Simone Weil, un concerto poetico
«Ho bisogno di passare fra gli uomini e confondermi con loro. Devo conoscerli ed amarli per come sono, se così non è, anche il mio amore non è…». Sono affondi dell’anima, pensieri e parole pure che trovano vita e sostanza nella voce che l’attrice, autrice e regista Ilaria Drago restituisce a Simone Weil.
La performer fiorentina opera un’immersione sorprendente in quella che è stata la dimensione umana e spirituale di una delle più grandi pensatrici, filosofe e mistiche del secolo scorso. Un fisico gracile e una salute cagionevole caratterizzarono questa straordinaria donna che pagò il prezzo delle sue idee sperimentandole direttamente sul proprio corpo, e la cui strada fu sempre in difesa degli ultimi. La sua storia risuona potente attraverso la voce della Drago dai toni mutevoli, dai timbri vibrati, dalle coloriture emozionali.
Un Concerto poetico (presentato a Parma nell’importante festival Natura Dèi Teatri di Lenz Fondazione) che la vede da sola in scena muovere il corpo come un arco teso, con impercettibili gesti ed espressioni minimali mentre costruisce una partitura vocale ed elettronica live, che scorre parallelamente alle note, i suoni, i rumori creati dal musicista e compositore Marco Guidi. Sono sonorità fortemente evocative che, oltre a generare stati emozionali, disegnano luoghi e contesti che richiamano schegge di storia e di memoria della sua vita: le catene di montaggio, i canti dei lavoratori, i cori di bambini ebrei, i bombardamenti e gli aerei.
Con suggestivi e semplici tagli di luce la forma che prende il concerto è quella di una lunga lettera, l’ultima che “si ascolta ma non si legge”, e che Weil scrive al suo unico amico e confidente, padre Perrin, ripercorrendo le tappe principali della sua breve vita che, in soli 34 anni, ci ha lasciato l’esempio di un’esistenza vissuta in pieno, incurante dei limiti imposti, soffrendone, ma non lasciandosene fermare.