Silenzio, il popolo sta pregando

A un anno dalla morte dell’amatissimo re Bhumibol Adulyadej, il 26 ottobre il Paese si prepara all’ultimo addio al suo monarca, il più amato e venerato di tutta la storia locale. Potente ma umile, attento agli ultimi
In memoria di Bhumibol Adulyadej

Descrivere l’atmosfera che si respira in queste settimane in Thailandia, soprattutto a Bangkok, è molto difficile. È un’intera nazione che si sta fermando per partecipare alle varie celebrazioni su tutto il territorio nazionale e soprattutto nella capitale, Bangkok. La città del piacere, dei mega-magazzini, supertecnologica, sembra rallentare la sua frenetica corsa.

Tutto un popolo si sta raccogliendo in preghiera. Senza distinzione di religione, razza, cultura, età o credo politico: il 26 ottobre unirà milioni di thai, in patria e fuori dai confini nazionali. Una partecipazione sentita, profonda, commovente che agli occhi di noi occidentali potrebbe sembrare anche d’altri tempi. E invece no. Tutto avviene in una capitale che è all’avanguardia in fatto di sviluppo e divertimenti.

Da un anno si sta preparando ogni minimo dettaglio, per quella che sarà la cremazione mediatica più famosa dei tempi moderni. Solo 40 mila inviati potranno assistere all’evento dal vivo, al Samam Luang, il parco dinanzi al Palazzo Reale e alla Thammasad University. Centinaia di migliaia di uomini e donne saranno però nelle strade adiacenti senza contare coloro che seguiranno gli eventi in diretta sulle tv nazionali. Non sembra nemmeno sia possibile usare cellulari per filmare dal vivo l’evento.

C’è di più. Non pochi giovani stanno abbracciando l’ordinazione monastica theravada come monaci buddhisti, anche solo per pochi giorni o settimane, in memoria dell’amatissimo re. C’è chi dipinge muri in disuso, chi organizza mostre, eventi: ognuno fa qualcosa. Anche un disabile, Sathit Jantarangsri, 55 anni, da Phitsanulok sta arrivando a Bangkok per la cerimonia, percorrendo 360 km con la sua sedia a rotelle. E tutto questo per onorare, chi, anni fa, nel 2007, lo ha preso sotto di sè, sotto il suo patronato, lo ha fatto curare. Sathit che nel 2004 aveva iniziato a soffrire di sclerosi laterale amiotrofica era ridotto davvero male.

Di questi casi, concreti, re Bhumibol Adulyadej ne ha seguiti tanti, tantissimi. Anni fa conobbi un giovanissimo studente, 15 anni, Toey, studente che brillava per la confusione che faceva a scuola, ma il suo buon cuore era attento a chi era in necessità. La cuoca della scuola fu vittima di un raggiro da parte di un funzionario di una grossa banca che si appropriò del piccolo appezzamento di terra della povera donna. Toey non si perse di coraggio e scrisse al re Bhumibol Adulyadej una lettera, chiedendo il suo aiuto. Pochi giorni più tardi arrivò la riposta: un avvocato della casa reale si sarebbe occupato della povera donna. Si arrivò al processo: la cuoca, Toey e l’avvocato del re da una parte, contro la banca ed i funzionai scorretti dall’altra. Vinse la cuoca, e la terra le fu restituita. Il funzionario fu cacciato via. Toey ora è un tecnico che ripara aerei nel principale aeroporto della capitale. Non è una fiaba: questa è la realtà.

Il monarca era effettivamente eccezionale, potente ma umile, attento agli ultimi. Per questo Bhumibol Adulyadej viene pianto dal suo popolo. E sono lacrime sincere. Chi si occuperà ora dei più poveri? Chi donerà terra per i rifugiati? Chi convincerà i coltivatori di oppio a coltivare fiori, verdura e fagioli?

Allora ci vuole silenzio: preghiere e offerte. «Una nazione si ferma per accompagnare l’anima del re verso il Cielo», recitano alcuni giganteschi cartelloni che tappezzano tutta la città di Bangkok. Una lezione di umanità, riconoscenza, stima, d’amore e quant’altro si possa dire di positivo. Tutto questo e molto di più sta accadendo ora, in queste ore in Thailandia. Paese che sta dando una lezione al mondo intero di una delle più belle virtù asiatiche, quasi dimenticata in Europa: la riconoscenza.

La Thailandia deve il suo sviluppo alla spinta morale che Rama IX, dal 9 Giugno del 1946, giorno della sua intronizzazione, ha dato al suo paese. I tremila e più progetti a favore dei poveri e per la gente pagati di tasca propria dal re Bhumibol Adulyadej sono una testimonianza. Chi vive, muore lasciando una scia di luce dietro di sé.

 

 

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