Solidarietà dei vescovi europei all’Ucraina

I vescovi dell’Unione europea (Ue), attraverso una ferma dichiarazione della Presidenza della Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea (COMECE), esprimono la sentita solidarietà al popolo ucraino, che da più di tre anni soffre per quella che viene definita «l’ingiustificabile invasione su larga scala da parte della Russia», in un momento in cui il panorama geopolitico rimane caratterizzato da instabilità e incertezza, considerando soprattutto il rapido cambio di passo della politica estera degli Stati Uniti, che è arrivato a sospendere gli aiuti militari a Kiev.
I vescovi europei esprimono, innanzitutto, «gratitudine ai decisori dell’Ue per aver fornito un sostegno umanitario, politico, economico, finanziario e militare senza precedenti all’Ucraina e al suo popolo negli ultimi anni». Essi, inoltre, apprezzano «gli instancabili sforzi delle organizzazioni della società civile, tra cui molte organizzazioni di ispirazione religiosa, e dei cittadini europei nel mostrare gesti concreti di solidarietà con le persone che soffrono per le conseguenze della guerra».
Secondo la Presidenza della COMECE, «la lotta dell’Ucraina per la pace e la difesa della sua integrità territoriale non è solo una lotta per il proprio futuro», poiché «il suo esito sarà decisivo anche per il destino dell’intero continente europeo e di un mondo libero e democratico».
Per questo, i vescovi europei considerando che la guerra è entrata in un nuovo capitolo, chiedono all’Ue e ai suoi Stati membri di «rimanere uniti nel loro impegno a sostenere l’Ucraina e il suo popolo», tra «le crescenti complessità geopolitiche e l’imprevedibilità delle azioni intraprese da alcuni membri della comunità internazionale», senza però citarne alcuno.
I vescovi, però, stigmatizzano l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia come «una palese violazione del diritto internazionale», laddove «l’uso della forza per alterare i confini nazionali e gli atti atroci commessi contro la popolazione civile sono ingiustificabili e richiedono inoltre una conseguente ricerca di giustizia e responsabilità».
Del resto, «una pace integrale, giusta e duratura in Ucraina può essere raggiunta solo attraverso i negoziati», mentre «qualsiasi sforzo di dialogo credibile e sincero deve essere sostenuto da una forte e continua solidarietà transatlantica e globale e deve coinvolgere la vittima dell’aggressione: l’Ucraina», respingendo fermamente ogni «tentativo di distorcere la realtà di tale aggressione». Infatti, «per essere sostenibile e giusto, un futuro accordo di pace deve rispettare pienamente il diritto internazionale ed essere sostenuto da efficaci garanzie di sicurezza per evitare che il conflitto si riaccenda».
Nello specifico, i vescovi europei ritengono che un «accordo di pace deve stabilire le condizioni necessarie per garantire che le famiglie ucraine possano di nuovo riunirsi e vivere una vita in dignità, sicurezza e libertà nella loro patria sovrana e indipendente», senza dimenticare la necessità di ripristinare il tessuto sociale ucraino, rafforzare la coesione sociale e avviare un percorso di riconciliazione a lungo termine, nel quale sostenere e tutelare i diritti di tutte le comunità, compresa la minoranza russofona. Ancora, spetta alla comunità internazionale il continuo sostegno all’Ucraina nella ricostruzione delle infrastrutture distrutte, al quale è chiamata anche la Russia, definita nuovamente come aggressore.
Infine, in merito alla ricerca dell’Ucraina di un futuro all’interno dell’Ue e alle riforme interne realizzate a tale scopo, i vescovi europei chiedono all’Ue di «portare avanti il processo di allargamento in modo tempestivo ed equo insieme agli altri Paesi candidati», nella speranza che l’Ue «rimanga fedele alla sua vocazione di essere una promessa di pace e un’ancora di stabilità per il suo vicinato e per il mondo», seppure i nuovi assetti geopolitici che si stanno delineando sembrino andare proprio nel senso opposto ad un futuro allargamento dell’Ue ad Est sostenuto dai vescovi.
Mons. Mariano Crociata, presidente della COMECE, in una recente intervista ad Agensir, ha parlato di «uno spettacolo ignobile che capovolge la realtà», facendo credere che la vittima sia il carnefice. Egli è conscio che «la sfida al di sopra di ogni altra è quella di porre fine alla guerra, ma le condizioni alle quali tale fine si profila appare ben lontana dalla pace giusta auspicata da tutti noi fin dall’inizio».
Purtroppo, la realtà è capovolta. Anzi, quella realtà costruita con la fine del secondo conflitto mondiale non esiste quasi più. I vescovi europei dovranno prima o poi prenderne atto. Di sicuro ne ha preso atto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che su X ha dichiarato di voler «reiterare l’impegno dell’Ucraina per la pace», stigmatizzando l’incontro avuto alla Casa Bianca con il presidente americano Donald Trump e il vicepresidente JD Vance, incontro che «non è andato come sarebbe dovuto andare», affermando che è deplorevole che sia andato in quel modo, auspicando «una futura cooperazione e una comunicazione costruttiva».
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