Sisma, neve e frane: il grido di dolore dell’Abruzzo

Sindaci, cittadini, commercianti e imprenditori di oltre trenta comuni abruzzesi hanno manifestato a Roma per sollecitare l'intervento del governo e chiedere aiuti concreti dopo le emergenze

«Ne aspettavamo 300, ne sono arrivati quasi 2000, perciò c’è stato qualche rallentamento», spiega col viso accaldato un poliziotto. 1.800 persone arrivate giovedì 2 marzo a Roma con 35 pullman da tutto l’Abruzzo per chiedere al governo Gentiloni di aiutarli a non lasciar morire la loro terra e il loro lavoro devastato dai terremoti, dall’emergenza neve, dalle frane provocate dal disgelo. Da piazza dei Santi Apostoli hanno attraversato via del Corso, svoltando poi fino ad arrivare a palazzo Montecitorio, sede della Camera dei deputati, rallentando il traffico in centro e provocando qualche grattacapo agli uomini del servizio d’ordine. Ma il corteo colorato e festoso, guidato da decine di sindaci con la fascia tricolore, non ha creato problemi. sindaci-e-cittadini-dei-comuni-abruzzesi-manifestano-a-roma-foto-di-sara-fornaroArrivati a Montecitorio, i primi cittadini sono stati accolti dai parlamentari della commissione Ambiente, mentre una delegazione guidata dal sindaco di Teramo Maurizio Brucchi, e dal presidente della Provincia, Domenico Di Sabatino, si è recata a Palazzo Chigi per incontrare i rappresentanti del governo. L’attesa è stata scandita da cori e canti e la parola “Abruzzo” è risuonata a lungo nella piazza. Dopo qualche ora, delle grida arrabbiate hanno salutato i visi delusi degli amministratori: al governo chiedevano ascolto e la disponibilità ad inserire le loro esigenze nel decreto legge in preparazione per le zone terremotate. L’ascolto c’è stato, ma poco altro. Solo la promessa di occuparsi dei comuni abruzzesi travolti dal cosiddetto “combinato disposto” di neve e sisma, ovvero la “tempesta perfetta” che a gennaio ha devastato un territorio già messo in difficoltà dai terremoti dei mesi scorsi. Dopo l’entusiasmo, dunque la delusione. Ma quella abruzzese è gente tenace, che non molla. E fa bene. Torneranno ancora a Roma con le loro richieste, per esigere l’attenzione che meritano. «Ho chiesto un tavolo di confronto che duri almeno tutta la prossima settimana, che sarà quella di conversione del decreto legge. Noi – commenta il sindaco di Teramo, Brucchi – abbiamo bisogno di risposte, soprattutto dal punto di vista economico. Siamo in difficoltà. Abbiamo bisogno di provvedimenti fiscali e di allargare il cratere” del sisma, per includere comuni terremotati, ma inspiegabilmente esclusi dai provvedimenti per la ricostruzione. Abbiamo bisogno di sostegno, quello morale ci serve poco, quello economico serve di più. C’è stato un evento eccezionale, c’è bisogno di misure di intervento eccezionali».

cittadini-e-commercianti-di-teramo-manifestano-a-roma-foto-di-sara-fornaroTra le centinaia di persone accorse a Roma, ci sono Paulette e Pina. Arrivano da Teramo e sono impiegate nel negozio Mazzitti Calzature, nel centro storico, ma il paese, spiegano, è sempre più abbandonato. «La città – affermano – è in ginocchio. La gente ha paura, perciò continua l’esodo verso la costa. Teramo è diventata una città fantasma. Per aiutare i commercianti a riprendersi, serve una sospensione delle tasse». Insieme a loro c’è Mina, una sorridente signora bionda. «Io – racconta – faccio la parrucchiera. Vengo da Piano della Lenta e sono fuori casa, a causa dell’emergenza terremoto, da ottobre con i miei due figli. Avevo il negozio vicino casa, invece ora non posso nemmeno lavorare». Vedova, è stata accolta a casa di Pina, sua cognata, e da mesi vivono in otto, con due cani. «Ora che mi trovo in queste condizioni – commenta amaramente – capisco cosa volevano dire quelle persone che, in passato, dicevano di sentirsi abbandonate dallo Stato».

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Sara De Santis e Anna Mariucci (prima e seconda da sinistra nella foto) lavorano per il Consorzio Dei Comuni Del Bacino Imbrifero Montano Vomano-Tordino. Insieme ad una amica hanno preparato dei cartelli per dire: “Ora basta” e hanno deciso di partecipare alla manifestazione per denunciare le condizioni insostenibili delle loro terre. Sara vive a Civitanova, ma lavora a Teramo. «La situazione − spiega – è gravissima. Interi borghi, un tempo molto importanti per la loro storia e la loro bellezza, adesso sono nel dissesto totale. La neve ha evidenziato la mancata manutenzione del territorio e noi cittadini ci sentiamo abbandonati». Anna, invece, mi mostra le foto della sua casa, ora inaccessibile. Le scale si sono staccate, le pareti sono piene di crepe. Ma non è solo il terremoto a distruggere le case. A Campli, a Ponzano di Civitella del Tronto, con lo sciogliemento della neve la terra ha cominciato a franare. Una caduta ancora inarrestabile, che ha provocato l’evacuazione di centinaia di persone, lasciando loro poche speranze di poter tornare nelle belle casette in cui vivevano.

don-jose-erismar-e-altri-cittadini-di-bellante-mostrano-foto-dei-danni-provocati-dal-sisma-foto-di-sara-fornaroDavanti Montecitorio c’è anche chi è arrivato con le foto che mostrano i danni provocati dalla neve, dal sisma e dalle frane. Vedere per credere e, magari, per intervenire con quella tempestività che finora è mancata. Don Josè Erismar è il parroco della chiesa di Santa Croce a Bellante. Insieme ad alcuni parrocchiani, mostra i danni subiti dal loro territorio. Dopo le scosse, la parrocchia è inagibile. La messa si celebra nella sala consiliare del Comune, ma la gente, racconta il sacerdote, «è sotto shock. Le famiglie sono in difficoltà. Bisogna continuare a credere e a sperare. Il Comune ci sta aiutando, ma non è sufficiente, serve l’intervento dello Stato».

gruppo-folk-di-bisenti-foto-di-sara-fornaroIn questa manifestazione tesa a salvaguardare l’Abruzzo, la sua storia e il suo futuro, non poteva mancare la musica, come quella del Gruppo Folk di Bisenti, che ha scandito l’intera giornata. Insieme ai musicisti, Graziano Paolone, imprenditore nel settore della ristorazione, ribadisce le richieste della gente al governo. «Viviamo in una terra distrutta economicamente e socialmente. Non c’è più niente, perciò chiediamo un’accelerazione delle pratiche burocratiche e della ricostruzione degli edifici, il ripristino della viabilità e un provvedimento di defiscalizzazione» per aiutare commercianti e imprenditori ormai in ginocchio.

Sono tanti i volti di coloro che sono venuti a Roma, giovedì. Diverse le storie, ma tutte accomunate da una grande dignità, ma anche da tanta delusione e amarezza per il senso di abbandono che si sta vivendo nel Centro dell’Italia. Lo Stato deve intervenire, fattivamente, subito.

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