Siete mai stati “spottati”?

Un fenomeno social molto in voga una decina di anni fa, oramai esaurito. Le pagine Spotted hanno cambiato la loro funzione. Ma cosa vuol dire quando qualcuno/a ti "spotta"?

L’arte del corteggiamento passa ormai anche dallo spotting. “Spottare”, dall’inglese to spot, lo si potrebbe tradurre in italiano come “adocchiare”. Dall’inizio del 2010, le pagine universitarie spotted su Facebook sono nate come funghi. Per citare solo alcuni esempi: “Spotted: Unimi”, “Spotted: Sapienza”, “Spotted: Unicatt”.

In biblioteca o in aula, una ragazza o un ragazzo che nota qualcuno/a di proprio interesse può farsi avanti sulla pagina spotted dell’università, mandando un messaggio in privato all’amministratore che ricondivide garantendo l’anonimato. Il fenomeno spotted si è poi allargato ad altri contesti sociali, come la palestra o addirittura Trenitalia (può capitare che qualcuno incontri l’anima gemella sul Milano-Roma).

Ormai le pagine spotted universitarie vengono utilizzate più che altro per consigli sugli esami, sulle dispense da utilizzare o sul professore a cui chiedere la tesi, anche se a volte scappano battute al vetriolo al limite delladiffamazione. Qua sta al buonsenso di chi gestisce la pagina capire cosa ricondividere e cosa no.

Un fenomeno social che si è ormai esaurito, anche se a volte ricompare qualche inguaribile romanticone nostalgico a farsi avanti sperando che il messaggio arrivi alla persona giusta.

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