Sicuri in montagna

Prevenire è meglio curare anche nella stagione estiva dove, specialmente in alta quota ci si espone a rischi inutili. Domenica 18 giugno è la Giornata nazionale di prevenzione degli incidenti tipici della stagione estiva

C’è chi si è messo a camminare su un ghiacciaio con le infradito, chi ha provato a salire Rocciamelone e Gran Sasso senza aver mai prima scalato una mezza parete indoor. O anche chi per raccogliere un fungo in più ha messo il piede in fallo, senza far troppo caso a pendii e avvallamenti.

La montagna è piena di sfide e di insidie e non la si può affrontare con leggerezza. Troppi sono già stati gli incidenti e i morti, nel periodo invernale e in quello estivo.

Per questo Cai e Soccorso alpino lanciano da alcuni anni corsi e iniziative, sotto il cappello del programma “Sicuri in montagna”. Nella versione estiva, centinaia di eventi verranno promossi dalle sezioni locali delle due Associazioni domenica 18 giugno, nella Giornata nazionale di prevenzione degli incidenti tipici della stagione estiva. Sentieri, ferrate, falesie e vie alpinistiche, grotte e canyoning ma anche la ricerca dei funghi, saranno i temi d’interesse per parlare di prevenzione a 360°. «Lo scopo principale dell’iniziativa è creare sensibilità, ovvero, accrescere la consapevolezza dei rischi e dei limiti personali accettabili nella frequentazione dell’ambiente montano», spiegano i volontari del Soccorso alpino piemontese. La loro base torinese è proprio vicino alla centrale operativa del 118. I volontari sanno bene quanti siano i rischi per le persone meno esperte e con una preparazione fisica non adeguata che salgono nelle valli e scelgono la montagna andando oltre le proprie capacità.

In attesa dei dati competi sul 2016, Soccorso alpino nel 2015 ha effettuato oltre 7 mila interventi con un leggero calo rispetto al 2014. Le persone soccorse sono state 7.146, contro le 7.295 del 2014, di queste 2.320 (pari al 32,5%) erano illese, 2.662 (37,3%) hanno riportato ferite leggere, 1.265 (17,7%) sono stati i feriti gravi, 421 (5,9%) i feriti in imminente pericolo di vita, 429 (6%) i morti e 49 (0,7%) i dispersi. L’ambiente montano è stato il teatro del 43,2% delle operazioni di soccorso, seguito dagli interventi in ambiente ostile e impervio, 21,7%, e da quelli sulle piste da sci, 10%. I restanti interventi si sono svolti in ambiente rurale antropizzato. Significativo è anche il dato accorpato di quelle cause di intervento che si possono ricondurre a motivi legati ad un superficiale approccio alla montagna quali incapacità, perdita di orientamento, ritardo e sfinimento, che rappresentano globalmente il 26,1% del totale, con 1861 casi, ai quali, si puntualizza nell’analisi del Cnsas, «vanno sommati 311 interventi causati da cattive condizioni atmosferiche, che, con l’attuale qualità delle previsioni meteo, sono anch’essi ascrivibili a troppa leggerezza nell’organizzare una escursione».

«Nella stagione estiva si concentra la maggioranza degli interventi di soccorso − aggiunge il presidente generale del Cai Vincenzo Torti − molti dei quali mettono in evidenza la difficile percezione dei rischi soprattutto da parte di chi ha poca esperienza, anche su terreno facile; l’escursionismo, non solo per una questione di grandi numeri, occupa sempre i primi posti delle statistiche degli interventi del Soccorso alpino. Ripartire dalla cultura della sicurezza è fondamentale».

 

 

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