Soffia ancora il vento caldo di Pina Bausch

Nella cittadina tedesca di Wüppertal proseguono fino a maggio gli spettacoli per i quarant’anni della storica compagnia del Tanztheater di Pina Bausch. Tra questi “Bamboo blues”
“Bamboo blues”

Si tratta di un vero e proprio evento monumentale per quantità di proposte e per durata (è iniziato a settembre e terminerà a maggio), oltre che per importanza. Che richiama pubblico da ogni parte del mondo. I quarant’anni della mitica compagnia di Pina Bausch, il Tanztheater Wüppertal, sono festeggiati con la ripresa di titoli di repertorio e recenti della vasta produzione dell’amata artista tedesca, accompagnati da eventi collaterali: film, concerti, mostre, workshop, incontri. Tutto a Wüppertal (con alcuni appuntamenti a Essen e Düsseldorf), la cittadina della Rhur, sede storica della compagnia che qui lavora ancora, anche dopo la scomparsa, quattro anni fa, della loro guida. Molti gli spettacoli, dicevamo, in programma. Tra questi Bamboo blues, una delle ultime creazioni della Bausch, del 2007.

Un vento imprendibile soffia per tutto lo spettacolo muovendo i bianchi velari del fondale. Folate che muovono i lunghi capelli delle donne usati come prolungamento dei loro magnifici corpi danzanti. Vento che spinge i danzatori sempre in corsa, da soli o in coppia trascinando il partner, quasi ad inseguire lo spirito dell'aria, con le braccia ondeggianti come canne o con le bende sugli occhi.

Se in molte creazioni di Pina Bausch un elemento materico (terra, erba, mattoni, garofani, acqua, tronchi d'albero…) ingombrava la scena, qui sono i sentimenti e l'aria, con la sua leggerezza quasi palpabile, a determinare l'atmosfera. Bamboo blues è dedicato all'India, secondo quel metodo di ricognizione urbana per ritratti-omaggio alle città del mondo iniziato, con Roma, nel 1986 con Viktor. Metodo che nasceva da lunghe residenze nel luogo prescelto dal quale i danzatori estraevano, con il paziente procedimento maieutico della Bausch, il succo profondo delle emozioni e delle immagini evocate in ciascuno, poi manipolate e assemblate dalla coreografa, e fatte vivere sulla scena. Non per offrirci quadri bozzettistici, ma per svelare scenari interiori, sollecitazioni nascoste, schegge di una porzione di mondo che raccontano l'uomo. Dove ricerca d'amore, conflitti di coppia, solitudine, sopraffazione, paure e desideri, ossessioni quotidiane e bisogno di comunicare, sono motivi ricorrenti. Sono tasselli in libertà di un mosaico umano e geografico che si compone per somma di pezzi, per accumulo fantastico ed emotivo, per susseguirsi di scene dalla atmosfere ora solenni, ora buffe, ora sofferte.

Eppure dell'India, restituita con pudore, ritroviamo molte citazioni: colori, gesti, sensualità. E immagini in movimento. La fanciulla tenuta in piedi come una divinità; una coppia di Bollywood in pose cinematografiche; gli effluvi coi vapori d'acqua; la testa d'elefante del dio Ganesh nei giochi di gruppo; l'asceta che avanza con dei rami tenuti in equilibrio sulle spalle e la testa; la natura lussureggiante nelle proiezioni sugli enormi veli scorrevoli. Ma tutto questo, ed altro ancora, viene trasfigurato continuamente in danza. Assoli soprattutto. Rilassati e velocissimi. Strepitosi. Abbandonata quella di gruppo, la danza è espressione di solitudine interiore, di spiritualità, di un'intimità che s'apre sugli altri. Specialmente in duetti.

Dalla sfilata di moda con il sari intrecciato, all'allegro oziare, ai baci sonori raccolti poi in profumo. E se non mancano scene accennate che rimandano a violenze culturali o a contrasti fra uomo e donna sempre nell'affannosa ricerca d'amore, queste sono attutite da morbide prese fisiche: come la donna che saltando in corsa sopra una sedia viene presa in volo dal partner atterrando sopra di lui. Sequenze tutte, insieme ad altre delle ultime creazioni, che riflettono il congedo da un passato trascorso a setacciare paure, tic, ansie, durezze e ostilità della vita. Una visione rappacificata dell'esistenza di Pina. Che il vento caldo e leggero di Bamboo blues sembra aver portato via lasciando solo sulla scena un candido letto vuoto. Di bamboo.

“Bamboo blues”, regia e coreografia Pina Bausch, scene e video Peter Pabst, costumi Marion Cito. Alla Opernhaus di Wuppertal (D).

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