Slot Mob: l’impegno oltre i manifesti
Il dibattito sull’azzardo si fa più intenso. Anche se purtroppo è limitato a quanti già sono no slot e devono mettersi d’accordo, con soluzioni di compromesso, tra le diverse prospettive. Ciascuno dall’azzardo vuole in fondo qualcosa. Pochissimi riescono a dire un secco no a questo fenomeno molto italiano (in senso non positivo) e molto accattivante per chi direttamente o indirettamente ne può ricavare dei vantaggi. Da parte del Governo invece c’è un gran silenzio. E questo rende il dibattito praticamente inesistente.
Il manifesto pubblicato da Avvenire, da Città Nuova e pochi altri il 2 aprile è servito soprattutto, tra i firmatari, a prendere atto delle posizioni dei vari gruppi che stanno contestando la bozza del decreto che darà attuazione all’articolo 14 della delega fiscale.
Ma dubito che sia questo il manifesto che porterà il Governo a dei validi ripensamenti.
Intanto perché il primo ministro Renzi ha dichiarato che il Governo prenderà altri 6 mesi per regolamentare l’intero settore dell’azzardo. E il tempo, si sa, rende fiacco il nemico. Sei mesi di battaglie anti azzardo sono lunghi da sostenere.
Poi perché il manifesto non dice nulla di sostanzialmente nuovo. L’on. Binetti lo ha scritto immediatamente (sempre su Avvenire): i quattro punti del manifesto riproducono i medesimi principi posti al centro del disegno di legge per la prevenzione e la cura della dipendenza da gioco d’azzardo patologico (anche se da oltre un anno questo ddl è fermo in Commissione bilancio, sebbene approvato dalla Commissione affari sociali).
Poi perché una sentenza della Corte Costituzionale dei giorni scorsi ha stabilito chiaramente la legittimità delle restrizioni a carico dei concessionari e dei gestori dell’azzardo. Sarà questa sentenza a dettare legge più del manifesto del 2 aprile.
E ancora: il Tar del Lazio nei giorni scorsi – per un meccanismo processuale – ha di fatto confermato l’obbligo a carico delle società concessionarie di versare nelle casse dello Stato 200 milioni di euro entro il 30 aprile. E se entrano soldi, perché rinunciarvi?
Infine perché la Guardia di Finanza ha diffuso i risultati delle azioni di contrasto all’azzardo illegale affermando che nel 2014 sono state sequestrate oltre duemila e 600 agenzie di scommesse irregolari, un terzo in più del 2013. Quindi la prospettata riforma del settore si rende ancor più necessaria perché – a dire del Governo – una legge di regolamentazione riduce il mercato illegale (anche se i dati ci dicono il contrario: la sanatoria offerta alle sale gioco illegali nello scorso mese di gennaio ha fatto emergere solo 1400 sale scommesse non autorizzate. Secondo una stima delle società concessionarie sono meno di un terzo del totale).
In questo momento il Governo non è affatto un interlocutore del variegato mondo anti slot.Cammina per la sua strada aspettando che gli eventi diano ragione alle proprie posizioni di cui è portavoce il sottosegretario all’economia on. Baretta, che ha la delega all’azzardo. Non è secondario rammentare che la bozza del decreto è uscita dalle stanze del Ministero non certamente per volontà del sottosegretario. Il quale è chiaramente infastidito e innervosito dalle critiche che lo coinvolgono sui social media (Twitter in testa).
Eppure il discorso va approfondito rilanciando al Governo obiettivi che suonano come pure provocazioni ma sono in realtà modelli di gestione dell’azzardo già sperimentati in altri Paesi europei. L’azzardo non è solo problema sanitario o criminale. Prima di tutto è un problema economico.
I promotori di Slot Mob sanno bene che nell’azzardo gli italiani bruciano oltre 90 miliardi di euro all’anno: soldi sottratti all’economia sana, al commercio, all’artigianato, al mondo delle aziende tipicamente italiane (in senso positivo stavolta). Sanno anche che è vergognoso che lo Stato prenda i soldi dai propri cittadini più fragili e vulnerabili e li spenda poi per curarli (quasi 8 sono i miliardi che lo Stato incassa dall’azzardo, 6 sono i miliardi spesi in cure per i malati di azzardo). I promotori di Slotmob sono indignati perché le attività legate all’azzardo sono in mano a società con scopo di lucro che spremono i propri clienti (già poveri e fragili) fino a privarli di tutto, vita compresa. Mentre le sale gioco e le società concessionarie dovrebbero essere gestite con i criteri del no profit ossia senza l’obiettivo di sfruttare il cliente per realizzare il proprio vantaggio economico (come accade in Finlandia, dove il mercato dell’azzardo è gestito da associazioni no profit che ridistribuiscono gli utili nel sociale sotto il controllo di diversi Ministeri statali).
Quindi il movimento Slotmob va avanti con decisione puntando anche a questi obiettivi. Ci diamo appuntamento nei locali senza slot per dare un pubblico riconoscimento al barista virtuoso; protestiamo pubblicamente se ci viene offerto un gratta e vinci negli autogrill, nei supermercati o alla posta; “scioperiamo” e quindi non prendiamo il caffè nei bar con le slot – e diciamo a voce alta perché ne usciamo.
Siamo quasi a 90 slotmob in tutta Italia, alcune città hanno già fatto il bis. Le scelte dei cittadini hanno più forza dei manifesti.