Sono fuori dal tunnel!

Piccole avventure di inizio dell’anno scolastico. Ma la scuola non era gratuita? 
Tunnel
Come inizio dell’anno scolastico non c’è male. Prima procedura richiesta ai genitori che hanno figli nella scuola elementare: calcolare l’Isee che sta per “indicatore di situazione economica equivalente”. È l’indicatore che determina la situazione economica di una famiglia, in base al quale si possono richiedere prestazioni agevolate di natura sanitaria o sociale. Nel mio caso la riduzione del contributo per la mensa scolastica dei miei due figli.

 

Dall’anno scorso, infatti, il Comune di Roma ha raddoppiato la tariffa mensile, portandola da 40 ad 80 euro. L’attestazione Isee è rilasciata dai Caf, centri di assistenza fiscale gratuiti. Qui scatta il primo permesso dal lavoro e almeno un’ora di tempo consumato. L’attestazione Isee va, poi, consegnata al proprio Comune di residenza, unitamente ad altri moduli da compilare in loco. Nel mio municipio di competenza sbrigano solo 200 pratiche al giorno, legate ad altrettanti numeri da ritirare all’ingresso.

 

L’ufficio apre alle 8 e 30. Sono arrivato alle 7 e 45 ed ho preso solo il numero 53. Per prendere il biglietto numero 1 un signore è arrivato alle 6 e 30. Scattano almeno altre due ore di attesa e di permesso dal lavoro. Ultima tappa: la ricevuta del Comune di Roma che indica l’importo esatto della rata da pagare in base al reddito, va consegnata presso la segreteria scolastica. Un’altra ora di permesso.

 

Per due figli e un reddito medio sono, dunque, almeno 100 euro mensili. La lezione curriculare di musica e attività motoria, all’interno del consueto orario di lezioni, si paga. Sono rispettivamente 55 e 32 euro all’anno. Sapone, carta igienica, rotoli di carta assorbente da cucina, materiali vari, risme di carta e altro sono a carico delle famiglie e si pagano con un fondo cassa organizzato dal rappresentante scolastico. Spesa media annuale, compresi i costi delle gite, 150 euro l’anno.

 

La merenda da portare a scuola può costare un euro al giorno. I bambini che fanno tempo pieno, rimangono a scuola fino alle 16 e 30, ma i genitori che lavorano entrambi non possono prenderli prima delle 18. Si devono affidare, quindi, nel caso di mancanza di parenti, alle baby sitter (circa 8 euro l’ora), al dopo scuola (45 euro mensili) o a corsi organizzati con l’ausilio di cooperative nella fascia oraria dalle 16 e 30 alle 18.

 

Un corso di ginnastica artistica o attività sportiva costa 35 euro al mese, un corso di pittura o canto 25 euro al mese. In genere c’è una combinazione tra le tre ipotesi. Nel mio caso, la spesa si aggira sui 180 euro mensili per due bambini. Includendo tutte le spese si arriva ad una spesa annua di circa 4 mila euro. E i libri, nella scuola primaria, sono ancora gratuiti!

 

Le forme di risparmio nascono dalla cooperazione tra famiglie. Le feste con date di compleanno ravvicinate si accorpano, si comprano i materiali scolastici – colla, penne, colori, quaderni –, in grande quantità all’ingrosso a prezzi di costo, si scambiano vestiti usati ancora in ottimo stato utilizzabili per i figli minori.

 

Alla fine permane un ragionevole dubbio: ma la scuola dell’obbligo non era gratuita? «Sono fuori dal tunnel» – cantava Caparezza –, ma, forse, non intendeva quello scolastico della Gelmini.

 

(dal blog In stile sobrio di Aurelio Molè)
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