Solo la pace è santa, non la guerra

Si è concluso l'incontro per celebrare i 30 anni dell'assise convocata da Giovanni Paolo II. Una compagine variegata si è riunita nella piazza storica degli appuntamenti interreligiosi. Il richiamo forte di papa Francesco, di Bartolomeo I e degli altri leader religiosi
assisi

Sì avvicina l'incontro nella piazza inferiore. Centinaia di persone scendono o salgono verso la basilica del Poverello. È un piccolo popolo di gente che crede nel dialogo interculturale e interreligioso. Non sono solo aderenti di Sant'Egidio ma anche di altri gruppi ecclesiali o di nessun gruppo. Ma gente che ritiene logico, in un'epoca di conflitti, impegnarsi per la pace. Artigiani di pace.

 

La preghiera è centrale qui ad Assisi. Si prega per la pace. Ebrei, musulmani, buddhisti, cristiani... si riuniscono tra correligionari per invocare Dio, ogni fede secondo i propri riti. Fa impressione vedere gli islamici nelle sale del sacro convento, gli oomoto nei giardini attorno alla basilica superiore, i cristiani in quella inferiore… Un mondo in preghiera, tanti mondi in preghiera per la pace. Non per invocare il proprio Dio contro qualcuno. Ma solo ed esclusivamente per invocare la pace.

 

Parole del papa come sua meditazione nella preghiera ecumenica dei cristiani: «Le parole di Gesù ci interpellano, domandano accoglienza nel cuore e risposta con la vita. Nel suo 'ho sete' possiamo sentire la voce dei sofferenti, il grido nascosto dei piccoli innocenti cui è preclusa la luce di questo mondo, l'accorata supplica dei poveri e dei più bisognosi di pace… Chi si preoccupa di rispondere loro? Essi incontrano troppe volte il silenzio assordante dell'indifferenza, l'egoismo di chi è infastidito, la freddezza di chi spegne il loro grido di aiuto con la facilità con cui si cambia un canale in televisione». Il tono è chiaro: non c'è pace se non si va verso i poveri.

 

L'intera compagine per la pace, compagine inerme e mite, si riunisce nella piazza storica degli appuntamenti interreligiosi di Assisi. L'intuizione di Giovanni Paolo II non è appassita in questi 30 anni di guerra. Tutt'altro. Lo sottolineano il vescovo locale, il padre guardiano del convento, il fondatore della Comunità di Sant'Egidio, cioè gli organizzatori. Ma lo dicono ancor più le migliaia di persone presenti, militanti e fedeli, turisti e preti delle varie fedi. «Le religioni sono chiamate a una maggiore audacia per la pace col dialogo», dice Andrea Riccardi.

Colpisce la presenza del patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, ormai frequentemente accanto a papa Francesco. Le sue parole sono decise, anche autocritiche, e l'invito alla pace viene sostanziato da concetti precisi. Così afferma che non c'è pace senza rispetto, senza reciproco riconoscimento, senza giustizia e senza collaborazione.

 

Dopo i rappresentanti di diverse religioni – musulmani, ebrei, buddhisti… – la parola più attesa è quella di papa Francesco. Dice: «Dio ci chiede di affrontare la grande malattia del nostro tempo: l'indifferenza». Ancora: «Noi non abbiamo armi. Crediamo però nella forza mite e umile della preghiera». Niente conflitto: «Senza sincretismo e senza relativismi, abbiamo invece pregato gli uni accanto agli altri». Una dichiarazione forte: «Solo la pace è santa e non la guerra». Concretezza, invoca Bergoglio: «La nostra strada è quella di immergerci nelle situazioni e dare il primo posto a chi soffre». Infine le quattro declinazioni della pace: «Perdono… Accoglienza… Collaborazione… Educazione». Così Assisi continua.

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