Sicilia ferita dal maltempo
25 novembre. 22 gennaio. Sono passati meno di due mesi e Sciacca è nuovamente sotto i riflettori. Una bomba d’acqua si è abbattuta, quale giorno fa, sulla città, già martoriata dall’alluvione del novembre scorso. Sono straripati i torrenti Foggia, San Marco e Cansalamonee. Vi sono frane, smottamenti, le scuole vengono chiuse per due giorni. Sulla città sono caduti quasi 160 mm di pioggia. Le principali strade di accesso hanno subito danni ingenti. La strada statale 115, l’unico asse viario che attraversa tutto il versante meridionale dell’isola e che collega Trapani a Siracusa e Ragusa, è rimasta bloccata per alcune ore. Un’immagine, forse più di altre, dà l’idea di ciò che è accaduto. La grande e bella spiaggia di Sciacca quasi non esiste più: è interamente coperta dai detriti trascinati dai torrenti. La città ha pagato un tributo alto al maltempo. Dal 25 novembre non si hanno notizie di Vincenzo Bono. Dopo il temporale, la sua auto è stata ritrovata non lontana dal mare. Ancora oggi l’uomo risulta disperso.
«La situazione è difficile – spiega il sindaco Fabrizio Di Paola – Vi sono danni ingenti nelle strade, c’è una voragine in via Cappuccini. Stiamo intervenendo per ripristinare la viabilità ed effettuando le verifiche nelle scuole. Alcune frazioni sono rimaste isolate. La Protezione civile ha stanziato 160.000 euro per i primi interventi, ma non bastano». La giunta regionale, dopo le alluvioni di novembre, ha stanziato 40 milioni di euro per tutti i comuni isolani che hanno subito danni. Ma i soldi non ci sono ancora. «Questa città non si ferma – continua Di Paola – siamo pronti a ripartire. Ma chiediamo il sostegno delle istituzioni».
Ma la pioggia non ha risparmiato altre zone dell’isola. Temporali anche a Mazara del Vallo, a Palermo e nel messinese. E c’è una vittima a Castronovo di Sicilia, dove un uomo è stato travolto da un torrente in piena. I danni sono ingenti anche nel ragusano: a Scicli ed a Modica, città che sorge lungo gli argini di una “fiumara”. In alcuni quartieri è saltata l’energia elettrica.
La conta dei danni attraversa da nord a sud un’isola ferita e martoriata. Nei comuni ionici il ricordo delle violente alluvioni di alcuni anni fa, delle case abbattute dai torrenti in piena, delle vittime, è ancora presente. E ritorna, come un incubo, quando il cielo si fa plumbeo e le previsioni non promettono nulla di buono. I collegamenti con le isole Eolie sono stati interrotti. Si è fermato anche il traghetto dello scalo di Tremestieri, nei pressi di Messina. A Catania, è esondato il torrente Forcile, rendendo impraticabile, la zona industriale e la zona della Plaia ed a Misterbianco. Case, cantine, negozi sono stati allagati. I vigili del fuoco devono intervenire con gli anfibi. Allagamenti anche ad Augusta, Sortino, Solarino e a Floridia. I temporali non hanno risparmiato anche Trapani, Mazara del Vallo e Palermo. A Balestrate, piccolo centro dell’hinterland palermitano, è crollato il “belvedere”: i massi sono finiti sulla ferrovia. Il traffico ferroviario è stato bloccato. Per fortuna non ci sono state vittime.
Perché la Sicilia è anche questo: una terra di luce che affascina i turisti, panorami mozzafiato e spiagge da sogno. Ma l’opera dell’uomo non sempre ha aiutato tutto questo. Intere città sono state costruite ai piedi delle montagne, spesso senza rispettare i più elementari canoni urbanistici. Spesso in maniera abusiva, in assenza di piani regolatori. Solo negli anni più recenti, si è posta attenzione a tutto questo. Nel dicembre 2015, la Regione ha varato il “progetto di piano di gestione del rischio alluvioni in Sicilia”. È stato elaborato sulla base delle mappe della pericolosità e del rischio idraulico in attuazione di una direttiva comunitaria. Ma ora bisognerà trovare i fondi necessari per tutelare il territorio e difenderlo dai rischi. Nel marzo 2016, uno studio dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale, ha stilato un rapporto sul rischio idrogeologico in Italia. Il risultato è sconfortante: l’88 per cento dei comuni italiani è a rischio di frane e alluvioni. In Sicilia, questo dato cresce fino al 92 per cento. Intervenire non sarà facile.
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