Si riaffaccia l’incubo dell’atomica
Fino a quando uno Stato avrà armi nucleari, anche altri vorranno averle. E ci sarà il rischio che un giorno siano utilizzate deliberatamente o per incidente. Questa è una delle tesi poco tranquillizzanti della relazione della cosiddetta Commissione Blix, risultato di un lavoro di ricerca di due anni sulle armi di distruzione di massa. Il terrorismo costituisce una minaccia supplementare in questo contesto e, più armi ci sono, più grande è il rischio che possano cadere in mani criminali. Sono circa 27 mila le armi nucleari esistenti oggi, in possesso soprattutto della Russia e degli Stati Uniti; una parte di queste continua a essere pronta all’uso (12 mila secondo i dati della Commissione) e molte sono addirittura in stato di allerta imminente. La fine della guerra fredda non ha portato grossi progressi in materia di disarmo nucleare; per alcuni aspetti si assiste ad una nuova corsa alle armi. Accettare il principio che le armi nucleari dovrebbero essere messe fuori legge, come lo sono le armi biologiche e chimiche, è una delle più forti raccomandazioni della relazione. Hans Blix è l’uomo che ha diretto le ispezioni in Iraq per trovare le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. Il suo lavoro è stato interrotto dalla decisione di Washington di intervenire comunque con la forza. Alla fine di giugno del 2003, Anna Lindh, allora ministro degli Esteri della Svezia, propose a Hans Blix, che stava per lasciare il suo posto all’Onu, di creare una commissione internazionale e indipendente per esaminare come il mondo di oggi dovrebbe trattare il problema delle armi di distruzione di massa. L’idea era partita da Jayantha Dhanapala, cittadino dello Sri Lanka e allora vicesegretario generale dell’Onu per il disarmo. Il governo svedese accettava di essere il principale finanziatore del progetto. Anna Lindh fu tragicamente assassinata a settembre di quell’anno, ma la Commissione per le armi di distruzione di massa muoveva i suoi primi passi. Come riferiva Hans Blix a Mosca, in una recente presentazione della relazione, la Commissione non ha nessuna autorità, ma vorrebbe fornire ai governanti degli elementi che li aiutino a prendere decisioni nella direzione giusta. Dopo la guerra fredda La guerra fredda è finita più di 15 anni fa, e ci si sarebbe aspettato che con la sua fine cessasse la corsa alle armi, in particolari quelle nucleari con le quali la guerra fredda era strettamente associata, riferi- sce Alexey Arbatov, ex-vicepresidente della commissione parlamentare russa per la difesa e membro della Commissione Blix. Invece non è stato così. Gli Stati (Russia e Usa) non si considerano più nemici, si considerano partner strategici, alleati strategici, hanno incominciato a collaborare in molte sfere di interessi comune, ma la corsa agli armamenti è continuata , afferma Arbatov, sottolineando che una parte delle migliaia di ogive nucleari rimangono tuttora puntate verso l’altro Stato. Dopo che Bill Clinton e Boris Eltsin avevano firmato, nel 1997, un accordo di base per dare vita ad un nuovo trattato di riduzione delle armi strategiche, lo Start-3, la decisione di Washington, nel 2002, di abbandonare il trattato sulle difese contro missili balistici (Abm), ha fatto crollare il sistema di accordi tra i due Paesi. Poco dopo il presidente Vladimir Putin annunciava che la Russia usciva dai compromessi accettati con lo Start-2. Oltre al fatto che ci sono pochi progressi nelle trattative in materia di disarmo tra le cinque potenze nucleari riconosciute, negli ultimi anni si sono aggiunti al club nucleare l’India e il Pakistan. La Corea del Nord si vanta di avere armi nucleari, e l’Iran non è così lontano dall’arrivarci. Israele, anche se non ha mai divulgato dati su questo argomento, risulta alla Com- missione in possesso di alcune centinaia di armi nucleari, probabilmente più del Regno Unito. Rispettare i patti Hans Blix ritiene che il documento fondamentale per il disarmo nucleare sia il Trattato di non proliferazione (Npt, secondo la sigla inglese), in vigore già dal 1970. Sono 189 i Paesi che hanno aderito all’Npt, comprese le cinque potenze nucleari tradizionali (Usa, Russia, Francia, Regno Unito e Cina). India, Pakistan e Israele non si sono associati all’Npt il che riduce le possibilità della comunità internazionale di fare pressione su di loro. La Commissione sottolinea che l’Npt non obbliga solo i Paesi non nucleari a rinunciare all’idea di poter avere armi nucleari, ma impone alle potenze che già ce l’hanno il dovere di trattare per progredire verso il disarmo. La maggior parte degli Stati – si legge nella relazione – non accetta il perpetuare di una licenza che consente a cinque o più Paesi di avere armi nucleari e aumenti la distanza tra quelli che le hanno e quelli che non le hanno. Un altro passo fondamentale a livello della comunità internazionale è costituito dall’entrata in vigore dell’accordo che proibisce la realizzazione di test nucleari. Senza esperimenti non si svilupperebbero nuove armi. Sono già 176 i Paesi che hanno firmato quest’accordo, dei quali 132 l’hanno anche ratificato. Le condizioni esigono però che il trattato entri in vigore solo dopo essere stato ratificato dai 44 Paesi che hanno avuto attività nucleari. Bill Clinton è stato il primo capo di Stato a firmare l’accordo, ma il Senato non lo ha ratificato. La Commissione Blix, dal canto suo, ha poche speranze in un cambiamento a breve termine della posizione di Washington, perché l’attuale amministrazione americana è contraria ad assumere l’impegno di non effettuare test nucleari. Tra quelli che non l’hanno ratificato ci sono ancora la Cina, Israele e Iran. Mentre l’India, il Pakistan e la Corea del Nord non l’hanno neanche firmato. Arbatov sottolinea ancora il fatto che negli ultimi anni le dottrine militari di alcune potenze nucleari, compresi gli Usa e la Russia, hanno abbassato il limite di utilizzazione delle armi nucleari. Infatti si propone l’utilizzazione di armi nucleari, non solo nel caso di minacce catastrofiche, ma anche per eseguire certe missioni militari. Secondo Arbatov, un grosso pericolo è rappresentato dal programma americano di piccole bombe nucleari che possono essere usate per distruggere bunker sotterranei o rifugi di terroristi ed altri obiettivi in Paesi nemici. Adesso questo programma è sospeso, ma non ci sono garanzie che non possa essere riattivato. Le armi di distruzione di massa costituiscono una sfida non solo per i governanti e per le organizzazioni internazionali, si legge nella relazione della Commissione Blix, sottolineando che anche le comunità di ricerca, le organizzazioni non governative, la società civile, il mondo del business, i mass-media ed il popolo in generale hanno una responsabilità in questa materia. ARMI BIOLOGICHE E CHIMICHE La Dichiarazione dell’Aja del 1899 vietava la diffusione di gas asfissianti e dannosi. Durante la Prima guerra mondiale, tuttavia, si fece un grande uso di gas velenosi. Il Protocollo di Ginevra del 1925 stabilì un nuovo divieto all’utilizzo di gas velenosi e asfissianti e metodi batteriologici di guerra. Purtroppo il Protocollo non ne vietava la produzione, e nella Seconda guerra mondiale alcuni Paesi hanno fatto nuovamente uso di armi chimiche e batteriologiche. La Convenzione per la proibizione dello sviluppo, produzione e conservazione di armi batteriologiche e tossiche è stata firmata nel 1972 ed è entrata in vigore nel 1975. Fino ad aprile di quest’anno erano 155 i Paesi aderenti. Una nuova Convenzione sulle armi chimiche è entrata in vigore nel 1997, con l’adesione di 178 Paesi, dopo vent’anni di trattative. Questa esige dagli Stati membri la distruzione di tutti gli stock di armi chimiche fino al 2007. La Commissione Blix richiama l’attenzione sul fatto che la distruzione delle armi chimiche procede ad un ritmo troppo lento.