Siamo tutti nei guai

Due interventi sul tema. Due “sguardi”, di una collaboratrice e del direttore. Per capire e coinvolgerci. Perché “solo quando è anche mio il problema diventa nostro”
Migranti

Le pagine di cronaca sono ricche di dettagli sui migranti morti in mare. E anche sui muri e che cingono le frontiere. Sono tristissime le immagini di donne e bambini che, zaini in spalla, passano con fatica sotto il filo spinato srotolato sul confine tra l’Ungheria e la Serbia e poi, appena in piedi, corrono per non farsi fermare dalla polizia.

 

Mi sorprende sempre il comportamento umano: chi innalza ora le barriere e chiede aiuti e interventi agli Stati forti dell’Unione Europea, fino a qualche mese fa era sordo e cieco dinanzi ai flussi migratori che interessavano l’Italia. Cosa è cambiato in pochi mesi? Prima il problema era solo italiano, e da soli abbiamo affrontato l’arrivo di centinaia di migliaia di persone che arrivavano pericolosamente via mare.

 

Ora che altri paesi europei si sentono “invasi”, allora il tema immigrazione diventa “nostro”. Ma perché, prima forse non lo era?

Flavia Cerino

 

Tanti bravissimi colleghi stanno danno una copertura mediatica adeguata, di alta qualità, ai fenomeni migratori di questi ultimi mesi. Certe immagini inedite provenienti da Grecia, Macedonia, Serbia e Ungheria, oltre a quelle più conosciute girate nel Canale di Sicilia colpiscono chiunque ha un cuore veramente umano. Scrivo su Twitter stamani: «Immagini dell'immenso esodo dei migranti da Medio Oriente e Africa: i muri fanno poco. Quando risposte Ue condivise e cooperazione col Sud?».

 

Sì, i muri fanno poco: la barriera ungherese di filo spinato viene valicata dopo qualche tentativo, le minacce macedoni di sparare sulle folle inermi finiscono coll'apparire ridicole e inefficaci, le parole di tanta parte xenofoba in Europa più sono violente e irrispettose della dignità umana più appaiono spuntate dinanzi alla realtà dei fatti, dinanzi alle immagini dei bimbi siriani terrorizzati.

 

Invece di pretendere di esportare la democrazia nei Paesi vicini (Siria, Libia, Palestina, Iraq…), esportando in realtà solo armi apertamente o clandestinamente, perché non si convoca una conferenza europea sulle migrazioni in cui mettere tra parentesi le piccole e meschine difese nazionali (vedi gli atti di xenofobia in Germania, i milioni di sterline spesi dalla Gran Bretagna e di euro spesi dalla Francia per "sigillare" il tunnel sotto la Manica, le muscolose e inefficaci politiche di Orban…). La paura e la volontà disperata dei migranti non può essere fermata dai muri! Anzi, più ci sono ostacoli, più tale volontà viene sollecitata.

 

Coraggio, sediamoci a Bruxelles e troviamo le giuste soluzioni, senza infingimenti please! Siamo tutti nei guai.

Michele Zanzucchi

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