Sos da Lampedusa

Non si fermano gli sbarchi sull’isola, impreparata ad accogliere i nuovi profughi dal Maghreb
Immigrati

Arrivano infreddoliti e senza documenti. Sono soprattutto uomini e tanti, tanti giovani. Sparute le donne e nessun bambino, almeno per ora, anche se tutti prevedono che la situazione cambierà in modo repentino. I clandestini che sono tornati ad approdare sull’isola di Lampedusa, avamposto italiano verso l’Africa, non sono certo “i soliti”. I nuovi arrivati sono profughi e fuggono dai rivolgimenti, che in queste settimane hanno coinvolto, a vari livelli, tutti i paesi del Maghreb. Per ora gran parte provengono dalla Tunisia. Si parla di circa 900 arrivi in meno di quarantotto ore.

 

«Appena arrivati in porto, con un carico di 150 siamo stati subito richiamati in mare per soccorrerne altri e stiamo andando avanti così da quasi due giorni, senza alcuna sosta», dichiara un giovane ufficiale della Guardia costiera stremato per le ininterrotte ore di lavoro. «Siamo in 25 a gestire questa nuova emergenza. Ora sono stati avvistati altri due barconi, che entro sera trascineremo in porto». I mezzi di soccorso e gli uomini impiegati, per il recupero delle centinaia di persone provenienti dalle coste nord africane, non sono sufficienti. Stamattina con la nave da Porto Empedocle è arrivato un battaglione di quaranta carabinieri, insieme a tre mezzi per spostarsi sull’isola.

 

«Arrivati sulla banchina, lì devono spogliarsi per la perquisizione, al freddo, senza nessun pudore e tutto questo perché il centro di accoglienza che fino a ospitava i clandestini approdati sull’isola continua ad essere sbarrato». È un’anomalia sostengono gli abitanti dell’isola. Si usano le coperte del centro, il poco vestiario rimasto, ma si sbarrano le porte. «Stanotte c’era un solo medico a fare la spola tra tutti per accertarsi che non ci fossero ammalati» proseguono.

 

Per impedire che trascorressero la notte all’addiaccio, don Stefano Nastasi, parroco di Lampedusa ha offerto i locali della parrocchia e ha allertato i parrocchiani sull’eventualità di approntare una mensa. In realtà a tutte le ore gli aerei hanno trasferito quelli che approdavano sull’isola nei centri di accoglienza di Agrigento e di Bari. E anche la nave, che di notte salpa da Porto Empedocle ha raddoppiato i suoi viaggi per consentire ulteriori trasporti e una sistemazione temporanea in altri centri siciliani.

 

«E’ un’emergenza internazionale che ci vede nuovamente coinvolti, ma sull’isola non ci sono strumenti sufficienti per rispondervi, – conferma don Stefano -. Non basta far leva sulla bontà della gente. Lampedusa è un’isola cuscinetto, ma bisogna trovare il giusto equilibrio tra l’accoglienza umanitaria, che c’è, e il rischio di esasperazione collettiva».

Intanto gli albergatori hanno aperto le porte garantendo almeno un letto e un pasto, anche se non sufficiente per tutti. La Caritas italiana è in allerta e tutta la diocesi agrigentina è pronta a mobilitarsi qualora il Prefetto e le forze dell’ordine accogliessero un aiuto volontario. Il tempo in mare sta cambiando, ci sono nuovi avvistamenti che nella notte diventeranno sbarchi. Il mare potrebbe concedere qualche giorno di tregua, ma l’esodo è destinato a crescere senza controllo.

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