Slot mob a Milano

L'iniziativa di boicottaggio delle macchinette ha riscosso grande successo nel capoluogo lombardo: centinaia le adesioni di cittadini, docenti universitari, rappresentanti delle istituzioni. Intanto si presenta una proposta di legge per premiare i baristi virtuosi che dicono no al gioco compulsivo
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Al civico 29 di Viale Jenner a Milano c’è una sala giochi con alcune vetrine: sono le 8.45 del mattino  e dentro si accendono le luci lampeggianti dei videogiochi. Quattro persone aspettano l’apertura sul marciapiede. Poi entrano velocemente. Intanto arrivano quelli dello Slot Mob, che proprio qui davanti si sono dati appuntamento. Più tardi proprio da questo marciapiede partirà un corteo che percorrerà  alcune centinaia di metri, per concludersi al Caffè Persefone. Arrivano gruppi di ragazzi delle scuole, arrivano genitori. Arrivano in tanti per questa mobilitazione milanese che vuole promuovere «il buon gioco» e dire no alle macchine mangia sodi e distruggi persona. Per la verità già  in Ripamonti e in via Marghera, altri quartieri di Milano i cittadini avevano manifestato contro l’apertura delle nuove sale. Dire no alle slot significa anche dare spazio a quei tanti giochi che ti mettono in relazione con gli altri e non davanti ad un pc o una macchinetta.

Da Milano e da tutta la Lombardia, dopo Biella e Teramo parte questa campagna che percorrerà  l’intera penisola per chiedere anche una normativa nazionale anti-slot. Ivan Vitali delle Acli, uno degli organizzatori della mobilitazione nazionale  spiega il senso di questa manifestazione: «Chiedere una legge che limiti e regolamenti il gioco d’azzardo che giorno dopo giorno sta creando nuove vittime, povertà  e dipendenze. Vogliamo agire subito, senza aspettare i tempi lunghi della politica. Per questo dobbiamo mobilitarci tutti insieme, per premiare "le virtù civili" e soprattutto fare cultura e opinione».

Giuseppe Stallone dal 2007 è titolare del Caffè Persefone, lui le slot le ha messe appena ha aperto il locale, ma dopo due anni, nel 2009 le ha tolte. «Osservavo chi s’avvicinava a giocare, il loro atteggiamento mi pareva non conforme a quello di persone normali: erano impulsivi , tesi. Li vedevo talmente presi dal gioco che provano tristezza nei loro confronti. Allora mi sono detto che non volevo mai e mai più contribuire a creare dei disadattati sociali. Non condanno nessuno, ma non potevo continuare a tollerare quel gioco. Il mio senso etico mi h suggerito di intervenire subito e così ho fatto eliminando le slot». Una decisione che in denaro ha comportato un incasso mensile inferiore di duemila, duemila e cinquecento euro, ma che per lui ha voluto dire uno scatto di qualità. Le persone giocano a biliardino, a freccette, altri rispondono ai test matematici che dimostrano quanto sia statisticamente difficile ottenere il guadagno facile con le macchinette.

Oggi si premia  chi ha scelto di non dare spazio al gioco d’azzardo e si pone l’attenzione su una piaga sociale che sta dilagando. Majorino, assessore ai servizi sociali del comune di Milano,  racconta la sua soddisfazione per questa grande partecipazione: «Finalmente sta crescendo la consapevolezza che dire no a queste forme di lotterie, vuol dire uscire da una forma spaventosa di dipendenza. Il nostro assessorato si è impegnato su tutti i fronti per arginare, per quanto ci è possibile, questa piaga». Intanto, il 15 ottobre dovrebbe approdare in consiglio regionale il progetto di legge «anti slot», contenente una serie di normativa per regolare l’apertura di sale da gioco, ma soprattutto l’introduzione di un marchio per i negozi "slot free" e agevolazioni per le attività commerciali che rinunciano al gioco d’azzardo, e la creazione nelle Asl di unità specializzate per la cura delle ludopatie.

Fabio è qui a manifestare e mentre sorseggia il caffè chiede che non finisca tutto oggi e che sarebbe utile «per noi cittadini creare un manuale di buone pratiche per replicare l'iniziativa di oggi: come avvicinarsi ai baristi? cosa dire? cosa replicare alle eventuali domande e obiezioni? Una delle classiche è: “la macchinetta genera un ricavo di 1.500 euro medi mensili e mi permette di stare in piedi in questo periodo di crisi. E poi la domanda per chi vuole uscire: come svincolarmi dai contratti in essere?».

Giovanni e Betta si consultano « E’ partita una bella storia stamattina, da qui. Non possiamo interromperla, non possiamo lasciar cadere questo messaggio trasversale e importantissimo. Non vogliamo farci schiavi di dipendenze, ma essere costruttori di un futuro migliore». Per il professor Leonardo Becchetti sono stati due giorni (Biella e Milano) eccezionali: «Grazie soprattutto a tutti quelli che, oltre all’elaborazione teorica, hanno fatto la fatica di passare dall’idea all’azione organizzata: Luigino, Gabriele e Luca in primis. Intravedo potenzialità eccezionali per percorsi nelle scuole che usino le materie scolastiche  per un percorso che porti poi i ragazzi come allenamento civico finale ad uno slot mob nella loro città  o nel loro quartiere. Basta portare quello che abbiamo visto e sentito a Biella e Milano dentro le classi». L’appuntamento di  Milano è stato significativo, sabato prossimo 5 ottobre si ripete a Monza alle 11.30 al bar della Piazza».

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