Siamo in cattive acque

Fra i prelievi effettuati in superficie, due campioni su tre contengono sostanze inquinanti, mentre risulta contaminata una falda sotterranea su tre. L’Oms ha classificato il glifosato come probabilmente cancerogeno. L’Europa dovrà correre ai ripari
fiumi

C’è tanta preoccupazione in questi giorni, dopo l’uscita del Rapporto Nazionale Pesticidi nelle acque – edizione 2016 – da parte dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale. Nei dati relativi al biennio 2013-2014 è aumentata la percentuale di pesticidi nelle acque.

 

Sfogliando il documento si legge che le acque superficiali (fiumi, laghi, torrenti) contengono pesticidi nel 63,9% dei 1.284 punti di monitoraggio, con un aumento di 7 punti percentuale rispetto al 2012 (56,9%); nelle falde acquifere sotterranee invece poco è cambiato rispetto al 2012: 31,7% dei 2.463 punti monitorati (31% nel 2012).

 

In pratica, un campione superficiale su cinque in Italia non è solo contaminato, ma supera anche il livello di qualità ambientale. E fra le sostanze rilevate più spesso c'è il glifosato, insieme al suo prodotto di decadimento, l'Ampa.

 

Il glifosato è al centro di una polemica scientifica perché nel marzo dello scorso anno l'Oms (Organizzazione mondiale della Sanità) lo ha dichiarato probabilmente cancerogeno. Al contrario, invece, l'Efsa (l'Autorità europea per la sicurezza ambientale) ad ottobre scorso che aveva dichiarato "improbabile" il rapporto fra questo erbicida e i tumori. 

 

Che fare? L'Unione Europea dovrà decidere entro giugno se prorogare l'autorizzazione all'uso del diserbante nel territorio dell'Ue.

 

Oltre agli erbicidi sono aumentati notevolmente anche fungicidi e insetticidi  come i neonicotinoidi, accusati della moria delle api e degli altri insetti impollinatori.

 

Nelle acque superficiali italiane, 274 punti di monitoraggio (21,3% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali mentre in quelle sotterranee 170 punti (6,9% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientale. 

 

L’Ispra comunica che l'aumento di punti contaminati "si spiega in parte col fatto che in vaste aree del centro-sud, solo con ritardo, emerge una contaminazione prima non rilevata". Durante i controlli sono state trovate 224 sostanze diverse, "un numero sensibilmente più elevato degli anni precedenti (erano 175 nel 2012)", dice l'Ispra, che indica "una maggiore efficacia delle indagini condotte". 

 

DIFFUSIONE IN ITALIA

Secondo il Rapporto, l'inquinamento è più diffuso nella pianura padano-veneta, anche perché lì sono più frequenti i monitoraggi e le indagini più efficaci.

 

Nelle cinque regioni dell'area nord del Belpaese infatti si concentra circa il 60% dei punti di monitoraggio dell'intera rete nazionale. Il dato che preoccupa è che in alcuni di questi territori la contaminazione è molto più diffusa del dato nazionale, arrivando a oltre il 70% dei punti delle acque superficiali in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, con punte del 90% in Toscana e del 95% in Umbria. 

 

Nelle acque sotterranee la diffusione della contaminazione è particolarmente elevata in Sicilia con il 76%, Friuli con il 68,6% e in Lombardia con il 50% dei punti.

 

L'Ispra avverte: è aumentata la tossicità perché sono state trovate miscele di sostanze nelle acque, fino a 48 in un singolo campione.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons