Società italiana e guerra mondiale a pezzi
A due anni dal cambiamento d’epoca segnato dall’invasione russa dell’Ucraina, sabato 24 febbraio, in più di 110 città in Italia, sono in programma iniziative e manifestazioni all’insegna di proposte concrete sintetizzate da Rete pace e disarmo.
Ma il caso che è emerso in tutta la sua evidenza riguarda la reazione della polizia a Pisa contro un corteo, sembra non autorizzato, di studenti delle scuole superiori scesi in piazza per chiedere lo stop ai bombardamenti su Gaza. Fatti che vanno approfonditi e che hanno portato alcune reti associative ad andare in una piazza affollata di più di 5 mila persone per esprimere solidarietà ai giovani.
Quanto accaduto a Pisa è la conferma di uno stato di tensione diffuso nella società. Come già evidenziato più volte su cittanuova.it, a partire dallo scatenamento del conflitto in Ucraina si è resa sempre più palese la corsa alle armi già in atto da decenni su scala mondiale, con il ruolo significativo del nostro Paese che rientra tra i primi 10 esportatori di sistemi d’arma a livello planetario.
È ormai in dirittura d’arrivo in Parlamento una modifica della legge 185/90 che poneva dei limiti all’esportazione di armi verso i Paesi in guerra e/o che violano i diritti umani, con il corollario di rendere meno trasparenti i dati relativi al coinvolgimento del sistema bancario con la filiera bellica.
La conoscenza pubblica di tali dati ha reso possibile anche ai singoli cittadini di aderire alla campagna di disinvestimento nelle “banche armate” promossa dalle riviste missionarie, cioè da quelle realtà della Chiesa cattolica che conoscono gli effetti del commercio di armi sulla carne viva delle popolazioni colpite da guerre dimenticate, come quello in Sudan.
L’Italia è inoltre impegnata ad aumentare la propria spesa militare in linea con le direttive della Nato per dotarsi di quella capacità di intervento ovunque la sicurezza occidentale è messa in crisi. Rientra in questa strategia la notizia del via libera della commissione Difesa della Camera all’acquisto dalla Germania di 132 carri armati e 140 mezzi corazzati Leopard. Un’operazione che vede coinvolti l’azienda tedesca Kmw assieme all’italiana Leonardo e alla società Iveco del gruppo Exor (eredi Agnelli).
Di fronte a tali scenari le manifestazioni diffuse del 24 febbraio 2024 avanzano proposte puntuali che solo l’iniziativa politica può raccogliere.
Prima fra tutte la richiesta di un immediato cessate il fuoco in Ucraina e nella Striscia di Gaza. Con riferimento al conflitto in corso nel centro dell’Europa che appare senza vie di uscita si propone l’apertura verso «una soluzione politica e non militare della guerra in Ucraina, per porre fine all’illegale occupazione russa e per costruire le condizioni di libertà, democrazia, convivenza e di sicurezza comune per l’Europa intera».
Riguardo alla tragedia in atto in Terra Santa si richiede «la liberazione degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi, la fine dell’assedio e dell’isolamento di Gaza, il libero accesso agli aiuti umanitari e l’assistenza alla popolazione palestinese, il riconoscimento dello Stato di Palestina, la fine dell’occupazione e della violenza in Cisgiordania».
Nella piattaforma condivisa da numerose associazioni anche «lo stanziamento dello 0,7% del Pil a favore della cooperazione allo sviluppo, la promozione di conferenze regionali di Pace sotto l’egida delle Nazioni Unite, per ricostruire convivenza e sicurezza nelle regioni martoriate da guerre in Medio Oriente e in Africa, che coinvolgono milioni di persone che vengono uccise, espulse dalle proprie case, impoverite, costrette alle migrazioni forzate».
Inoltre, su quello che potremmo chiamare il fronte interno, si chiede all’Italia di aderire al Trattato di messa al bando delle armi nucleari e di operare per «la riduzione immediata delle spese militari a favore della spesa sociale, sanitaria, per la tutela ambientale del territorio e per una difesa civile e nonviolenta» oltre alla «riconversione dell’industria bellica, che sta traendo immensi profitti dalle guerre e dai conflitti armati».
Una sorta di contro agenda che costituisce un banco di confronto in vista delle decisive elezioni europee dell’imminente giugno.
All’interno dei numerosi eventi collegati al 24 febbraio si è posta l’iniziativa “Guerra alla Guerra” promossa da Movimento dei Focolari e Caritas nella sala consiliare del comune di Ciampino il 23 febbraio a partite dal dossier “Pace – resistere alla cultura egemone della pace” pubblicato dalla rivista Città Nuova.