Sorridere e vedere
Di questi tempi, sorridere aiuta. Magari di fronte a fatti veri, che nessuno conosce e che sembrano fantasie. Era il 1961 e Kempton Bunton era un idealista che combatteva per abolire il canone televisivo per i reduci di guerra e i pensionati. Nessuno gli crede, la moglie lo sopporta, perde ogni lavoro, non paga le tasse, i figli sono due furbetti. E lui organizza il furto di un ritratto di Goya, chiedendo molti soldi per restituirlo. La polizia va in tilt: chi sarà il ladro, quale attacco terroristico si starà organizzando. Finché l’uomo arriva, restituisce l’opera alle sue condizioni, ma va sotto processo. Anni dopo, otterrà la vittoria.
La commedia è esilarante per diversi motivi. Il ritmo, brillante, svelto; i dialoghi, magnifici, spiritosi, umoristici con leggerezza. Gli interpreti: una strepitosa Helen Mirren che non teme di invecchiarsi e imbruttirsi nei panni della moglie concreta e talora acida di un marito gran chiacchierone e lui, Kempton che è un grandissimo Jim Broadbent. Gustose parecchie scene, prima fra tutte quella del processo. Ma è l’atmosfera di ironica e lieve irriverenza verso il governo (e la polizia) di allora -e di ora, non solo in Inghilterra? – che fa la fortuna di una commedia che non ha bisogno, come da noi, di essere ridanciana per essere comica. Quando l’intelligenza si combina con l’umorismo, come è tipico della regia sciolta di Roger Michell, purtroppo scomparso nel settembre 2021. Rilassante.
Le visioni di Terrence Malick
Non perdetevi l’emozione, rigorosamente in sala, di vedere dopo due anni di chiusura, il documentario in digitale di Malick, Voyage of time, Il cammino della vita che entusiasmò Venezia nel 2016. Nessun dialogo, solo immagini e che immagini: vedute mozzafiato di paesaggi naturali e cosmici su musiche bellissime, visioni maestose e rigorosamente scientifiche da far raccontare la Natura con un amore impressionante. Al di là di alcune citazioni retoriche, è la Natura la fonte immensa e anche paurosa del cammino della vita, compresa quella umana. È un poema visivo, di una religiosità tutta interiore. Non sono solo seducenti immagini che rapiscono, ma occhi dell’anima. Stupore sempre vivo del regista e forse anche per noi.