Siccità: in Israele si usa l’acqua di mare addolcita
Metà del territorio israeliano è desertico. Questo Paese ha vinto la sfida della siccità grazie ai suoi 500 chilometri di costa. Perché l’80 % di acqua di uso domestico arriva dal mare. 150 dei 600 milioni di metri cubi di acqua dissalata è prodotta nel più grande impianto del Paese, a quindici chilometri da Tel Aviv. Enormi tubi pompano l’acqua salata nelle vasche per una prima filtrazione. In grandi capannoni l’acqua viene poi sparata a una pressione di 70 atmosfere in migliaia di cilindri con all’interno speciali membrane che bloccano il sale e rendono l’acqua potabile. Infine un ulteriore passaggio migliora la composizione e la qualità.
L’idea di desalinizzare l’acqua del mare in Israele risale all’inizio del nuovo secolo. Il primo impianto di desalinizzazione è stato costruito nel 2005 e ha iniziato la produzione nel 2013 con una riduzione di costi superiore al 60 %. «L’investimento nella ricerca tecnologica e la scelta di affidare il trattamento ad aziende private ha permesso il progressivo abbassamento dei costi di produzione, inizialmente molto elevati – spiega Mark Damatov, direttore finanziario dell’impianto Sorek Desalination Plant –. Con la costruzione di due nuovi impianti, in pochi anni raggiungeremo il 100 % del fabbisogno nazionale e potremo aumentare i metri cubi di acqua da vendere alla Giordania».
L’acqua dissalata viene raccolta in due enormi piscine per essere distribuita in tutto il Paese. Inoltre in Israele c’è solo il 5 % di perdita d’acqua dagli acquedotti, a fronte del 42 % di quello italiano.
«Questo risultato deriva dall’investimento nella manutenzione dei tubi e nei sistemi tecnologici di controllo delle perdite – sostiene Itai Dodi, portavoce Autorità israeliana dell’acqua –. L’Autorità israeliana dell’acqua è l’ente che controlla tutte le risorse idriche, anche le acque reflue che sono di proprietà dello Stato». E queste ultime vengono trattate per il 95 % per essere riutilizzate nell’agricoltura.
__