Società e politica: novità e contaminazioni

In riferimento all'articolo di Michele Zanzucchi "Cosa c'è di nuovo?"

Nell’articolo di Michele Zanzucchi ("Cosa c’è di nuovo?", del 17-03-2010), in termini essenziali e lucidi si coglie proprio nel segno, in riferimento al tema del rinnovamento contemporaneo, soprattutto nell’ambito della politica italiana.

Il rinnovamento nella vita reale: personale, dimensione sociale e impegno politico (e culturale) non è questione tanto di parole, quanto di comportamenti concreti e coerenti.

 

A partire, però, da un convincimento profondo che orienta tutta l’esistenza, liberandola dal carcere ignobile di un appiattimento melmoso verso la trivialità più bassa nel linguaggio, nell’agire interpersonale e nell’attività pubblica.

Questo convincimento profondo e rigeneratore sembra completamente annientato, fino all’azzeramento quasi totale e incosciente, nello stile di vita di non poche persone che si trovano ogni giorno sotto gli occhi di tutti (ora anche negli orecchi di tutti con le intercettazioni…). 

 

Ecco  allora che il diluvio delle parole inautentiche e ipocrite si mostra irresistibile e rimane sempre più arrogante sulla scena, occupandola con il  suo gorgo limaccioso. La situazione, poi, diventa ancora più paradossale e confusa quando chi si agita sulla cresta di quel gorgo si proclama difensore di principi e valori a suo dire legati all’ideale di vita e di società "cristiane". Siamo di fronte al tentativo di contaminazione più fraudolenta.

 

Per questo risulta decisivo riflettere sul "nuovo", che da sempre evoca e guida a qualcosa di genuino e autentico che si stacca dal vecchio inteso come non più adeguato, inattendibile e non più creativo.

Lo aveva ben compreso Paolo che, dopo aver conosciuto il Cristo come modello di umanità universale per una prospettiva di vita davvero "umana", in primo luogo, e quindi anche "religiosa", affermava: "Se uno è in Cristo (vero uomo universale) è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove" (2 Cor. 5, 17).

Non c’è più Giudeo né Greco, uomo e donna, straniero e cittadino. Insomma, le differenze che opprimono non devono essere ritenute più come "potenze supreme".

 

Al loro posto si può scegliere e costruire la libertà sincera di realizzare concretamente e politicamente il bene intimo e autentico personale connesso profondamente con quello comune.

A presto

Enzo Giorgi

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