Società crisi e opportunità

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È ovvio che il 2008 passerà alla storia come l’anno della crisi finanziaria globale, del crollo di un certo modello di capitalismo, ecc. Questa crisi, però, nasconde crisi ben più profonde. Anzitutto la crisi ecologica. Se non se ne prende atto, questa sarà la vera catastrofe che nessuna tecnologia potrà impedire. Esiste un limite nella natura. Dobbiamo cambiare: da una dissennata produzione quantitativa ad una qualitativa di beni utili, con il risultato di uno sviluppo sostenibile per il pianeta; e, per noi, un modo di vivere più sano. E poi la crisi alimentare. Naturalmente investirà tutti, ma in modo particolare i Paesi poveri. Quelli ricchi devono smettere di pensare di controllare il mondo con la forza. Davanti alle folle affamate non tengono né muri, né leggi restrittive. Questo è il momento di ripensare in modo efficace la distribuzione della ricchezza, di regolare con leggi sagge i guadagni facili, le retribuzioni esorbitanti, le buonuscite vergognose. Ma perché non puntare lo sguardo su alcuni dei tanti eventi positivi di quest’anno? Riguardo ai diritti umani, (60° anniversario) spicca la moratoria sulla pena di morte dichiarata dall’Onu e accolta da molti Paesi. E poi il trattato per la messa al bando delle bombe a grappolo, firmato a Oslo da cento Paesi. Cresce poi nelle varie società il rifiuto della guerra e il desiderio della pace. Non si accettano più le dichiarazioni che invocano l’uso della forza come soluzione ai problemi. L’opinione pubblica non gradisce il programma della creazione dello scudo stellare in Europa o la corsa al nucleare dell’Iran. Segnaliamo la crescita della democrazia in America Latina. Pur con difficoltà e involuzioni, il suo processo di integrazione inizia a trovare istituzioni e strutture partecipative sempre più idonee – come la creazione della Banca del Sur – per favorire gli scambi economici ed energetici e creare una moneta unica. Le Olimpiadi di Pechino ci hanno aperto gli occhi sulla Cina: la sua grande civiltà, il suo moderno percorso storico, travagliato sì, ma foriero di aspetti positivi. La Cina è entrata sulla scena del mondo. Alla luce di questi e di altri segnali, questa crisi, più che una catastrofe, può diventare un’opportunità. La globalizzazione può trasformarsi in vera interdipendenza, in solidarietà per affrontare insieme tante sfide. La storia ci convoca tutti ad un atto di fiducia responsabile che significa superamento dei gretti egoismi individuali, corporativi, nazionali, per una visione – questa sì, moderna – dell’umanità come corpo, come famiglia.

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