Sinisa Mihajlovic, messaggio di speranza
È passato poco più di un mese dal terribile annuncio, dato durante una conferenza stampa convocata ad hoc. Il responso degli accertamenti, reso pubblico sul sito ufficiale del Bologna Fc, non lasciava spazio all’immaginazione. «Leucemia acuta prevalente mieloide»: questo l’esito degli esami effettuati da Sinisa Mihajlovic presso il reparto di ematologia dell’Istituto Seragnoli del Policlinico di Sant’Orsola.
Un fulmine a ciel sereno che l’ex calciatore serbo classe ‘69 di Roma, Sampdoria e Lazio, poi allenatore di successo tra Catania, Fiorentina, Sampdoria, Torino, Milan e Bologna, ha cominciato a combattere col suo classico piglio. Senza paura. «Ho la leucemia. Quando me l’hanno comunicato – ha detto ai giornalisti lo scorso 13 luglio – ho preso una bella botta. Sono stato due giorni chiuso in camera a riflettere e piangere, mi è passata tutta la vita davanti. Io la malattia la rispetto e la affronto come ho sempre fatto: a petto in fuori e dritta negli occhi. Dalla prossima settimana andrò in ospedale, non vedo l’ora di partire. È una malattia in fase acuta, aggressiva, ma attaccabile. Vincerò questa sfida per me – ha ribadito il tecnico – per mia moglie, la mia famiglia e tutti quelli che mi vogliono bene».
Ha quindi avuto inizio il primo, durissimo ciclo di chemioterapia. Un percorso che mina il corpo e lo spirito, necessario però per tentare la definitiva guarigione. Nessuno si sarebbe atteso, in vista della gara di debutto in A tra Verona e Bologna dello scorso 25 agosto, che Mihajlovic potesse farsi vedere dai giocatori prima dell’incontro. Il colpo di scena, invece, è avvenuto: l’allenatore col permesso dei medici ha lasciato l’ospedale e si è presentato nello spogliatoio dei suoi ragazzi prima del match, deciso a guidarli dalla panchina. Lacrime ed emozione tra i calciatori, con l’intero stadio Bentegodi che si è levato in una ovazione al suo ingresso in campo. Un Mihajlovic sofferente e dimagrito si è commosso, rispondendo con un cenno al saluto del pubblico.
Dopo il fischio finale e l’1-1 conclusivo, il tecnico ha subito lasciato l’impianto sportivo per tornare alle proprie cure. Il professor Michele Cavo, primario di Ematologia del Sant’Orsola, ha lodato il paziente: «Devo dargli merito, perché ancora una volta è stato scrupoloso e si è attenuto perfettamente alle raccomandazioni. Posso anche ritenere – afferma il medico – che quello che è avvenuto ieri non sia un episodio isolato: mi riferisco alla possibilità di essere in campo». Qui si torna alla stretta attualità. Due giorni fa, infatti, Mihajlovic ha lasciato il Sant’Orsola per la fine del primo ciclo di chemio: una nota del Policlinico ha spiegato come sia stato dimesso in «buone condizioni generali», dopo aver completato tutti gli accertamenti necessari e senza complicazione alcuna.
Il mister, adesso, avrà a disposizione qualche giorno di libertà prima di tornare in ospedale. Il suo obiettivo è quello di guidare la squadra nella partita di stasera contro la Spal. Un derby sentito, a cui molto probabilmente sarà presente. La prima sorpresa, però, è giunta già ieri: Mihajlovic ha infatti guidato l’allenamento della squadra, come comunicato dal suo vice Miroslav Tanjga. La scelta di un uomo coraggioso che ha deciso di non rinunciare a principi e passioni, nonostante tutto. Le parole pronunciate dal tecnico quando ha svelato al mondo la malattia sono una chiara lezione per tutti. «Come ho spiegato ai miei giocatori, dobbiamo giocare per vincere. Andare a pressare alto l’avversario, non fargli prendere coraggio, fare subito due-tre reti. Se abbiamo paura e siamo senza coraggio, prendiamo gol. Devo usare la stessa tattica con la malattia: vincerò questa sfida, non ci sono dubbi».