruzioni che ha dovuto subire, quasi che nessuno la potesse sradicare. Oggi Milano si presenta a chiunque l’avvicini come una metropoli dai mille volti: città generosa, ricca di memorie, d’arte, di fede; città accogliente e colta, operosa e laboriosa, elegante e sportiva; città aperta su nuovi orizzonti di sviluppo, e luogo di speranza, nonostante le contraddizioni tipiche della società del benessere, nonostante gli squilibri sociali attuali e le tante nuove povertà che vi si affacciano (…). Nei secoli, la capitale della Lombardia si è rivelata ponte tra gli stimoli culturali e operativi dell’Europa del Nord e lo stile di vita e di pensiero delle popolazioni mediterranee. La Milano del XX secolo ha dato un contributo eccezionale alla maggior parte degli avvenimenti storico-politici e culturali della vita del nostro paese, così da meritarsi la qualità di capitale morale di esso ed essere considerata la più europea delle città italiane. Milano ha inoltre un patrimonio grandissimo di luoghi del sapere, di cultura, della ricerca di enorme potenzialità (…). E come non sottolineare ancora una specifica fisionomia di Milano: la sua capacità economica e imprenditoriale, frutto della proverbiale operosità e laboriosità dei suoi abitanti? La metropoli è diventata ora anche capitale della comunicazione, città del design e della moda esportata in tutto il mondo. E il volontariato, sia laico che cristiano, è protagonista della crescita e dell’umanizzazione della città. Se Milano si distingue così dal punto di vista civile, non è da meno dal punto di vista ecclesiale (…). In queste chiese è palpitante la presenza dei primi martiri nel cui sangue maturava quella pace che avrebbe visto nascere una civiltà cristiana. Nel IV secolo, poi, l’episcopato di Ambrogio conferì un’impronta tale alla Chiesa milanese e al suo popolo che da lì in avanti l’avrebbe sempre contraddistinta: l’ambrosianità (…). Inoltre, il popolo milanese ha riservato alla Madre di Dio uno spazio di visibilità ed affidamento, tanto da desiderare e porre la Madonnina sulla più alta guglia del Duomo, come simbolo e cuore della città stessa. Questo volto insieme civile e religioso di Milano fa pensare che in essa il vivere la vita spirituale non è un settore a parte, ma che sottende ogni agire: un po’ come il lievito, che pur non immediatamente visibile fermenta la pasta.