Sinodo, perché l’Amazzonia riguarda tutti
Il Sinodo sull’Amazzonia corre verso le battute finali. Mercoledì e giovedì sono stati inseriti gli emendamenti nella bozza del documento finale che sarà votato nella 16esima Congregazione generale di sabato pomeriggio.
Al di là di cosa emergerà tutto il Sinodo nel suo complesso si presenta come una novità. Ancora una volta papa Francesco sceglie le periferie del pianeta, popoli e terre dimenticate che rischiano l’estinzione. La loro vicenda diventa paradigmatica per ogni popolo soprattutto per lo sfruttamento del territorio secondo modelli economici predatori e colonialisti.
Il dio denaro corrompe, distrugge terre e popoli pur di massimizzare il profitto di multinazionali senza scrupoli, incuranti dell’ambiente, delle persone, delle nazioni. Non accade solo in Amazzonia, ma in tutto il mondo dove impera lo stesso modello capitalista. Ma in queste terre è ancora più evidente perché un bicchiere di acqua ogni 5 che beviamo, una boccata d’aria su 5 che respiriamo nel mondo proviene dall’Amazzonia. La distruzione dell’ambiente, il disboscamento, la deforestazione, insostenibili progetti minerari causano l’annientamento di un popolo di 3 milioni di indigeni. Le conseguenze inquinano l’umano: l’uomo prima ridotto in schiavitù dalla colonizzazione è oggi in catene per il narcotraffico, la migrazione forzata, la tratta dei minori, la prostituzione. La rottura dell’ecosistema ambientale causa il disfacimento dell’umanità.
È un Sinodo che riguarda tutti anche per la biodiversità. Il 26% delle acque del pianeta viene dall’Amazzonia, che ospita tra il 30% e il 50% delle specie viventi, animali e vegetali, del pianeta. La biodiversità non è solo quella naturale ma anche quella culturale, etnica, spirituale.
La valorizzazione della diversità passa anche per l’equipe itinerante, una piccola esperienza pilota, nata alla fine degli anni ’90, per l’intuizione di un gesuita. Un gruppo di missionari, uomini e donne di tante congregazioni e differenti carismi, laici, sposati, si mettono in movimento, spesso in barca, per attraversare l’Amazzonia e convivere con le popolazioni indigene. Condividono la pesca, il cibo, il gioco. Attraverso l’ascolto, la conquista della loro fiducia e amicizia, possono sostenerli e indirizzarli verso un medico, un formatore, un avvocato per risolvere i loro problemi. Il loro non è un intervento per fare proselitismo ma per creare relazioni. L’obiettivo è sentirsi fratelli e sorelle.
Cosa insegna questa esperienza? «Attenzione alle periferie – ci spiega Suor Laura Valtorta dell’Equipe itinerante – e al superamento delle frontiere, non solo geografiche, perché ogni diocesi, ogni congregazione, ogni movimento, spesso si preoccupa solo dei propri territori e del proprio ambito. Questa esperienza dell’equipe itinerante permette di fare squadra, di lavorare insieme, di conoscere tante realtà diverse sul territorio e di metterle in relazione, in rete».
La biodiversità dell’Amazzonia, l’equipe itinerante formate da persone di vari carismi, diventano il paradigma e l’immagine di una vita trinitaria, dell’unità nella diversità. L’ecologia diventa lo specchio della realtà più intima della creazione e dell’uomo.
Gli scartati popoli indigeni diventano un esempio possibile di ecologia integrata dove tutti gli ambiti: ambiente, relazioni umane, sviluppo sostenibile nel rispetto della natura, ambito socio‒culturale e spirituale dei popoli sono interconnessi.
Una visione più ampia della riduzione ad arte di tutto il Sinodo alla questione dei viri probati. Problematica che sorge dal fatto che il 70% delle comunità dell’Amazzonia sono visitate da un sacerdote solo una o due volte l’anno. Alcuni padri sinodali hanno chiesto durante il Sinodo che siano ordinate persone mature, rispettate, riconosciute, indigene, celibi o con una famiglia costituita, stabile, a fine di assicurare i Sacramenti. Altri padri sinodali ritengono, invece, che potrebbe ridurre il valore del celibato. Sabato si saprà cosa è stato deciso.
È interessante notare lo scarso interesse suscitato dal tema del Sinodo in alcuni grandi colossi della comunicazione mondiale. Tocca nervi scoperti, mette in rilievo nodi irrisolti del paradigma economico prevalente. Governi, Stati, aziende di comunicazione che fanno affari con le multinazionali che depredano non solo l’Amazzonia non potevano non snobbarlo. Un Sinodo segno di contraddizione come il Vangelo. Troppo scomodo.