Soldi e famiglia: paghetta sì o no?

Secondo Giovanna Paladino, direttrice del Museo del Risparmio di Torino, attribuire una piccola somma di denaro ai figli può essere utile affinché imparino a gestirlo in maniera autonoma e responsabile
Foto Pexels

Mentre sono in fila al supermercato, sento una vocina che chiede: «Mamma quanto costa questo?». Voltandomi mi ritrovo ad osservare un bambino di circa 6 anni e la sua mamma alle prese con la scelta di un giochino, le monete che tiene in mano non sono sufficienti per quel peluche. Pochi secondi di silenzio mentre si guardano negli occhi e poi: «Cosa possiamo comprare allora con questi soldini?», domanda ancora alla mamma che, con serenità, gli indica alcuni oggetti sullo scaffale. Lui si ferma ad osservare, riflette silenziosamente mentre la signora pazientemente aspetta e gli sta accanto, poi allunga la mano ed esclama: «Questa!», mentre afferra una palla tutta colorata ed un bel sorriso appare sul suo viso.

Forse qualcuno davanti a questa scena starà provando un po’ di tristezza per quel “peluche mancato” e si sta chiedendo se proprio non si potesse far nulla per accontentare quella richiesta; qualcun altro sarà commosso dal modo in cui il piccolo ha dovuto gestire la sua frustrazione, o magari ci sarà chi è stupito dalla capacità del bambino di scegliere un giocattolo accessibile per le sue risorse e starà pensando: «Giusto. Bisogna insegnare il valore del denaro!». 

Va bene comunque, non c’è un modo giusto o uno sbagliato di sentire, ma probabilmente quello che proviamo può dirci qualcosa su come viviamo il nostro rapporto con il denaro, individualmente e in famiglia. Un rapporto che è molto influenzato da come i nostri genitori a loro volta lo hanno vissuto, dall’ansia o dalla non curanza o dalla serenità che avevano quando dovevano affrontare una spesa, da come parlavano dei soldi e da come in famiglia sono state gestite situazioni di restrizioni o di benessere.

Ascoltando alcuni dei giovani che incontro nella mia stanza di terapia, mi accorgo che parlare di soldi in famiglia non è sempre facile, eppure è fondamentale per diventare adulti consapevoli delle proprie risorse e per saperle amministrare. Seppure ciò che ancor più delle parole influenza il modo di vivere e vedere il denaro è, come sempre, soprattutto l’esempio. I nostri figli, sin da bambini, apprendono come muoversi nel mondo osservando come fanno gli adulti di riferimento e percepiscono lo stato d’animo che ci abita in quel momento e che connota il nostro modo di agire.

Mentre osservavo quel bambino al supermercato non ho potuto fare a meno di pensare a Luca, alla sua fatica nel riuscire a gestire la sua indipendenza economica spendendo più di quanto potrebbe, abituato com’era a ricevere soldi dai suoi genitori “al bisogno”. Ho pensato alla vergogna con cui Alessandra mi racconta che lei non sa gestire il suo denaro adesso che lavora e percepisce uno stipendio, perché non è mai stata abituata a farlo e vive con la costante preoccupazione di sperperare i suoi averi mandando in rosso il conto corrente. Entrambi pensano che se da piccoli avessero ricevuto una paghetta da gestire sarebbe stato diverso, adesso saprebbero regolarsi meglio.

Giovanna Paladino, direttrice del Museo del Risparmio di Torino, sostiene che tra gli strumenti da adottare per educare i figli a un uso responsabile del denaro, il primo che possiamo utilizzare è “la paghetta” a partire già dall’età scolare. La paghetta, dice Paladino, è un importo attribuito in maniera periodica che deve servire per cose non necessarie alla sopravvivenza (a quelle devono pensare i genitori!), ma per piccoli sfizi, per le uscite con gli amici, per conservarli per comprare qualcosa di più costoso, permette di imparare ad amministrare il denaro. Anche trovandosi a volte davanti a delle piccole scelte su come spenderlo in modo da imparare a dare delle priorità.

Avere del denaro da amministrare offre un’altra importante possibilità, quella di posticipare una spesa. Scegliere come utilizzare i soldi, piuttosto che chiederli al bisogno, insegna a mettere da parte un po’ della paghetta per realizzare il desiderio di qualcosa. In questo modo non solo si allena la pazienza, dovendo aspettare per poter acquistare, ma si alimenta anche il desiderio che renderà ancora più gratificante e piacevole ciò che si otterrà. Naturalmente la paghetta, continua Paladino, dev’essere commisurata alla situazione economica familiare, all’età dei figli e ai bisogni ad essa legati e, sottolinea, non bisogna controllare come i soldi vengono spesi, poiché se l’obiettivo è raggiungere l’autonomia nella gestione dei soldi, devono essere i figli a decidere come utilizzarli. I genitori possono, giustamente, vigilare, ma a distanza, ed intervenire laddove necessario.

È ciò che quella mamma ha fatto con il suo bambino. È stata accanto, senza lasciarlo solo davanti alla sua scelta e senza scegliere per lui, aiutandolo a capire cosa rientrasse nelle sue possibilità e rispettando i suoi tempi con fiducia nella sua capacità di trovare la sua soluzione.

Probabilmente è ciò di cui avrebbero avuto bisogno Luca e Alessandra ed è ciò che da genitori possiamo offrire ai nostri figli. Certo, se è qualcosa che non abbiamo ricevuto sarà più difficile per noi replicare questo modello, ma i nostri figli ci danno la possibilità di spingerci oltre i nostri limiti, per amore nei loro confronti. Possiamo allora cogliere l’occasione per crescere nella consapevolezza di noi stessi e sperimentandoci insieme a loro in modo nuovo.

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