A sorpresa la sconfitta di Modi

Le elezioni locali hanno riportato la vittoria di partiti dell’opposizione per la prima volta da quando il primo ministro è stato eletto nel 2014. E questo non potrà non avere delle conseguenze sui giochi politici dei prossimi mesi prima delle elezioni politiche

Sorpresa nelle elezioni locali svoltesi in tre Stati indiani di notevole importanza: il Partito del Congresso che vive in stato comatoso da alcuni anni e sembrava incapace di opporsi allo strapotere di Surendra Modi e del Bharatya Janata Party (Bjp), attualmente al governo, ha riconquistato il Rajasthan, il Madhya Pradesh e il Chhattisgarh. Si tratta di tre Stati che fanno parte del cosiddetto Hindi Heartland, il cuore del sentimento Hindu del grande Paese asiatico. Questa tornata elettorale prevedeva le elezioni regionali anche in altri due Stati, Telangana e Mizoram, dove, tuttavia, si deve ancora procedere al conteggio dei voti. Tuttavia in questi due angoli di India, si prevede la vittoria di partiti locali, il Telangana Rashtra Samiti (Trs) nel primo, e il Mizo National Front (Mnf) nel secondo.

Nell’anno che precede le elezioni politiche previste per il 2019 e che, fino ad oggi, sembravano avere un risultato scontato a favore di Modi e del suo Bjp capace di conquistare via via, non solo il Lok Sabha e il Raj Sabha, le due Camere, ma anche il controllo politico di quasi tutti gli Stati indiani, questi risultati costituiscono una sorpresa ed un imprevisto. Nelle elezioni politiche del 2014, infatti, questi Stati avevano assicurato ben 64 seggi al partito di Modi che non sembrava essere in pericolo o rischiare una sconfitta nella tornata dei giorni scorsi. Invece, il verdetto è stato chiaro. Nello Stato del Chhattisgarh il partito del Congresso ha stravinto portando a casa 68 seggi su 90 nel Parlamento dello Stato, mentre in Rajasthan ha superato per una manciata di voti il BJP, mostrando, tuttavia, una incredibile inversione di tendenza dalle elezioni del 2014 dove era quasi sparito dal panorama politico di questa parte dell’India. Pur con una maggioranza risicata, sarà ora proprio il Congresso ad aver diritto di formare il governo locale. La lotta voto per voto è ancora più accanita nello Stato del Madhya Pradesh, dove tuttavia il partito di Rahul Gandhi reclama il diritto di formare il nuovo esecutivo sulla base dei voti che lo porterebbero ad essere il partito di maggioranza, anche se il vantaggio è risicatissimo.

Modi per la prima volta, da quando è diventato primo ministro nel 2014, ha dovuto, suo malgrado concedere la vittoria agli avversari e lo ha fatto con un twitter nel quale ha dichiarato: «Accettiamo con umiltà la volontà del popolo!». Nel congratularsi con il Congresso per la vittoria nei tre Stati, il primo ministro indiano ha, tuttavia, sottolineato come il suo partito si sia dedicato con costanza e impegno a servire gli Stati della zona cuore dell’induismo. Ora gli osservatori sono in attesa di vedere cosa accadrà, soprattutto a livello nazionale. Senza dubbio, anche se la vittoria dell’opposizione non era prevista, i risultati avranno delle conseguenze sui giochi politici dei prossimi mesi prima delle politiche del 2019. Il Congresso che aveva passato momenti di depressione politica e di confusione organizzativa, ha ora l’occasione per rivedere alcune sue posizioni e organizzarsi in modo più adeguato per la tornata elettorale nazionale.

Non c’è dubbio che il divario fra il Bjp e i suoi alleati e l’opposizione del Congresso sia ancora abissale, ma i risultati hanno dimostrato che anche l’invincibile Modi può essere sconfitto. Analisti politici indiani parlano, infatti, della peggiore battuta d’arresto da quando il premier Narendra Modi, leader del Bjp, è salito al potere nel 2014. Senza dubbio, le opposizioni possono unirsi attorno al crescente sentimento di scontento popolare diffuso in vari strati della popolazione, soprattutto tra i giovani e i contadini strangolati dai debiti. Proprio nei giorni precedenti allo svolgimento delle elezioni, un grande corteo di migliaia di contadini per le vie della capitale, New Delhi, ha lasciato il segno nel Paese, anche perché continua a crescere il numero dei suicidi fra i coltivatori diretti vessati dai debiti. Non manca, tuttavia, anche un certo malcontento generale per una preoccupante disoccupazione e per il sentimento dei coltivatori diretti di essere ignorati dai politici del Bjp, in quanto parte del gradino più basso della piramide sociale.

Dodici mesi separano la più grande democrazia del mondo dalle prossime elezioni e ancora una volta l’elettorato indiano ha saputo dimostrare la capacità di scegliere. Modi che pareva invincibile e che può ancora contare su un vantaggio notevole nei confronti del Congresso e dei partiti dell’opposizione, deve stare accorto a non cadere nella trappola del “già vinto” che ha tradito in passato sia il suo partito che quello del Congresso, quando meno se lo aspettavano.

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