Si è spento il “computer” della Formula 1

L’ex pilota austriaco Niki Lauda era ricoverato in una clinica svizzera per problemi ai reni. Nel suo palmares figurano 3 titoli mondiali, in una carriera funestata dal gravissimo incidente del 1976

Una delle più grandi leggende della Formula 1 se n’è andata ieri in punta di piedi, senza far rumore, dopo un’esistenza vissuta sempre al centro dell’attenzione e a mille all’ora. Niki Lauda lascia un vuoto enorme nel mondo degli sport motoristici: il presidente onorario della Mercedes era in condizioni critiche a causa di complicazioni renali, mentre otto mesi fa aveva subito un trapianto di polmone.

La famiglia ha voluto ricordarlo con poche e semplici parole: «I suoi risultati unici come atleta e imprenditore sono e rimarranno indimenticabili, come il suo instancabile entusiasmo per l’azione, la sua schiettezza e il suo coraggio. Un modello e un punto di riferimento per tutti noi, era un marito amorevole e premuroso, un padre e nonno lontano dal pubblico, e ci mancherà».

I suoi numeri in carriera raccontano meglio di qualsiasi altra parola ciò che Lauda ha rappresentato per la Formula 1. L’austriaco ha vinto infatti 3 titoli mondiali: nel 1975 e 1977 a bordo della Ferrari, quindi nel 1984 con la McLaren. Il pilota ha disputato 171 Gran Premi con 25 vittorie, 24 pole position e 24 giri veloci in gara. Il suo soprannome era “il computer”: una descrizione immediata e perfetta del suo essere meticoloso e della sua capacità di riuscire a scovare nelle macchine che guidava anche i difetti più piccoli.

La perseveranza e lo smisurato amore per i motori hanno spinto Lauda, poco più che maggiorenne, ad andare contro la volontà del padre banchiere: l’addio prematuro agli studi universitari lo aveva catapultato nel mondo delle corse, in cui è entrato grazie a un’ingente quantità di denaro in prestito. La Formula 3 e la Formula 2 sono state per lui l’anticamera che gli ha concesso l’ingresso nell’Olimpo dei motori, giunto nel 1973: un anno dopo arriva l’approdo in Ferrari e l’inizio della sua carriera ad altissimi livelli.

L’incidente del primo agosto 1976 descrive appieno la quasi sovrumana determinazione di Niki Lauda. Sul circuito tedesco del Nurburgring la sua Ferrari sbanda, urta contro una roccia e prende fuoco. Solo l’eroico intervento di alcuni piloti, tra cui l’italiano Arturo Merzario, gli consentono di sopravvivere. La sua vita è stata in bilico, sia a causa delle ustioni che gli hanno sfigurato il volto che per la quantità di fumi di benzina inalata: 42 giorni dopo lo schianto, incredibilmente, Lauda era in pista sulla sua Ferrari. A chi gli facesse notare i rischi, lui rispondeva che le monoposto non si guidano con la faccia, ma «con il sedere».

L’addio alle corse dopo il terzo titolo mondiale non ha assolutamente spento la sua dinamicità e la voglia di non fermarsi mai.  Dopo aver fondato due compagnie aeree (Lauda Air e Niki), dal 2012 è diventato presidente onorario e non esecutivo della Mercedes. Una delle sue grandissime intuizioni, in questa nuova veste, è stata quella di far approdare tra le Frecce d’argento un certo Lewis Hamilton: l’inglese ha ringraziato portando alla casa di Stoccarda ben 4 Mondiali. L’ultimo lascito di un campione che non sarà mai dimenticato, come conferma la Scuderia Ferrari in un messaggio diffuso su Twitter: «Resterai per sempre nei nostri cuori e in quelli dei tifosi. Ciao Niki».

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons