Sophia global studies: formare al dialogo e alla pace
«Un vero e proprio laboratorio permanente per dialoghi, studi e collaborazioni su temi come l’unità, la comunione, la fraternità, la pace e il dialogo, tutti cruciali per affrontare le sfide che il mondo di oggi presenta – ha affermato presentando la mattinata inaugurale Paolo Frizzi, coordinatore accademico dell’iniziativa, che ha ricordato come – il motivo di sviluppare ricerca e formazione su temi globali sia da ricercare in quegli elementi caratterizzanti mostrati dall’Istituto universitario Sophia nei dieci anni della sua attività accademica, che si è imposto come un’istituzione trans-disciplinare, internazionale e interculturale».
Europa, religioni e identità, tra globalizzazione e frammentazione, le tematiche toccate dalla lezione inaugurale da Olivier Roy, docente e politologo dell’Istituto universitario europeo di Fiesole, che ha illustrato come le divisioni interne all’Europa odierna appaiano crescenti anche per quanto riguarda le pratiche delle comunità religiose nella società secolare: «Le nazioni dovrebbero prendere seriamente lo spazio chiesto dalle religioni – ha affermato, sottolineando come – la questione non riguardi solo la libertà (privata) di credo ma anche di pratica (pubblica) della religione».
Due le tavole rotonde di esperti, che hanno spaziato tra diverse discipline accademiche e provenienze culturali, segno tangibile dell’impegno di Sophia negli studi internazionali, interculturali e interreligiosi. Alla prima, concentratasi sull’apporto delle religioni e moderata da Israa Safieddine, ricercatrice musulmana-sciita di origine statunitense rappresentante del Centro Islamico di Inghilterra (Londra), hanno partecipato Fabio Petito, docente di relazioni internazionali all’Università di Sussex, Adnane Mokrani, teologo musulmano-sunnita del Pisai e Roberto Catalano, del Centro per il dialogo interreligioso del Movimento dei Focolari.
La seconda, sul tema dell’Europa nel mondo in trasformazione e moderata da Arooj Javed, dottoranda a Sophia, ha visto i contributi di Léonce Bekemans, docente di studi europei nonché titolare della Cattedra Jean Monnet ad personam presso l’Università di Padova, Esther Salamanca Aguado, docente di diritto internazione all’Università di Valladolid, e Annette Pelkmans–Balaoing, docente di economia internazionale e dello sviluppo alla Erasmus university di Rotterdam.
«Il Centro Global Studies può offrire una prospettiva innovativa e interdisciplinare, uno spazio di formazione che può ispirare soluzioni per le sfide e opportunità dell’oggi – ha affermato Bekemans, secondo il quale – la sfida più pressante consiste nel trovare un nuovo equilibrio tra diversità e unità in un mondo globalizzato, che tenga conto dei cambiamenti economici, storici, sociali e politici a livello internazionale, ma rimanendo fedeli ai principi della solidarietà».
Mokrani ha poi sottolineato l’importanza di trovare un linguaggio comune atto a «scoprire insieme i valori comuni senza imporre i propri», mentre Petito ha evidenziato come le comunità religiose «abbiano un ruolo da giocare nel costruire una nuova unità che il mondo secolare sembra faticare a produrre nel campo nelle relazioni globali, colmando un vuoto che Sophia Global Studies può riempire».
«Sophia global studies nasce da un percorso cominciato tre anni fa – spiega l’ambasciatore Pasquale Ferrara, presidente del neonato Centro – con il lavoro di un nucleo di ricerca che si è occupato di un aspetto che sarà uno dei filoni principali: il ruolo delle religioni nello scenario internazionale in trasformazione. Spesso la narrazione mediatica che riceviamo presenta le religioni quasi come portatrici di influenze negative, fattori critici che fomenterebbero violenza. In realtà c’è tutto un impegno delle religioni a favore della pace, dell’ambiente, del dialogo, nel tentativo di favorire tutt’altro che uno scontro di civiltà, bensì terreni d’incontro tra le diverse culture».
Oltre a questo primo filone di ricerca, un secondo campo d’interesse riguarderà lo studio dell’Europa, che vive una crisi non solo economico-finanziaria ma d’identità, che spinge verso la frammentazione più che l’integrazione. «Come leggere oggi l’Europa a 60 anni dai Trattati di Roma, quali sono le sue prospettive e qual è il contributo che la società civile può dare per renderla più democratica e vicina ai cittadini – prosegue -, sono le domande di fondo».
«Siamo pienamente coscienti che non abbiamo bisogno di globalismo ma di universalismo, ma abbiamo voluto riferirci ai Global studies perché abbiamo bisogno di mettere insieme tutti i diversi fattori che giocano un ruolo sullo scenario universale – conclude Ferrara – per fornire un programma poliedrico per saper comprendere e intervenire sui temi che investono la vita quotidiana di tutti».
Per informazioni sulle iniziative, è possibile visitare il sito o seguire le news su Twitter e Facebook.