Sorriso, amicizia sociale, costruire

Il discorso del papa al Villaggio della terra e alla Mariapoli di Roma merita una lettura approfondita. Ognuno può fare la sua. Eccone una tra le mille possibili (seconda parte)
Villaggio della Terra

(qui prima parte dell'articolo)

 

Prosegue il papa con una citazione biblica: «Mi fa pensare tanto quel salmo del popolo d’Israele, quando era in prigionia in Babilonia, e diceva: “Non possiamo cantare i nostri canti, perché siamo in terra straniera”. Avevano gli strumenti, lì con sé, ma non avevano gioia perché erano ostaggi in terra straniera. Ma quando sono stati liberati, dice il Salmo, “non potevamo crederci, la nostra bocca si è riempita di sorriso” (cfr Sal 137). E così in questo transito dal deserto alla foresta, alla vita, c’è il sorriso». Il sorriso è sempre stato l’elemento che ha svelato l’identità di chi segue il focolare. Il papa sostanzia questa espressione di gioia profonda e naturale con l’idea che esso nasce dalla libertà e che è un dono difficile da credere… Il sorriso che nasce dal trasformare il deserto in foresta.

 

Ecco il maestro Bergoglio: «Vi dò un compito da fare “a casa”: guardate un giorno la faccia delle persone quando andate per la strada: sono preoccupati, ognuno è chiuso in sé stesso, manca il sorriso, manca la tenerezza, in altre parole l’amicizia sociale, ci manca questa amicizia sociale. Dove non c’è l’amicizia sociale c’è sempre l’odio, la guerra». Un tema caro al papa argentino, l’amicizia. Ma amicizia “sociale”, quella che nasce dal non rinchiudersi in sé, quella che combatte la mancanza di tenerezza e di sorriso, quella che provoca il cambiamento sociale. L’amicizia sociale è assimilata alla tenerezza: connubio inusitato. La tenerezza vince persino la guerra!

 

E specifica: «Noi stiamo vivendo una “Terza guerra mondiale a pezzi”, dappertutto. Guardate la carta geografica del mondo e vedrete questo. Invece l’amicizia sociale, tante volte si deve fare con il perdono – la prima parola – col perdono. Tante volte si fa con l’avvicinarsi: io mi avvicino a quel problema, a quel conflitto, a quella difficoltà, come abbiamo sentito che fanno questi ragazzi e ragazze coraggiosi nei posti dove si gioca d’azzardo e tanta gente perde tutto lì, tutto, tutto. A Buenos Aires ho visto donne anziane che andavano in banca a prendere la pensione e poi subito al casinò, subito! Avvicinarsi al posto del conflitto. E questi [ragazzi] vanno, si avvicinano. Avvicinarsi…». L’amicizia sociale si fa «tante volte» col perdono, sia a livello macro (per risolvere i problemi geopolitici mondiali, per portare pace nella Terza guerra mondiale che stiamo vivendo), che a livello micro (l’azzardo che fa vittime a ripetizione). Il perdono è micro e macro.

 

Un’altra parola chiave: «E c’è anche un’altra cosa che ha a che fare col gioco, con lo sport e anche con l’arte: è la gratuità. L’amicizia sociale si fa nella gratuità, e questa saggezza della gratuità si impara, si impara: col gioco, con lo sport, con l’arte, con la gioia di stare insieme, con l’avvicinarsi… È una parola, gratuità, da non dimenticare in questo mondo, dove sembra che se tu non paghi non puoi vivere, dove la persona, l’uomo e la donna, che Dio ha creato proprio al centro del mondo, per essere pure al centro dell’economia, sono stati cacciati via e al centro abbiamo un bel dio, il dio denaro. Oggi al centro del mondo c’è il dio denaro e quelli che possono avvicinarsi ad adorare questo dio si avvicinano, e quelli che non possono finiscono nella fame, nelle malattie, nello sfruttamento… Pensate allo sfruttamento dei bambini, dei giovani. Gratuità: è la parola-chiave. Gratuità che fa sì che io dia la mia vita così com’è, per andare con gli altri e fare che questo deserto diventi foresta. Gratuità, questa è una cosa bella!». La gratuità viene opposta al “dio denaro”. Il discorso di papa Bergoglio contro le strutture di morte che sono i mercati finanziari senza scrupoli e senza anima (con riflessi concreti nella vita di noi tutti che siamo vittime di questo idolo) qui si fa concretezza continua grazie alla gratuità che permette di avvicinarsi all’altro con semplicità, invece di avvicinarsi al dio denaro.

 

Ancora una parola, costruire: «E perdono, anche, perdonare. Perché, col perdono, il rancore, il risentimento si allontana. E poi costruire sempre, non distruggere, costruire». Il papa invita i presenti a cercare sempre l’atteggiamento positivo di chi costruisce sé stesso e la società, con il perdono, la gratuità, l’amicizia.

 

La conclusione: «Ecco, queste sono le cose che mi vengono in mente. E come si fa questo? Semplicemente nella consapevolezza che tutti abbiamo qualcosa in comune, tutti siamo umani. E in questa umanità ci avviciniamo per lavorare insieme. “Ma io sono di questa religione, di quella…” Non importa! Avanti tutti per lavorare insieme. Rispettarsi, rispettarsi! E così vedremo questo miracolo: il miracolo di un deserto che diventa foresta». Tutti siamo umani, dice Bergoglio. È un invito a non credere che ci sono persone più umane e persone meno umane. Tutti siamo umani, a qualsiasi religione apparteniamo, a qualsiasi gruppo, a qualsiasi club. Nessuna gnosi, nessuna conoscenza per pochi eletti, è ammessa! Come evitare questa tentazione? Lavorando insieme.

 

Infine il saluto: «Grazie tante per tutto quello che fate! Grazie». Il papa che ringrazia, il papa che si mette sotto tutti. Il papa che fa dell’umiltà radicale la sua forza.

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