Sonny Colbrelli trionfa nella Parigi-Roubaix
Sonny Colbrelli da Desenzano del Garda, per Bahrain Victorious, si aggiudica l’edizione numero 118 della Parigi-Roubaix, classica in linea di 258 km, 55 dei quali sul celebre pavé, ossia la pavimentazione stradale formata da cubetti di pietra o porfido. Certo, più che una corsa ciclistica, sembrava a tratti una gara di sopportazione tra fanghiglia e spossatezza, con sagome del tutto coperte da fango che ricordavano più improvvisati soccorritori che atleti su due ruote. Questo, almeno, potranno ricavare ancora una volta gli almanacchi dalle foto che immortalano i ciclisti all’arrivo. La prima edizione disputata ad ottobre diventa qualcosa di epico a causa della pioggia: i settori di pavé diventano uno sfiancante tracciato di sassi, mota e pozzanghere, rendendo ancora più imprevedibile la contesa, che si accendeva a un centinaio di chilometri dalla conclusione, quando Wout Van Aert piazzava una prima accelerazione.
Con il belga rimanevano però quasi tutti i migliori, compreso Colbrelli, parso subito in grande forma fisica e mentale. Nella Foresta di Aremberg, Van der Poel imponeva l’andatura, con il bresciano subito alla sua ruota, mentre Van Aert perdeva terreno. Qui il trentino Gianni Moscon si dimostrava il più in palla, in testa già nel settore 12, continuando la propria azione verso Mons-en-Pévèle: vantava più di un minuto di vantaggio sul primo gruppetto di inseguitori, composto da Van der Poel, Colbrelli, Vermeersch, Van Asbroeck e Boivin, ma nell’arco di pochi chilometri prima una sfortunata foratura, poi una caduta, lo vedevano ripreso e staccato sul Carrefour de l’Arbre, dove attaccavano Van der Poel e Colbrelli, che torano sull’asfalto in testa, con Florian Vermeersch.
Il terzetto dispiegava le sue forze finali al Velodromo, dove a lanciare la volata era Vermeersch. Ma Colbrelli faceva valere le sue doti da sprinter, resistendo al tentativo di rientro di Van der Poel per tagliare il traguardo in prima posizione e scoppiare in lacrime di gioia in un inferno sportivo di fango per pochi temerari. Dato che l’ultimo italiano a vincere in questa classica del Nord era stato Andrea Tafi nel 1999, la volata vincende di Colbrelli sui due compagni di fuga, il belga Florian Vermeersch favorito alla vigilia e l’olandese Mathieu Van Der Poel, acquisisce straordinaria importanza. Chiude al quarto posto Moscon. «Per me è un sogno, una leggenda, ma ero al limite» sono state le prime dichiarazioni a caldo di Colbrelli: una maschera di fango esordiente nella classica del Nord, arrivato alla volata finale al velodromo con le ultime forze. «Il belga è partito ma sono riuscito a riprenderlo e a superarlo negli ultimi metri. Nelle zone di pavè cercavo di stare sempre davanti e ci sono riuscito” ha spiegato alla fine».
Da Colbrelli, complimenti doverosi per Moscon, davvero sfortunato protagonista tra i pavé infangati e i vogli che via si coprivano di terra bagnata, vedendo scivolare persino le moto degli operatori tv. Ma il sole torna sempre, anche sulla livida Roubaix e, dopo l’Inghilterra, anche il Belgio comincerà a pensare che l’Italia sia una sorta di maledizione sportiva, dopo questa fantastica estate dello sport per il Belpaese. «Ho attaccato quando mancavano 90 chilometri all’arrivo – ha continuato Colbrelli – poi ho seguito van der Poel e ho fatto uno sprint eccezionale, per me è un sogno. Moscon è molto forte, è partito molto presto, ma dietro eravamo un bel gruppo ed eravamo uniti. Non partiamo mai favoriti, ma alla fine vinciamo sempre noi».
La prima delle donne
Lizzie Deignan è la prima donna invece a scrivere a lettere cubitali il proprio nome nell’albo d’oro della mitica Roubaix: finalmente, la classicissima del nord è stata aperta anche alle donne, partite dalla cittadina francese di Denain e chiamate ad hanno affrontare i 116,4 chilometri che portavano al velodromo di Roubaix. La britannica ha fatto il vuoto già al primo dei 17 settori di pavé vanificando l’inseguimento dell’olandese Marianne Vos. Terza la nostra Elisa Longo Borghini, quinta Marta Bastianelli. Onore a queste atlete, 132 per l’esattezza, in grado di proporsi nella corsa più tormentata con ben 17 settori di pavé.