Sorgi ricorda Giordani
«Avevo iniziato a conoscerlo nei miei anni di liceo dalle pagine de La città murata e dalle colonne di «Fides», di cui ancora conservo l’annata 1938.
Presi a trattarlo direttamente dal 1956, in un corridoio di Montecitorio, un mattino di fine inverno. Fu un incontro esitante: solo ad agosto nacque amicizia in un convegno a Fiera di Primiero, un paesino nella Val Cismon (da una lapide lessi che quasi due secoli avanti vi era nato Luigi Negrelli, primo progettista del canale di Suez).
Ero capitato nel mezzo di un popolo pensante e gioioso, intento a comunicarsi le più varie storie dell’anima, sotto un cielo luminosissimo in un tripudio di verde, fiori, acque, cui sovrastavano pallide, le Pale di S. Martino.
Sentii che lo chiamavano “Foco”. Lo ascoltai più volte in riunioni pubbliche e lo vedevo trattare con tutti. Mah! – pensavo – quel fuoco delle polemiche che l’hanno reso noto, vampante nel suo linguaggio ricco e innovativo, non mi pare erompa più dalla sua bocca. E mi chiedevo quale altro fuoco egli fosse.
Ben presto cominciai a capire.
Ero entrato in Parlamento nelle stesse elezioni del 1953 che lo avevano “licenziato” – cosi dirà nelle sue memorie1. Ma potevo incontrarlo ugualmente per i corridoi di Montecitorio, dov’era rientrato come consulente della biblioteca. Lo incrociavo di rado, ché poco disertava il suo ufficio, situato all’ultimo piano. E non avevo mai osato parlargli, finché non l’abbordai quel mattino di buon’ora nel corridoio deserto, io e lui soli, per dirgli che m’indirizzava a lui una comune conoscente a ché mi parlasse di un certo movimento.
Non me ne parlò. Però nell’agosto trentino scoprii che l’invito rivoltomi nella mia città da altri a riossigenarmi l’anima di quell’aria dolomitica, era partito da lui: non aveva cancellato quel nostro incompiuto dialogo romano.
Discreto, sommesso, quasi timido, parlandomi più con il tratto che con le parole, mi è stato davanti per un quarto di secolo. Pochi sono stati i colloqui personali. Mai mi ha raccontato di sé, delle sue vicende, della storia che aveva contribuito a costruire nella politica, nella cultura, nella Chiesa.
Mai più avrei immaginato di scrivere una storia di lui: sarei stato strapieno di domande da porgli su fatti, persone, rapporti, tempi, motivazioni profonde, che oggi mi affanno a ricostruire (e non sempre si giunge a risposte piene).
Mi corre l’obbligo di precisar subito che non sono uno storico di professione: sì, ho curato studi e ricerche storiche, con lezioni e una dispensa su Chiesa e Stato nei secoli2, con qualche articoletto e due saggi sullo sviluppo della dottrina sociale cristiana3 e un altro – forse anche pretenzioso – di storiografia4; ma non posso dire di aver preparazione specifica su tale disciplina.
Mi riescono utili in buona misura gli studi di sociologia, di cui sono stato docente per anni e che, per essere viva, ha bisogno di ricorrere molto spesso al metodo storico. Mi sono aiutato anche tramite letture di maestri delle discipline storiche e col chiedere ad alcuni di essi, più per me accessibili, consigli e valutazioni, consegnando a qualcuno le cartelle della presente biografia già composte ed autorizzandoli anche ad utilizzare le mie ricerche nei loro scritti su Giordani5.
Il mio farmi storico di Giordani non e avvenuto per mia iniziativa, ma perché sono stato chiamato da persone molto autorevoli. Ho accettato, pur consapevole dei miei limiti, ma col dovuto impegno, a cominciare dal mio trasferimento familiare vicino alla sede centrale del Movimento di cui il personaggio tiburtino e confondatore: lì avrei trovato il suo archivio con abbondante materiale di studio, oltre che molti e validi collaboratori e testimoni.
Staccandomi per quanto possibile dalla visuale personale di lui amico e maestro, da lunghi anni lo vado analizzando su carte scovate in archivi e biblioteche anche fuori d’Italia, e fra la mole di libri, opuscoli, saggi, articoli da lui composti. Cerco di conoscerlo al di là di come vive caldo – e limitato – nella memoria mia e di quanti l’hanno frequentato personalmente. Cerco di scoprirlo attraverso documenti e testimonianze, per leggerlo e raccontarlo più ampio e completo e vero – voglio dire, obiettivamente – in sé e nel suo tempo. Si cercherà, naturalmente, di rappresentarlo attraverso il filtro della ricerca storiografica; e non sarà ignorato il dibattito ecclesiale, culturale e politico, che lo coinvolse in temi e problemi, che oggi sembrano presentare molte punte di rinascente interesse.
Dopo averne compilato un breve profilo storico e spirituale subito dopo la sua dipartita6, ho iniziato dal 1985 una serie di pubblicazioni – articoli, saggi, introduzioni, un’antologia e qualche ristampa – a cui si sono aggiunte una biografia (1994) nella celebrazione del centenario della nascita e la recentissima “storia dell’anima” (2003) in vista del processo canonico che andava ad iniziare.
A questo punto, ho ripreso in mano le vecchie cartelle (poco meno di 400) del “dattiloscritto inedito”, per rivederle e aggiornarle con un piano d’opera ridimensionato alla prima parte della sua vita».
Tommaso Sorgi
Da Igino Giordani, Storia dell'uomo che divenne Foco di Tommaso Sorgi (Città Nuova, 2014)
1 Cf. I. Giordani, Memorie d’un cristiano ingenuo, Citta Nuova, Roma 1981, p. 144.
2 T. Sorgi, Storia dei movimenti sociali cristiani, Istituto Internazionale Mystici Corporis, Loppiano, Incisa Valdarno 1967; id., Il pluralismo e lo stato, in AA.VV., Pluralismo, moda o rivoluzione?, Citta Nuova, Roma 1971, pp. 43-92; id., Azione cattolica e fascismo negli ultimi anni del regime, in «Rivista abruzzese di studi storici dal fascismo alla resistenza», 2-3 (1983), pp. 51-61.
3 Id., Apostolato dei laici ed impegno cristiano nel mondo, in AA.VV., La “Mater et Magistra” e i problemi attuali del mondo, Citta Nuova, Roma 1962, pp. 107-116; id., Sviluppo della dottrina sociale cristiana nell’Enciclica, in Populorum progressio, «Quaderni di Ekklesia» 1 (1967), pp. 18-39; id., Il volto umano del lavoro (leggendo la “Laborem exercens”), in «Nuova Umanita» 22-23 (1982), pp. 25-52; id., Christifideles laici, in «Nuova Umanita» 63 (1989), pp. 3-8.
4 Id., I movimenti sociali cristiani: considerazioni storiografiche, in «Ekklesia» 3 (1967), pp. 19-42.
5 Ho avuto l’onore di vedere citato il mio “dattiloscritto inedito” in C. Vasale, Il pensiero sociale e politico di Igino Giordani. La politica come professione e come vocazione, Citta Nuova, Roma 1993, pp. 40-41, 45, 106, 115 ed altre.
6 T. Sorgi, L’eredita che ci ha lasciato, in «Citta Nuova» 9 (1980), pp. 56-57.