Sostakovic a Roma

L’Accademia di Santa Cecilia ha offerto due concerti dedicati al musicista russo. Musica aspra e drammatica, grande emotività
Sostakovic Santa Cecilia

Era il 29 ottobre 1955 quando a Leningrado Evgenij Mravinsky dirigeva il Concerto per violino e orchestra di Dmitrij, solista David Ojstrach grande amico del compositore. Sostakovic, che aveva subito una umiliante pubblica autoaccusa per la sua musica non conforme agli ideali estetici del Partito, aveva potuto ora estrarre dal cassetto la partitura.

Il cupo Notturno iniziale, la caustica ironia dello Scherzo, la tragica Passacaglia centrale sono voci diverse e unite da un clima aspro, ribelle dove il violino ride, urla, esplode con una violenza espressionistica selvaggia ma giustificata dal terrore e dal dolore.

Musica di una guerra interiore ed esteriore ben adatta ad oggi in cui la guerra semina morte da qualsiasi parte. Nella grottesca Burlesque conclusiva, gonfia di una ebbrezza dionisiaca, il compositore dice una lacerazione universale ed il violino tra gli strappi dell’orchestra fulminea o quasi inerme in altri momenti diventa voce di un dolore alto che trasforma la tragedia anche in irrisione e derisione, eppure palpita di amarezza che fa desiderare si arrivi al finale, storditi da tanta forza e durezza.

Non c’è luce in questa musica se non quella di una ragione impazzita e perciò quanto mai oggi vera e affascinante.

La solista a Roma, la giovane giapponese Karen Gomyon abito azzurro è sostenuta, non conosce pause,  può dare il massimo con effetto e ci riesce perché c’è un direttore musicalissimo, dal gesto perfetto, cioè il russo-americano Semyon Bychkov, anni 70, che dirige una orchestra duttile come poche. Certo, dopo Sostakovic  ci vuole la rasserenante, beethoveniana Prima Sinfonia di Brahms  per riportarci alla pace, ma la musica di Sostakovic, attualissima, ci scuote con la sua bellezza dissonante e ci fa bene.

È accaduto pure nel Concerto per violoncello e orchestra di Dmitrij, anno 1959 sempre eseguito la prima volta a Leningrado sotto lo stesso direttore, il 4 ottobre, con un eccelso solista come Mtslav Rostropovic. Dmitrji qui è più calmo.

L’impeto ritmico ostinato comunque lo caratterizza nel primo movimento in cui il violoncello salta da una parte all’altra della tastiera, preferendo le zone più acute della tessitura ed emergendo sull’orchestra. L’amore di Sostakovic per  i sovracuti manifesta una tensione infinita verso soluzioni astrali, un balzo di un misticismo laico , che poi punta a placarsi nel Moderato: pagina stupenda, elegiaca, una Berceuse lunare con il clarinetto e il corno, di una suggestione surreale.

Il terzo movimento è una gigantesca ”cadenza” virtuosistica mescolata a ritmi popolareggianti russi fino alla”coda” effettistica che chiude una meravigliosa partitura. Dopo la quale la Sinfonia Fantastica di Berlioz è una gigantografia originale,ma è un altro mondo.

Il solista è il violoncellista di origini persiane Kian Soltani, 30 anni, che esegue come bis un brano melodico ucraino per solidarietà. Giovane perfetto, intenso e ispirato, accompagnato benissimo dall’orchestra diretta da Daniele Gatti, direttore di notevole valore che tuttavia lascia talvolta un senso di incompiutezza nella sua interpretazione.

È comunque ora il tempo di Sostakovic, dell’anima russa inquieta ed inquietante.

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