Something good

È uscito nelle sale cinematografiche con 170 copie un film, prodotto in Italia, di respiro internazionale per le tematiche affrontate, il cast e l’ottima fattura
Locandina di Something good

Dopo il successo in tv – quasi 6 milioni e mezzo di telespettatori e uno share del 25 per cento – con la miniserie Adriano Olivetti – La forza di un sogno, Luca Barbareschi porta nelle sale cinematografiche con la Casanova Multimedia Something good (Qualcosa di buono). La pellicola, infatti, è un film di denuncia sulle sofisticazioni alimentari, su ciò che inconsapevolmente mangiamo a danno della nostra salute. La trama si snoda secondo i canoni del thriller e di una storia d’amore ben confezionata, senza pause narrative e con un coinvolgimento emotivo sempre maggiore. Sorprende la qualità della sceneggiatura e la realizzazione per un film internazionale, fatto più unico che raro nel noto provincialismo della produzione nostrana. Saverio D’Ercole è il produttore creativo del film.

Perché la scelta di questo tema difficile che apparentemente sembra lontano, ambientato ad Honk Kong, per sofisticazioni alimentari che riguardano apparentemente solo l'Asia e l'Africa? Perché il cittadino italiano medio dovrebbe interessarsene?
«In realtà la multinazionale di cui si parla nella pellicola ha sede in Cina, ma l’argomento ha un interesse mondiale. La storia, infatti, inizia con l’arrivo di un cargo pieno di cibo adulterato al porto di Gioia Tauro, in Calabria, ma poi il traffico di alimenti assume una diffusione, anche nel film, che coinvolge tutto il mondo. L’ambientazione ad Honk Kong ha come scopo non soltanto la credibilità – lo scandalo del latte alla melamina uccise diversi bambini in Cina qualche anno fa –, ma anche quello di fare un film internazionale, operazione che riesce difficilmente nel nostro cinema. In ogni caso il tema della sofisticazione alimentare è lo sfondo del film, confido nel fatto che lo spettatore possa lasciarsi coinvolgere dalla tematica universale che ha a che fare con la fiducia e con l’amore».

Qual è la molla della redenzione di Matteo? È credibile che l'amore per una donna faccia gettare dietro le spalle un passato da criminale?
«Matteo, interpretato da Luca Barbareschi, è un trafficante di cibo adulterato che, come tanti malviventi, non ha la percezione (o non la vuole avere) delle conseguenze del suo delinquere. Il film gioca su questo: mette Matteo in relazione diretta con il dramma che il suo “mestiere” può causare. A questo va aggiunto che, ritrovandosi coinvolto in un omicidio e imbattendosi in una donna che lo attrae, Matteo ha l’occasione di fare un bilancio della sua vita e chiedersi che cosa vuole dal suo futuro. Quindi non è solo l’amore ad agire in Matteo, ma anche la “scoperta” che forse non è solo un delinquente, ma un criminale. In definitiva raccontiamo la storia di un farabutto, che si arricchisce con le frodi alimentari, che incontra una donna e capisce che quella è l'ultima occasione che ha per dare un senso diverso alla sua vita. Una storia universale con un tema attualissimo, un thriller per il pubblico maschile, una storia d’amore per il pubblico femminile, un film di qualità per uno spettatore che cerca qualcos’altro oltre alla commedia. Un film che non delude le attese».

Ecco il trailer

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