Si può fare di più
«Si poteva fare di più?». Questa domanda ci assilla da diverso tempo, soprattutto quando leggiamo di anziani abbandonati per giorni sulle barelle, di malati sballottati da un ospedale a un altro e casi simili di cui è piena la cronaca in questi giorni. «Si può fare di più?», si è chiesto M., medico chirurgo nel pronto soccorso di un ospedale di una grande città, davanti a una signora di oltre 90 anni, con grave epistassi, spalla fratturata e trauma cranico facciale, causati da una caduta. La donna necessitava di una tac, di una visita dall’otorino e di una visita neurochirurgica, tutte cose che nel suo ospedale non c’erano.
Per oltre quattro ore, lui e i suoi colleghi hanno cercato un altro ospedale dove fossero disponibili tutte e tre le visite specialistiche. Ma invano, i fax di risposta erano tutti negativi. Dopo tante ricerche hanno trovato un ospedale dove almeno c’erano la tac e l’otorino. Hanno cercato l’ambulanza, ma hanno dovuto dare la precedenza a un giovane che necessitava di un’unità coronaria. Sembra assurdo e crudele dover scegliere tra due malati. Ma tra un giovane e un anziano, il protocollo prevede che si debba scegliere il giovane e così hanno dovuto aspettare un’altra ambulanza.
Intanto l’infermiere incaricato di accompagnare l’anziana donna si è rifiutato di farlo da solo, nonostante l’emorragia nasale si fosse fermata. Ai chirurghi non è permesso accompagnare i malati da un ospedale a un altro e, oltre tutto, a causa dei tagli alla sanità per quel turno erano solo in due. Sembrava proprio che non si potesse fare di più.
Ma in quel pomeriggio di ordinaria emergenza, qualcosa nel cuore ha continuato a spingere il medico a fare di più: finito il proprio turno, invece di tornare a casa dalla famiglia ha accompagnato la signora, rincuorato la figlia e discusso il caso con i colleghi dell’altro ospedale. Così, dopo le varie visite, ha riportato la signora nell’ospedale in cui lavorava, dove è stata ricoverata in barella e, solo a notte inoltrata, è tornato a casa sua, stanchissimo ma contento di aver fatto quel di più che gli urgeva dentro!