Sorpresa! I movimenti ecclesiali

Neocatecumenali, Focolarini, Sant’Egidio, Comunità di Bose sono avvertiti , ha annunciato, ad inizio estate, il settimanale L’Espresso, con il consueto tono apocalittico. Tramite la rivista dei gesuiti – secondo l’allarmante testo -, il Vaticano fa un bilancio critico dei movimenti. L’articolo, scritto da Sandro Magister, poneva in rilievo quelli che definiva i sette vizi capitali dei gruppi ecclesiali, ricavati dalla lettura dell’ampia analisi condotta in giugno dal padre gesuita Giuseppe De Rosa sulle pagine de La Civiltà Cattolica. Era da tempo che l’autorevole rivista non si occupava dei movimenti ecclesiali. Allo stesso modo è risultato una novità un altro articolo – denso di significati e sempre sullo stesso tema -, quello del segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Giuseppe Betori, apparso sulla prima pagina di Avvenire nella festa dell’Assunta. Ne parliamo a parte. Nuova attenzione, dunque, nei confronti dei movimenti. Quasi una sorpresa. Con la conseguenza che, di colpo, i mezzi di comunicazione si sono accorti della loro esistenza e ne parlano. Dopo essere stati confinati per anni ai margini dell’informazione, salvo riesumarli per attizzare qualche polemica o alimentare presunte gelosie e competizioni, ecco che i gruppi ecclesiali sono diventati di moda. Una volta tanto hanno suscitato meraviglia la stima reciproca e lo spirito di collaborazione, scoperti improvvisamente come connotati di un nuovo stile tra cattolici. Il dialogo, ad esempio, tra Comunione e Liberazione e l’Azione Cattolica, avvenuto nella cornice del recente Meeting di Rimini, è sembrato un fatto di assoluta novità. Non si è trattato invece di un avvenimento isolato, piuttosto di una tappa della convergenza in atto tra i gruppi del mondo laicale cattolico. Gli appuntamenti di ciascuno sono, negli ultimi anni, arricchiti dalla presenza e dall’apporto di altri. In questi ultime due settimane non sono mancate le occasioni: dopo il Meeting di Cl, l’appuntamento dell’Azione Cattolica a Loreto, l’incontro della Comunità di Sant’Egidio a Milano, il convegno di studi della Acli ad Orvieto, la seconda Giornata dell’interdipendenza a Roma, frutto della collaborazione tra vari gruppi, compreso il Movimento politico per l’unità, dei Focolari. Adesso, da parte dei media c’è un po’ d’attenzione, e ogni collaborazione sembra una novità. Ma sino a pochi mesi fa sembrava non esistesse nulla. Nello scorso maggio, ad esempio, si è svolto a Stoccarda uno storico incontro tra oltre 160 movimenti e gruppi da tutta Europa, con una nutrita presenza di quelli italiani. Diecimila i partecipanti, 163 le città europee collegate. Eppure, quasi nessuna traccia sui mezzi nazionali di comunicazione. Una possibile riaggregazione del mondo cattolico in prospettiva politica era l’inevitabile lettura che la stampa ha subito fornito ai gesti pubblici di fraternità, scatenando una ridda di ipotesi. Ma è mancato ancora una volta un doveroso lavoro di approfondimento per capire meglio fisionomia e finalità delle aggregazioni ecclesiali. Padre Giuseppe De Rosa, autore dell’articolo che ha riproposto i movimenti all’attenzione generale, valuta con saggezza l’interesse intorno ai gruppi cattolici. Il motivo che mi ha spinto a trattare dei movimenti – ci precisa – è che essi sono oggi un fatto ecclesiale di estrema importanza, che è necessario conoscere nella sua realtà. Sui movimenti si scrive molto oggi, ma non sempre in maniera obiettiva ed esatta. Ci sono entusiasti e denigratori. Il gesuita, che aveva affrontato il tema già nel 1981, ha posto in rilievo nel suo recente lavoro anche alcuni problemi che l’apparizione dei movimenti ha suscitato nella comunità cattolica, e sui quali parecchi vescovi ritornano con una certa frequenza. Io vi ho aggiunto – spiega De Rosa – un commento, notando che talune tensioni, esistenti negli anni scorsi, in alcuni luoghi si vanno attenuando. Più delicati ritiene che siano i problemi di ordine canonistico, relativamente ai sacerdoti e ai religiosi appartenenti ai movimenti, ma penso che anche ad essi si possa trovare una soluzione. La sua convinzione resta quella ribadita in chiusura del suo accurato articolo. I movimenti, se con il nuovo di cui sono portatori, hanno fatto sorgere interrogativi, taluni di difficile soluzione, sono stati e sono per la chiesa una fonte di rinnovamento e uno stimolo a compiere la sua missione di evangelizzazione e di salvezza degli uomini in maniera più efficace e più adatta alle esigenze e alle sfide dei tempi nuovi. SEGNALI INNOVATIVI Si avvertono segnali nuovi e consolanti , ha scritto mons. Betori, segretario della Cei sulla prima pagina di Avvenire il 15 agosto scorso. L’oggetto della sua attenzione sono i movimenti e le associazioni ecclesiali. Perché tanto autorevole e pubblico interessamento? Mons. Betori lo spiega subito: Va salutata una nuova stagione di convergenza tra le diverse aggregazioni che compongono il mondo laicale cristiano. Le contrapposizioni del passato, rileva, sembrano oggi lasciare il passo a uno stile non solo di pacifica contiguità, ma di operosa ricerca di incontro, di confronto, di collaborazione. Per Betori, si aprono tempi d’effettiva fraternità, in cui il dono dell’uno arricchisce tutti. E questo, senza nulla togliere alla specificità di ciascun percorso e al carisma di cui ogni aggregazione è custode. Il tutto, nell’orizzonte di comunione di ciascuna chiesa locale. Quello che Betori ravvisa più in profondità è che questa stagione sta facendo emergere un modo nuovo di esprimersi da parte del mondo cattolico . E ne evidenzia la portata. La convergenza che sortisce dal comporsi delle diversità non appare di per sé meno capace di dire il mistero cristiano di fronte al mondo. Frase di enorme valore, che esprime il riconoscimento di un apporto innovativo e fecondo in fatto di testimonianza. Ma il segretario della Cei si spinge più in là: Anzi, per certi versi ne può illustrare ancora meglio il volto di unità e cattolicità. Sulle pagine del quotidiano cattolico si è subito aperto un dibattito. I primi due interventi (due donne: scelta o casualità?) confermano e specificano quanto rilevato da mons. Betori. Comincia a risultare visibile nella Chiesa italiana – ha osservato Paola Bignardi, presidente dell’Azione Cattolica – un processo che caratterizza questa stagione come un indice chiaro ed esplicito di novità. Fattori portanti sono, per lei, la consapevolezza di ciò che unisce come elemento che precede ciò che distingue e il desiderio di fraternità come sigillo della comune fede nel Vangelo. Commenta: E i vescovi, per fortuna, lo rilevano . Poi passa dalle costatazioni agli impegni. A questo processo occorre dedicarsi con responsabilità e delicatezza, consapevoli che la Chiesa italiana ne ha bisogno: per una testimonianza nel mondo, che chiede la credibilità di uno stile di comunione e di fraternità; ma anche per una stagione nuova di soggettività del laicato, disponibile a vivere la sfida di un dialogo inedito con la società. Non ci sono dubbi per Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari. Questa esperienza di comunione è frutto di un filo d’oro intessuto dallo Spirito Santo. Motivo? Non potevamo certo immaginare dove ci avrebbe condotto quell’invito del Papa a portare frutti maturi di comunione, lanciato in piazza San Pietro alla vigilia di Pentecoste del ’98, al primo grande incontro dei movimenti e delle nuove comunità. Da allora è sorto l’impegno – e la Lubich è stata una delle artefici – a costruire con passione la comunione con gli altri movimenti nelle diverse Chiese locali, non solo in Italia, ma nel mondo. L’onda di comunione ha coinvolto anche gruppi e associazioni di altre Chiese cristiane, aprendo nuove prospettive per il cammino verso la piena unità dei cristiani. Il grande appuntamento di Stoccarda del maggio scorso – oltre 160 aggregazioni cattoliche, evangelico-luterane, anglicane e ortodosse di tutta Europa – ne è stata una riuscita tappa. E la politica non ne è estranea. Molti politici contano sull’apporto dei movimenti spirituali, perché sia alimentata quell’anima forte che sola può sostenere il grande progetto politico di unificazione del continente.

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