Sinodo: i giovani protagonisti

Conclusa la riunione pre‒sinodo con un documento di 47 mila battute che costituisce una delle fonti che contribuiranno alla stesura dell’Instrumentum laboris per l’assemblea di ottobre

«Franchezza, rispetto, apertura, umiltà». Sono queste le 4 parole chiave per Noemi Sanches che ha partecipato, come rappresentante dei Focolari, al pre‒sinodo che ha visto riuniti a Roma 300 giovani di tutti i continenti e 15 mila collegati online attraverso i social network.

Brasiliana di nascita, ma paraguaiana di nazionalità, Noemi, 28 anni, sta completando il dottorato in Filosofia all’università di Perugia. Per chi non ha partecipato è difficile percepire la novità storica di ciò che è accaduto. «Mai, nella storia della Chiesa l’oggetto di cui si parla, diventa il soggetto, il protagonista. Non si parla di giovani, ma i giovani riflettono su se stessi».

Un’esperienza di Chiesa, nel senso formale del termine. «La Chiesa ci ha aperto uno spazio per camminare insieme. È un nuovo approccio da cui non si potrà tornare indietro. È una Chiesa che si rinnova che vuole essere giovane e vuole dei giovani più maturi». Un’esperienza di reciprocità, in cui s’impara gli uni dagli altri. Gli ingredienti del successo sono: l’ascolto, parlare senza vergogna, l’emergere di una esperienza «ineffabile» che trascende i partecipanti stessi. «Il cardinale Baldisseri, i suoi collaboratori ‒ aggiunge Noemi ‒ erano sempre presenti, ma in disparte. Ascoltavano, sostenevano, accompagnavano. Loro ringiovanivano e noi maturavamo».

L’invito iniziale del papa di parlare senza vergogna è stato accolto alla lettera e chi si è pronunciato è stato anche virulento e molto franco. Ma, poi, sono stati i giovani stessi a comprendere le parole del papa di parlare nella verità, ma con equilibrio. Il contrario del paternalismo e del maternismo. «I primi interventi ‒ ricorda Noemi ‒ sono stati molto negativi, ma chi ascoltava non è intervenuto. In spagnolo diciamo che “dobbiamo fare giustizia alla verità”, vuol dire che si può dire tutto, ma con umiltà».

Nella prima stesura un giovane non credente non si è identificato, nell’ultima versione si è ritrovato. «Karla dell’Argentina, in rappresentanza della comunità luterana mondiale, mi ha raccontato che anche loro si fanno le stesse domande. Siamo la stessa umanità alla ricerca. Una ragazza della Chiesa metodista ha visto in questo pre‒sinodo un’esperienza del “Che tutti siano uno” perché anche lei, come giovane, si sente esclusa dalla sua comunità e qui si è sentita protagonista e parte attiva».

«Il documento ‒ spiega il cardinal Baldisseri ‒ si articola in tre parti, precedute da un’introduzione: la prima parte tratta delle sfide e delle opportunità dei giovani nel mondo di oggi; la seconda della fede e della vocazione, del discernimento e dell’accompagnamento dei giovani; la terza delle attività formative e pastorali della Chiesa».

I giovani stessi, e non degli intermediari, pur autorevoli, si autodefiniscono «“the young Church”, la Chiesa giovane: esiste una Chiesa dei giovani, che non sta “di fronte” o “in opposizione” a una Chiesa degli adulti, ma “dentro” la Chiesa come il lievito nella pasta, per usare un’immagine evangelica». Tra le esigenze più avvertite il grande desiderio di trasparenza e credibilità di una Chiesa umile e umana che sappia riconoscere i suoi limiti, gli errori del presente e del passato.

«In definitiva ‒ conclude il cardinal Baldisseri ‒, i giovani reclamano una Chiesa “estroversa”, impegnata a dialogare senza preclusioni con la modernità che avanza, in particolare con il mondo delle nuove tecnologie, di cui occorre riconoscere le potenzialità e orientare il corretto utilizzo. I giovani di oggi preconizzano una Chiesa del dialogo e dell’accoglienza, del rinnovamento e dell’ascolto, come del resto il Santo Padre domanda fin dall’inizio del suo ministero petrino». Con il linguaggio adatto.

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