Sofia Gentile, Alfiere della Repubblica

Sono ventinove. Uno in meno del numero massimo. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito il titolo di “Alfiere della Repubblica” a giovani minorenni che «per comportamento o attitudini, rappresentano un modello di buon cittadino».
Il Presidente Sergio Mattarella consegna l'Attestato d’Onore a Sofia Gentile Alfiere della Repubblica, Roma, 13 maggio 2024. ANSA/ UFFICIO STAMPA QUIRINALE/ FRANCESCO AMMENDOLA

La cerimonia di premiazione degli “alfieri” del 2023 si è svolta il 13 maggio al Quirinale. Mattarella ha ricevuto i ventinove ragazzi e ha avuto per loro parole di affetto e di stima. Li ha definiti “testimoni di solidarietà”. Perché nella loro vita non si sono chiusi in sé stessi ma hanno agito per dare qualcosa agli altri, per mettersi a disposizione del prossimo, specie nei momenti del bisogno.

«Pronunciamo di rado questa parola: fraternità – ha detto Mattarella –. Viene da tanti ritenuta di significato esclusivamente religioso, quando non un’ingenua illusione di anime sognanti. Ma non è così. Non bisogna avere complessi o ritegno nel pronunciare questa parola. E nel viverla. La pace – cui tutti diciamo di aspirare – si costruisce anzitutto a partire dalla vita di tutti i giorni, dall’incontro con chi ci è vicino, anche se chi ci è vicino in quel momento è uno sconosciuto, che incontra per caso la nostra strada».

Tra i giovani “alfieri” c’è chi si è messo a disposizione e ha agito con coraggio e altruismo per aiutare e salvare vite umane in occasione della recente alluvione in Emilia Romagna. C’è chi ha salvato un’anziana praticando sulla strada un massaggio cardiaco e le manovre di salvataggio. Alcuni sono di origine straniera e questo rende più bello il loro agire e la loro dedizione.

Oggi raccontiamo la storia di Sofia Gentile. Oggi Sofia ha già 19 anni e frequenta il primo anno del corso di laurea in Psicologia sociale e del lavoro a Padova. Il premio le è stato assegnato «per aver saputo veicolare attraverso la musica l’importanza della cultura della legalità. Il canto all’unisono delle voci del suo coro è diventato strumento di coesione sociale».

Nella sua città, Vittoria, nel Ragusano, spesso agli onori della cronaca per vicende poco liete, Sofia ha avviato insieme a un gruppo di coetanei un progetto di legalità denominato “Noi posso”. Si tratta – si legge nel sito del Quirinale – «di un coro composto da bambini provenienti da realtà socio-economiche difficili e da bambini che frequentano l’oratorio del quartiere, ai quali Sofia cerca di trasmettere l’importanza dell’armonia. Se una voce sopraffà le altre, il gruppo stona. La sua energia ha contagiato, in poco tempo, tanti volontari, ora impegnati attraverso il linguaggio universale della musica a parlare di legalità, sentimenti e sostenibilità».

Il progetto del coro “Noi posso” nasce dall’esperienza di Rondine, Cittadella della Pace. Ancora studentessa liceale, Sofia ha frequentato il suo quarto anno del liceo a Rondine, per poi tornare nella sua città e conseguire la maturità classica. E qui è nato il progetto. Sofia ha radunato i suoi amici, ha raccontato loro del suo desiderio di fare qualcosa per i bambini più emarginati. «Il progetto e il nome del coro nascono a Rondine, un’esperienza che ha segnato la mia vita – racconta Sofia – è uno dei progetti della rete di “Itaca”, che supporta iniziative di natura sociale avviate dagli studenti del quarto anno e da tutti coloro che poi restano collegati a Rondine. Tornata a Vittoria è nata, nella mia scuola, la “sezione Rondine” e poi è nata l’idea del coro.

Ho trovato la collaborazione di altri amici, universitari e liceali: Gabriele Di Falco, Valerio Latino, Francesco Adamo, Erika Giacchi, Federica Di Raimondo. La maestra Gianna Rizza ci ha guidati e diretti nell’aspetto musicale, e non solo. Sono coinvolti i ragazzi ospiti della cooperativa Iride, che frequentano il coro e i volontari che ci aiutano. L’obiettivo è di far crescere i bambini, anche in situazioni di disagio, all’insegna dei valori di legalità. Ma le canzoni parlano anche di cura dell’ambiente, di emozioni, di diversità, di educazione alla tolleranza. È un po’ il significato del nome “Noi posso”. L’azione di ciascuno a partire dal “noi”, la vita all’insegna della collaborazione, il rifiuto di ogni atto di sopraffazione».

Che cosa ha significato la nomina di Alfiere della Legalità?
«Una notizia che mi ha lasciato senza parole. Quando sono stati resi noti i nomi e mi è arrivata la notizia mi trovavo a Rondine per la selezione dei giovani del nuovo quarto anno, di coloro cioè che lo frequenteranno il prossimo anno. E Rondine, ancora una volta, mi ha aiutata ad accogliere questa notizia, a metabolizzare la sorpresa. Rondine mi ha offerto lo spazio e il tempo per il silenzio e la riflessione, per accogliere quanto era accaduto per poter poi comunicare agli altri e fare esplodere la gioia insieme a tutti. Questo premio non è solo mio perché il coro “Noi posso” è un progetto che portiamo avanti insieme, coinvolge almeno quindici persone».

La maglietta regalata a Mattarella da parte del coro “Noi posso”. Fonte: Sofia Gentile

Cosa ti ha detto il presidente Mattarella?
«Mi ha fatto i complimenti e ha detto il suo apprezzamento per la musica corale. Poi, in un momento più informale, ho potuto dirgli dei doni per lui che avevamo portato da parte dei bambini del coro: una maglietta con i volti di tutti i bimbi e il presidente Mattarella nelle vesti di “direttore del coro”, realizzata da Davide Piloto, una maglietta con il nostro logo e con le firme di tutti i bambini, e un breve video che racconta l’esperienza del coro. È stato un momento emozionante, Mattarella mi ha ascoltato con interesse e mi ha ringraziato».

L’esperienza di “Noi posso” coinvolge molti giovani di Azione Cattolica. Un progetto di donazione e di amore per la città che nasce da un’esperienza cristiana condivisa?
«Sì, c’è anche questo. Ma sono coinvolti anche altri. Con gioia ho scoperto a Roma che tre tra gli “alfieri” premiati sono di Azione Cattolica. Mi ha dato una grande gioia».

Gabriele Di Falco è uno dei promotori del progetto, insieme a Sofia fin dai primi momenti. «Dopo l’esperienza a Rondine, Sofia è tornata a Vittoria con grande entusiasmo. Ci ha detto della sua voglia di fare qualcosa per i bambini ed è nato questo progetto, che Rondine ha sostenuto economicamente. La parrocchia di San Giovanni Bosco ha messo a disposizione i locali. È stata un’esperienza travolgente e coinvolgente. Siamo partiti per dare, ma abbiamo ricevuto molto di più. Ho scoperto che spendersi per le generazioni più giovani permette di dare, ma ricevi molto di più.

I bambini si approcciano a temi come la legalità con una visione diversa da noi, priva di schemi. Non hanno i freni degli adulti. Ho scoperto il loro punto di vista e questo mi ha arricchito, mi ha dato molto. Le varie esperienze, i vari momenti, mi hanno dato tanto: l’esibizione in parrocchia, poi nella sede della cooperativa e, per ultimo, nella piazza di Scoglitti, nell’estate 2022. Era un’esperienza che cresceva sempre di più. E mi ha aiutato a capire ciò che vorrei fare nella vita: vorrei studiare medicina e – se possibile – lavorare in cooperative al servizio degli altri».

Una chicca. Una nota in più. Una notizia nella notizia. Una coincidenza non solo casuale. Sofia ha studiato a Rondine grazie ad una borsa di studio messa a disposizione per uno studente siciliano dalla “Fondazione per l’arte e la cultura Lauro Chiazzese”, giurista e rettore dell’Università di Palermo. Lauro Chiazzese era il suocero di Piersanti e Sergio Mattarella. Il primo uno dei martiri della mafia, “alfiere di legalità”. Il secondo oggi è il presidente della Repubblica.

Il Presidente Sergio Mattarella con i nuovi “Alfieri della Repubblica”, Roma, 13 maggio 2024. Foto: ANSA/ UFFICIO STAMPA QUIRINALE/ FRANCESCO AMMENDOLA

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