Slotmob. Fraternità e comportamenti virtuosi
Il Movimento dei Focolari in Italia sostiene lo Slotmob indetto per il prossimo 7 maggio. Ci potremmo chiedere perché, cosa abbia a che fare un movimento ecclesiale con un’iniziativa di questo tipo. I motivi che ci spingono sono molteplici.
Come è stato detto, il gioco d’azzardo è una patologia sociale frutto di una cultura individualista e sostenuta da logiche finanziarie di accumulo di denaro. Abbiamo ascoltato quanto le nostre città siano deteriorate da questi stili economici, sociali e culturali.
Il Movimento dei Focolari, sebbene sia composto da persone di tutte le culture e convinzioni, affonda le sue radici nel Vangelo e da lì ha tratto una spiritualità decisamente orientata all’amore del prossimo, portato nel suo pieno sviluppo alla reciprocità. Tanto che la sua spiritualità, comunemente nota come spiritualità di comunione o dell’unità, trova nel dialogo il principale strumento d’azione e ha per fine la costruzione di legami di fraternità nella sfera privata come in quella pubblica.
È una spiritualità nata in una città, Trento, nel pieno della seconda guerra mondiale, che vive nella città e per la città, per risanare le lacerazioni dei legami sociali e stabilirne di vitali con tutti gli abitanti: ricchi e poveri, adulti e giovani. Direi di più. L’intento della fondatrice dei Focolari, Chiara Lubich, e di quanti con lei hanno dato vita a questo Movimento, era agli inizi proprio quello di risolvere il problema sociale di Trento, dove la guerra aveva allargato il fossato tra chi aveva i mezzi per vivere e chi no. Non avevano mezzi per farlo, ma una prassi derivata dal Vangelo: quella di condividere il poco che si aveva in cibo, vestiti, disponibilità economiche, con chi possedeva ancora meno. Una prassi che, forse, può essere una risposta ai mali sociali della nostra società, gioco d’azzardo compreso.
Oggi come allora il nostro sguardo come Movimento si posa senz’altro dove c’è una fragilità, un rapporto reciso, una logica sociale di iniquità anziché di condivisione, di esclusione e solitudine anziché di inclusione, di solidarietà, di fraternità, come nel caso del gioco d’azzardo.
Ancora. Ci piace e condividiamo il metodo dello Slotmob, sostanzialmente positivo, che sostiene e premia i comportamenti civici virtuosi degli esercizi che rifiutano le slot nei loro locali. Sottolineare il positivo lo rafforza e lo amplifica, rende più sano il tessuto sociale.
Infine ci sembra doveroso impegnarci per arginare questa piaga perché, come dice Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium, «come il bene tende a comunicarsi, così il male a cui si acconsente, cioè l’ingiustizia, tende ad espandere la sua forza nociva e a scardinare silenziosamente le basi di qualsiasi sistema politico e sociale, per quanto solido possa apparire» (E.G. 59).
Può sembrare una battaglia persa e ingenuo pensare di attaccare i poteri forti. Ma siamo abituati a vedere persone con grande resilienza, capaci di costruire rapporti veri e cellule di un corpo vivo e attivo. Conosciamo, perché ne abbiamo fatto più volte l’esperienza, quanto le minoranze attive abbiano la capacità di intervenire in modo significativo. È il protagonismo non di singoli ma di un corpo sociale.
Come dice Papa Francesco: «Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci» (E.G. 223).
Testo della dichiarazione rilasciata durante la conferenza stampa del 12 aprile a Palazzo Montecitorio. Una cronaca della conferenza in questo articolo pubblicato sulla prima pagina di Avvenire del 13 aprile 206