Solo la fraternità può scongiurare la tragedia della Grecia. Cioè dell’Europa
Sulla strada da percorrere per uscire dalla crisi esistono differenze sostanziali tra le misure offerte dal governo greco e quelle necessarie secondo i vertici europei a guida tedesca. Gira in rete il testo delle proposte elleniche corretto in rosso secondo una modalità ben conosciuta dagli utilizzatori del programma di scrittura word. Il primo ministro greco Alexis Tsipras si è rivolto alla Nazione indicendo un referendum in tempi brevissimi (domenica 5 luglio) affermando che « alcuni partner e membri delle istituzioni non sono interessati a raggiungere un accordo praticabile e utile per tutte le parti, ma piuttosto vogliono l’umiliazione del popolo greco» perché al suo governo «è stato chiesto di accettare una proposta che aggiungerà un nuovo insopportabile peso sulle spalle del popolo greco, e che metterà a repentaglio la ripresa dell’economia greca e della società, non solo alimentando l’incertezza, ma anche esacerbando ulteriormente le disuguaglianze sociali». Per questo motivo Tsipras ha invitato «a decidere, con la sovranità e dignità che vuole la storia greca, se dovremmo accettare l’esorbitante ultimatum che chiede una rigorosa e umiliante austerità senza fine, e senza la prospettiva di poterci reggere in piedi, socialmente e finanziariamente. Dobbiamo rispondere all’autoritarismo e alla dura austerità con la democrazia, con la calma e con decisione. La Grecia, la culla della democrazia, deve inviare un clamoroso messaggio democratico alla comunità europea e mondiale».
La tensione è altissima. Secondo Luigi Campiglio, professore di politica economica all’Università cattolica di Milano, con la vittoria del “no” referendario all’ultimatum comincerebbe l’agonia dell’euro con l’uscita progressiva, nell’ordine, di Portogallo, Italia e Spagna. Insomma il contagio sarebbe inarrestabile in una situazione aperta a diversi scenari. Per Campiglio, ad esempio, con il ritorno alla moneta nazionale (dracma) si avrebbe un grande disordine nel breve periodo e «una spinta gigantesca» al turismo nel lungo periodo assieme al recupero della competitività.
Aleggia in maniera implicita, per molti, la necessità di una qualche forma di soluzione in extremis davanti al pericolo di una turbolenza sociale che può sfociare in una tragedia umanitaria capace di sconvolgere equilibri geopolitici e militari consolidati.
Secondo Leonardo Becchetti, professore di economia politica all’Università di Roma 2, il contagio sembra scongiurato perché ormai in Europa «le istituzioni monetarie fanno le regole, stampano la moneta e usano ormai quasi appieno le loro munizioni sui mercati finanziari. Hanno pertanto infinitamente più armi degli speculatori che, come branchi di iene, attaccano solo prede deboli e malate», ma solo la prove dei fatti ci dimostrerà «se e come, il quantitative easing rafforzato sarà in grado di proteggere gli altri Paesi dell’area euro dal "contagio"».
Abbiamo rivolto a Becchetti, esponente di punta dell’economia civile, alcune domande a partire dall’editoriale su Avvenire dove ha esplicitamente e realisticamente chiamato in campo la fraternità come unica soluzione di un dilemma altrimenti irrisolvibile.
Come se ne può uscire senza rotture traumatiche o “colpi di stato”?
«Se davvero le parti hanno intenzione di non precipitare verso il default e l’uscita dall’euro occorre ripristinare una fiducia reciproca »
In che modo?
«Come sempre avviene in questi casi tramite uno "scambio di doni" che deve avvenire simultaneamente»
A quali condizioni si può evitare la catastrofe?
«A mio giudizio servirebbe da parte dell’Unione europea la decisione di procedere con un consistente condono del debito mentre la Grecia potrebbe accettare alcune richieste dei creditori tali da non provocare ulteriore un’ austerità che si è rivelata inutile e nociva».
Luigino Bruni su cittanuova.it ha invitato la Germania (e l’Italia) a ricordare il condono dei debiti ricevuto dopo la seconda guerra mondiale. I paragoni storici si moltiplicano in queste ore..
«Sicuramente quel momento storico teneva conto della lezione del tragico esempio di “giustizia senza fraternità” avvenuto alla fine della Prima guerra mondiale. La Germania sconfitta si ritrovò allora con un debito impossibile da rispettare sperimentando una forte umiliazione che condusse alla caduta della Repubblica di Weimar e all’avvento funesto del nazismo. Ma anche senza ricorrere alla storia, basterebbe il buon senso di non poter pretendere il rimborso integrale del credito da un debitore allo stremo. Senza il ripristino di un clima di benevolenza e fiducia reciproca la situazione rischia di peggiorare. Anche perché la maggioranza dei greci ha votato per Syriza dato che le risorse ricevute dalle varie istituzioni definite “Troika” erano state utilizzate per salvare i crediti delle banche straniere e non per rispristinare le condizioni necessarie all’economia per ripartire. Senza una fraternità reale il sogno europeo rischia di implodere».