Slovenia di nuovo al bivio

La crisi di governo inaspettata prospetta un 2014 con quattro tornate elettorali consecutive. Scontri politici e vicende giudiziarie segnano il passaggio delicato comune ai Paesi dal recente passato totalitario. Ieri il presidente Borut Pahor ha incontrato a Roma Giorgio Napolitano
Zoran Janković

Al recente Congresso di Slovenia positiva – partito a capo del governo della coalizione di sinistra – è stato eletto presidente Zoran Janković (nella foto), sindaco di Lubiana, provocando così non solo la divisione del proprio partito, ma anche il crollo del governo guidato da Alenka Bratušek fino ad allora presidente dello stesso partito. Questi fatti hanno provocato una profonda crisi politica, ormai fuori dal controllo sempre attento della “vecchia” nomenclatura che, da dietro le quinte, cerca abilmente di gestire il Paese, così come avviene negli altri Paesi ex comunisti dell’Europa orientale.

Il crollo del governo di Alenka Bratušek ha preso di sorpresa tutti gli attori politici. Al momento nessuno dei partiti, da quelli della coalizione al governo o dell’opposizione alle nuove formazioni che potrebbero nascere da alcuni movimenti di sinistra, è sufficientemente preparato per elezioni anticipate nei vari distretti elettorali.

Negli annali dello Stato sloveno, l'anno 2014 sarà ricordato come l’anno delle elezioni, perché si andrà alle urne ben quattro volte: il 25 maggio per le elezioni europee, l'8 giugno per il referendum sulla controversa legge sull’accesso agli archivi segreti relativi agli atti della  polizia politica durante il regime, in autunno per le elezioni locali ed ora anche per le elezioni parlamentari anticipate.

Come di consueto in casi simili, ogni partito politico sta cercando di conquistarsi una posizione strategica favorevole a cominciare dalla data della competizione elettorale. Alcuni preferirerebbero andare a votare prima dell'estate, mentre altri sono propensi a rinviare dopo  le vacanze. La Costituzione è, ad ogni modo, chiara nel prevedere l'impossibilità di andare alle urne durante le feste e il periodo estivo.

Nel campo politico si fanno sentire gli effetti della crisi globale e il dibattito verte sulla incompiuta privatizzazione di alcune delle aziende statali più redditizie (Telecom, Assicurazioni, Banche, il Porto di Koper, l’Aeroporto di Ljubljana…)  e su uno scandalo politico (il caso “Patria”, dal nome di una società finlandese tirata in ballo) che ha paralizzato l’attività di Janez Janša, considerato “l’eroe nazionale dell'indipendenza” e attuale capo del maggiore partito dell’opposizione. Janša è stato recentemente condannato a due anni di carcere ma l’iter del processo ha ricevuto forti critiche per la presenza di soli indizi senza altre prove materiali. Qualcuno paragona il caso del politico sloveno a quello della Tymoshenko in Ucraina. Intanto è stato presentato a favore di Janša il ricorso per l’applicazione della protezione giudiziaria presso la Corte costituzionale ed è  pronto il ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo.

La Slovenia, in tutte queste traversie, esprime la sfida di una società e di un'Europa diversa, dove  possa emergere non la prevalenza dei flussi finanziari e degli istituti bancari, ma il lavoro onesto, la solidarietà e il sincero sforzo per il bene comune.

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