“Siamo italiani e musulmani”
Cominciamo con una istantanea della situazione della presenza musulmana in Italia: sono circa 1.700.000 i musulmani presenti nel nostro Paese, provenienti da più di 40 Paesi a maggioranza musulmana.
Sono più di 500 le sale di preghiera sviluppatesi negli ultimi 20 anni. Ancora negli anni 1990-1991 i musulmani non erano più di 100 mila e le sale di preghiera 30. La comunità maggiore è quella degli albanesi, seguita dai marocchini e dalle altre provenienze. 100 mila sembra siano gli italiani che hanno abbracciato l’Islam.
L’età è molto giovane, mediamente sui 35 anni. Circa 150 mila musulmani hanno la cittadinanza italiana, mentre il resto ha un permesso di soggiorno a breve o lunga scadenza. Più in generale si può stimare che 90 musulmani su 100 siano sunniti, il resto essendo soprattutto sciiti.
I musulmani si raggruppano in diverse associazioni a livello locale, centri culturali, cooperative di promozione sociale, Onlus, associazioni di volontariato. A livello nazionale esistono diverse realtà come l’Ucoii (Unione delle comunità islamiche d’Italia) che raggruppa 160 moschee, come la Moschea di Roma e il suo centro culturale (costruiti e finanziati dall’Arabia Saudita), come la Coreis (Comunità religiosa islamica italiana), come la Federazione dei fratelli marocchini… […]
I rapporti tra le associazioni sono improntati al rispetto reciproco. A questo proposito debbo riconoscere che il dialogo interreligioso ci ha aiutato nei nostri rapporti intrareligiosi. I rapporti fra musulmani e gente comune sono in genere positivi. I nostri concittadini non musulmani, in particolare dopo la tragedia parigina, paiono più coscienti di certe realtà politiche, culturali e sociali musulmane, italiane in particolare. Dopo «Charlie Hebdo» ci sono arrivate moltissime mail di solidarietà alla comunità islamica.
[…] La comunità musulmana italiana è aperta e dialogante, cerca di capire il Paese di approdo e di adeguarsi ai suoi costumi. La situazione italiana è molto diversa da quella della Francia, dove gli attacchi alle moschee, più di 100, sono stati gravi e orchestrati, con corredo di teste di maiale recapitate o lettere minatorie. Ma va anche detto che in Francia tante moschee hanno ricevuto mazzi di fiori e lettere di solidarietà.
Esiste un tavolo per il dialogo interreligioso e l’integrazione al ministero dell’Interno, ma non c’è più un tavolo specifico per l’Islam. Purtroppo ciò dipende dalla politica. Noi continuiamo a sperare che il rapporto coi musulmani diventi strutturale tramite una legge sulla libertà religiosa (abbiamo una bella costituzione che però esprime solo principi generali, non ci sono norme più precise che possano realizzarli) e tramite un’intesa dello Stato con l’Ucoii, perché questo chiede la stessa costituzione italiana. Noi lo chiediamo come un atto di responsabilità. Possiamo anche vivere senza una tale intesa, ma sarebbe meglio averla.
Con la Chiesa cattolica il rapporto e veramente ottimo. A livello del Vaticano il rapporto e iniziato con Giovanni Paolo II, poi è continuato sotto Benedetto XVI e ora con Francesco è in auge: ci siamo visti con papa Francesco ben otto volte, nell’insediamento e per altri incontri di dialogo interreligioso, per la partita della pace
e altri appuntamenti. Anche con la Chiesa italiana abbiamo ottimi rapporti, e così localmente con le diocesi, dall’estremo Nord all’estremo Sud. Il dialogo della vita e quello che funziona meglio. E poi abbiamo anche un dialogo complementare con diverse realtà all’interno della stessa Chiesa cattolica, come con la Comunità di Sant’Egidio, coi focolarini, con l’Azione Cattolica…
Sono fiero che la comunità musulmana italiana, ben prima della vicenda di «Charlie Hebdo», abbia denunciato con parole chiare l’Isis sin dal mese di agosto. Per noi quelli del califfato sono semplicemente criminali e assassini. E sinceramente, debbo affermarlo, la realtà islamica italiana ed europea, salvo rare eccezioni, ha condannato fermamente l’Isis, senza se e senza ma, una condanna inequivocabile. Anche la vicenda del giornale satirico parigino è stata condannata a chiare parole. […]
Preferisco l’integrazione all’italiana, non solo perché sono italiano. La nostra integrazione è interazione, cioè da due culture ne nasce un’altra comune, che non distrugge quelle di provenienza ma le adatta. Vuol dire che tu conservi la tua cultura, ti arricchisci della nuova e come prodotto finale hai una nuova cultura integrata.
Purtroppo nel modello di integrazione francese invece c’è assimilazione: una cultura soppianta l’altra. Quello che semmai manca da noi in Italia è che un tale processo di integrazione sia governato.
Oggi è lasciato a se stesso; bisognerebbe invece governarlo a livello nazionale, e non lasciarlo alla singola comunità, agli amministratori locali, senza programmi unitari o linee guida. Il metodo inglese, invece, genera dei ghetti, e questo non aiuta a creare la vera cittadinanza. Noi vogliamo essere cittadini italiani di fedi diverse.
[…]
Tante sono le esperienze positive in questo dialogo: posso citare il rapporto ottimo che esiste con alcune espressioni del mondo cattolico, su diversi temi come la famiglia, l’educazione dei figli, la cultura, e che ci ha portato a una crescita comune nella comprensione e nella condivisione.
Ci ha fatto crescere spiritualmente e ci ha aiutati a conoscere noi stessi ancora di più. Se all’inizio c’era un po’ di paura del dialogo, l’obiettivo era quello di convincerci reciprocamente, cosi che oggi siamo più tranquilli, ognuno fa il suo dovere religioso testimoniando la sua fede. Abbiamo imparato che l’altro non è più un nemico, io stesso l’ho imparato in questi dialoghi, perché l’altro è una risorsa, una ricchezza. Che va accolta.
* Testo rielaborato a partire da un’intervista inedita rilasciata a Michele Zanzucchi il 12 marzo 2015.
Michele Zanzucchi, L’ISLAM SPIEGATO A CHI HA PAURA DEI MUSULMANI (Città Nuova, 2015) pp. 136 – € 14,00