Skullbreaker Challenge, che idiozia!

Si sta diffondendo velocemente l’allarme per un nuovo gioco. Meglio conosciuto in Italia come "sgambetto spaccatesta", sta raggiungendo il suo apice tra gli adolescenti grazie al social network TikTok.

Circola in queste settimane attraverso WhatsApp, Facebook, Instagram la Skullbreaker Challenge, l’ennesima nuova sfida nata da Tik-Tok che rischia di spopolare tra i giovanissimi.

Come avvenuto anche su altre piattaforme, TikTok, che sempre più attrae i ragazzi, diventa molto spesso sede di challenge – sfide collettive nelle quali un utente della piattaforma invita tutti gli altri a replicare balli, coreografie o altre azioni di vario genere. Solo che “skullbreaker” in inglese significa “rompi cranio”, ed indica ciò che si rischia partecipando a questa nuova pericolosa sfida virtuale.

La “sfida” prevede che tre persone allineate in orizzontale saltino in modo alternato di fronte alla fotocamera dello smartphone. La persona al centro non è però un vero partecipante, ma vittima inconsapevole della challenge. Al suo turno di salto le due persone al suo fianco ne spingono le gambe in avanti con un calcio in modo da farla atterrare sbilanciata all’indietro, atterrando di schiena. La forza dell’impatto e la perdita d’equilibrio possono però portare ad un urto involontario della testa contro il terreno, con conseguenze imprevedibili.

Fortunatamente le notizie secondo cui la challenge sia stata causa di morte di alcuni ragazzi non sono confermate, anche se è però stato verificato come alcuni dei ragazzi coinvolti siano finiti all’ospedale. Una ragazza sedicenne di Miami, che studia alla South Dade High School di Honesty, sarebbe stata convinta a partecipare con l’inganno. Secondo la madre infatti, la giovane non sapeva nulla di cosa prevedesse la sfida e quando ha ceduto alle richieste dei compagni, che le chiedevano di farsi filmare, è caduta ed è rimasta ferita alla testa e ad alcune parti del corpo.

Per fortuna in molti casi i primi a ribellarsi a questa nuova “moda social” sono gli stessi giovani, che compresa la pericolosità di questa pratica cercano di dissuadere i loro coetanei dal tentare questa pratica, postando critiche contro l’assurdità di questo fenomeno. E lo fanno a modo loro: in una clip che circola su Tik Tok tre ragazzi iniziano a prendere la posizione per la sfida ma invece di incominciare a saltare si avvicinano alla telecamera per lanciare un messaggio: «Davvero pensate che lo avremmo fatto? Fate attenzione, amatevi, rispettate i vostri compagni».

La presa di posizione di Tik Tok

Non è la prima volta che tendenze pericolose rischiano di diffondersi a macchia d’olio a mezzo social e proprio attraverso il subdolo stratagemma della sfida agli utenti. Dalla Bird Box challenge che prevedeva di compiere azioni pericolose bendati (e che ha reso necessario un appello di Netflix, visto che si ispirava ad una sua serie) alla Tide Pods challenge che ha portato in molti a masticare capsule per detersivo, l’unica soluzione per le piattaforme è quella di limitare la possibilità di propagazione mettendo mano ai propri algoritmi per bandire la condivisione di questi video.

Così anche Tik Tok è dovuto entrare in campo e ha fatto sapere di aver eliminato i video della challenge. «La sicurezza e il benessere dei nostri utenti è una priorità assoluta. Non consentiamo contenuti che incoraggiano, promuovono o esaltano sfide pericolose, che potrebbero causare lesioni. Rimuoviamo questa tipologia di contenuti e incoraggiamo gli utenti a segnalarci contenuti che ritengono possano violare le linee guida della community».

È frequente che a questa età i ragazzi sperimentino azioni irresponsabili e pericolose, mettendosi alla prova e sfidandosi tra di loro: ricerca di emozioni forti e inconsapevolezza dei rischi che si corrono sono, lo sappiamo, elementi che caratterizzato da sempre l’età adolescenziale.

Dall’altra parte è inutile tentare di dare la colpa ai social o alle tecnologie, perché sono solo il mezzo che permette ai ragazzi di oggi di potersi esibirsi su di un palcoscenico più vasto, aumentando così l’attrattività.

I ragazzi, d’altronde, non vivono sotto una campana di vetro, e prima o poi verranno a contatto con quello che gli succede intorno, soprattutto oggi dove le informazioni corrono velocemente attraverso quei prolungamenti delle loro mani che sono gli smartphone. Per questo il primo modo per contrastare questi fenomeni è sempre quello di prevenire parlandone per primi, non per proibire e spaventare, ma per creare consapevolezza. E per mettere in moto quella peculiarità tutta umana per cui solo la conoscenza delle cose rende l’essere umano libero di scegliere.

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